Pavia ritrova la sua Cattedrale. Tutto sulla sua Dedicazione
Conclusi i lavori di ristrutturazione del tempio in alcune sue parti. Il vescovo Sanguineti: è la casa di Dio nel cuore dlla nostra città

Pavia vive oggi un momento storico: la Dedicazione della Cattedrale, al termine dei lavori che hanno portato alla realizzazione dei nuovi poli liturgici. Dopo la lunga chiusura imposta nel 1996, in seguito al crollo della vicina Torre Civica del 1989, e la riapertura del 2012 voluta dall’allora vescovo Giovanni Giudici, il Duomo si presenta ora rinnovato. Ambone, altare, Cattedra del vescovo e seduta del celebrante in marmo sostituiscono i poli provvisori in legno utilizzati negli ultimi tredici anni, offrendo un’immagine più armonica e definitiva alla Chiesa Madre della diocesi pavese.
Per il vescovo Corrado Sanguineti, la Dedicazione è un passaggio decisivo: «Dedicare a Dio la Cattedrale, che custodisce la Cattedra del vescovo come segno del suo servizio di pastore e maestro, significa riconsegnare alla comunità un luogo che non è solo monumento storico e artistico, ma innanzitutto spazio di preghiera ed Eucaristia. È un invito a riscoprire il dono di essere Chiesa: un edificio fatto di pietre che raccontano la storia di Pavia, ma soprattutto una Chiesa di pietre vive, fondata su Cristo, pietra angolare».
Il vescovo non nasconde le domande che una scelta simile può suscitare, in un tempo segnato da guerre e ingiustizie, da precarietà del lavoro, povertà abitativa, fragilità giovanili e nuove dipendenze e riprende questi temi, fornendo la sua risposta, nell’editoriale pubblicato sul settimanale diocesano il Ticino uscito venerdì scorso e nel quale si annunciava la celebrazione di oggi alle 16: «Non è forse un di più dedicarsi a un gesto come questo, quando tante urgenze premono nella società e nella stessa vita ecclesiale? Io sono convinto che sia invece un segno necessario: proprio perché viviamo tempi difficili, ha senso ritrovarci intorno a un altare consacrato, per dire che c’è una casa di Dio nel cuore della città, aperta a tutti, credenti e non credenti. La Dedicazione è un gesto corale di popolo, un dono che custodisce la presenza viva di Cristo per Pavia e il suo territorio».
Accanto alla riflessione pastorale, c’è il lavoro concreto che ha reso possibile questo traguardo. Don Gian Pietro Maggi, parroco del Duomo, sottolinea il valore ecclesiale e comunitario dell’opera: «È una riscoperta dell’essenza liturgica dello spazio sacro. I nuovi poli restituiscono armonia e coerenza alla celebrazione. Ma soprattutto questo progetto è stato sostenuto da una partecipazione viva e di comunità: attraverso l’iniziativa “Adotta una croce” sono state coinvolte famiglie, parrocchie, oratori e unità pastorali che hanno voluto contribuire con cuore e impegno. Le dodici croci, realizzate in ceramica dall’artista pavese Narciso Bresciani e già poste su altrettanti pilastri della Cattedrale, verranno unte dal vescovo durante la Dedicazione e resteranno segno visibile di un legame (mai venuto meno) tra, persone comunità e Cattedrale».
A dare forma architettonica a questo percorso è stato Andrea Vaccari, architetto specializzato anche in adeguamenti liturgici: «Il progetto è nato nel 2024, con l’idea di unire funzionalità liturgica, coerenza estetica e continuità storica; furono il vescovo Corrado Sanguineti e don Gian Pietro Maggi ad affidarmi questo incarico, dandomi fiducia. Per la realizzazione dei nuovi poli abbiamo scelto il marmo bianco purissimo di Carrara, separato da una fascia dorata che corre accanto alle screziature calde del marmo di Botticino bresciano. È un linguaggio di pietre che parla di sacrificio e mensa: nell’Antico Testamento l’altare è Ara, nel Nuovo è Mensa. I due materiali esprimono questa duplice natura, mentre la banda d’oro indica l’azione divina che trasfigura il tempo e la storia».
L’altare, cuore del presbiterio, custodisce inoltre un frammento di memoria antica: un fregio con l’Albero della Vita proveniente dalla Cattedrale di Santa Maria del Popolo, uno dei due edifici sacri che precedettero l’attuale Duomo. «È un richiamo alle radici della Chiesa pavese – spiega Vaccari –, che si innesta nel presente e apre al futuro». Anche ambone e Cattedra del vescovo accolgono altri due simboli delle chiese preesistenti di Santo Stefano e Santa Maria, segni di continuità tra passato e presente.
La Cattedrale, con la sua lunga e complessa costruzione che attraversa secoli di storia cittadina, torna così a risplendere come segno vivo della fede. La Dedicazione non è soltanto la conclusione di un cantiere, ma un atto di consegna: un popolo che si raccoglie attorno al proprio vescovo, un edificio che si fa “casa di Dio” e nello stesso tempo spazio di incontro per la città.
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