martedì 17 novembre 2015
​Il segretario di Stato vaticano: si vedrà poi se compiere la tappa in Centrafrica. Sul Giubileo: può favorire il dialogo con le altre fedi, con l’islam soprattutto.
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Apochi giorni dagli atti di terrorismo a Parigi e a meno di dieci dalla programmato visita papale in Africa, che toccherà Kenya, Uganda e Centrafrica, il segretario di Stato Pietro Parolin è intervenuto in merito all’ultima tappa del viaggio nel Paese più a rischio e che papa Francesco ha scelto per aprire il Giubileo straordinario della misericordia. «L’agenda resta invariata. Si vedrà poi in base alla situazione del momento, sul terreno, se compiere la terza e ultima tappa in Centrafrica» ha detto il cardinale Parolin, interpellato da Avvenire a margine del convegno teologicopastorale iniziato ieri a Roma dall’Opera Romana Pellegrinaggi sul tema “Pellegrinaggio e misericordia nelle tre grandi religioni monoteiste”. «Il viaggio in Africa e il passaggio nella Repubblica Centrafricana è stato fortemente voluto dal Papa – ha ripreso Parolin – il programma resta invariato secondo quanto il Papa desidera. Ma si può all’ultimo decidere diversamente se la situazione contingente non lo consente. Ne parlerò con il Santo Padre». Riguardo alla sicurezza per il Vaticano, Parolin afferma che non c’è nessun cambiamento. «Certamente però – aggiunge – dopo quello che è successo a Parigi penso che non ci sia nessuno che possa sentirsi completamente tranquillo, neppure ilVaticano. Tuttavia i pericoli si affrontano. L’importante è non cedere alla paura, come stanno dimostrando diversi Paesi, anche la stessa Francia. In fin dei conti quello che questi terroristi vogliono è instillare il terrore nelle comunità. Bisogna andare avanti, è la maniera più utile e più efficace per rispondere a quanto è accaduto». Il segretario di Stato ha poi risposto riguardo alla mancata visita in Vaticano del presidente iraniano Hassan Rohani, (dopo lo sviluppo dei rapporti con i Paesi europei e l’accordo sul nucleare che prevede adesso la sua applicazione) e che gli attentati parigini hanno indotto a rinviare. «Noi lo aspettiamo – ha detto il porporato – quando il presidente deciderà di ripianificare il suo viaggio. Da parte della Santa Sede c’è piena collaborazione». Il segretario di Stato ha quindi ribadito che «per superare il terrorismo è necessaria una mobilitazione generale. Quello che è successo deve farci riflettere tutti. Gli Stati hanno il dovere di difendere i propri cittadini da questi atti e di usare i possibili mezzi di sicurezza. Nello stesso tempo, tuttavia, è necessario continuare a lavorare perseverando perché veramente si crei un clima d’intesa di dialogo e di comprensione. Queste – afferma – non sono soluzioni immediate però sono le uniche per le quali si possono porre le basi per un mondo riconciliato, un mondo pacifico». La Santa Sede sostiene anche l’azione della Russia di Putin in questo senso? «Non sostiene direttamente le determinazioni concrete. Certo, la Santa Sede – come ha fatto varie volte – afferma la legittimità di fermare l’ingiusto aggressore, ma sulle modalità è la Comunità internazionale, all’interno del quadro giuridico internazionale, che deve trovarsi d’accordo e trovare anche le forme per farlo». «Quindi – ha spiegato – innanzitutto è necessaria la volontà politica di combattere il terrorismo. È decisivo un sussulto da parte della comunità internazionale per trovare le modalità di operare insieme e combattere questo flagello dell’umanità. E poi c’è da perseguire la strada più lunga, che alla fine è quella che si rivela vincente: trovare le modalità di dialogo e fare anche riferimento alle risorse spirituali delle varie religioni». La preparazione del Giubileo quindi continua. «Non ci sono decisioni che ne interrompono lo svolgimento» ha detto Parolin. E in merito al grande valore delle religioni per superare l’odio e favorire la riconciliazione, il segretario di Stato ha ricordato che il Papa aveva già auspicato nella Bolla d’indizione come «questo Anno giubilare vissuto nella misericordia possa favorire l’incontro con l’ebraismo e l’islam e con le altre nobili tradizioni religiose. Rendendoci più aperti al dialogo per meglio conoscerci e comprenderci eliminando ogni forma di chiusura, di disprezzo e ogni forma di violenza e di discriminazione». «E questo – ha aggiunto sempre Parolin – in particolare con l’islam, perché l’islam, tra i nomi attribuiti al Creatore, pone quello di Misericordioso e Clemente. E può essere un punto di contatto con la visione cristiana della vita. I musulmani autentici rigettano la violenza compiuta in nome di Dio e manifestano bontà». Nel corso del Giubileo ci potranno quindi essere iniziative particolari con i fedeli musulmani? «Non so se ci saranno. Ma bisognerà pensare eventualmente la maniera di coinvolgere i musulmani. Penso che forse potranno essere previsti alcuni momenti d’incontro di carattere ecumenico o interreligioso».
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