sabato 19 dicembre 2020
È raccomandato il canto del Salmo responsoriale, risposta della Chiesa orante
Parola di Dio e liturgia. No all'improvvisazione
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La Domenica della Parola di Dio è stata istituita da papa Francesco poco più di un anno fa, il 30 settembre 2019, con il motu proprio Aperuit illis. Fissata per la terza Domenica del tempo ordinario – la prossima sarà il 24 gennaio – Bergoglio l’ha voluta per evidenziare l’importanza della Scrittura per la vita cristiana, come pure il suo rapporto con la liturgia. Come si leggeva nell’Aperuit illis, «il giorno dedicato alla Bibbia vuole essere non “una volta all’anno”, ma una volta per tutto l’anno, perché abbiamo urgente necessità di diventare familiari e intimi della Sacra Scrittura e del Risorto, che non cessa di spezzare la Parola e il Pane nella comunità dei credenti».

Oggi la Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti ha diffuso una nota a firma del suo presidente, il cardinale Robert Sarah, e del suo segretario, l’arcivescovo Arthur Roche, per prepararsi alla Domenica della Parola di Dio. Ovvero, rileggendo alcuni documenti ecclesiali che «presentano una sintesi dei principi teologici, celebrativi e pastorali circa la Parola di Dio proclamata nella Messa, ma validi anche in ogni celebrazione liturgica». Si tratta innanzitutto delle due Costituzioni conciliari Dei Verbum e Sacrosanctum Concilium, dell’Institutio generalis Missalis Romani, dell’Ordo lectionum Missae e di documenti magisteriali di Francesco. Ne è nato un prontuario in dieci punti che riportiamo nella loro essenzialità, rimandando al testo originale per la versione più argomentata.

1) «Una delle modalità rituali adatte a questa Domenica potrebbe essere la processione introitale con l’Evangeliario oppure, in assenza di essa, la sua collocazione sull’altare. 2) «È necessario rispettare le letture indicate, senza sostituirle o sopprimerle, e utilizzando versioni della Bibbia approvate per l’uso liturgico». 3) «È raccomandato il canto del Salmo responsoriale, risposta della Chiesa orante; perciò è da incrementare il servizio del salmista in ogni comunità». 4) Per quanto riguarda l’omelia, «i pastori in primo luogo hanno la grande responsabilità di spiegare e permettere a tutti di comprendere la Sacra Scrittura. Poiché essa è il libro del popolo, quanti hanno la vocazione ad essere ministri della Parola di Dio devono sentire forte l’esigenza di renderla accessibile alla propria comunità». 5) «Particolare importanza riveste il silenzio che, favorendo la meditazione, permette che la Parola di Dio sia accolta interiormente da chi l’ascolta». 6) «La Chiesa ha sempre manifestato particolare attenzione a coloro che proclamano la Parola di Dio nell’assemblea: sacerdoti, diaconi e lettori. Questo ministero richiede una specifica preparazione interiore ed esteriore, la familiarità con il testo da proclamare e la necessaria pratica nel modo di proclamarlo, evitando ogni improvvisazione». 7) «L’ambone è riservato alle letture, al canto del Salmo responsoriale e del preconio pasquale; da esso si possono proferire l’omelia e le intenzioni della preghiera universale, mentre è meno opportuno che vi si acceda per commenti, avvisi, direzione del canto». 8) Per quanto riguarda i libri che contengono le Sacre Scritture, si chiede «di curare il loro pregio materiale e il loro buon uso» ed «è inadeguato ricorrere a foglietti, fotocopie, sussidi in sostituzione dei libri liturgici». 9) Avvicinandosi alla Domenica della Parola di Dio «è conveniente promuovere incontri formativi per evidenziare il valore della sacra Scrittura nelle celebrazioni liturgiche». 10) L’occasione è anche propizia «per approfondire il nesso tra la Sacra Scrittura e la Liturgia delle Ore, la preghiera dei Salmi e Cantici dell’Ufficio, le letture bibliche, promuovendo la celebrazione comunitaria di Lodi e Vespri». Infine, un santo di riferimento per la giornata può essere san Girolamo, a cui il Papa lo scorso 30 settembre ha dedicato una lettera apostolica.

Va notato che lo spirito di questi punti e in particolare del secondo, contro il fai-da-te nella scelta delle Letture, si trova in sintonia con quanto ricordato nell’introduzione della Cei all’ultima, recentissima edizione in lingua italiana del Messale Romano, quando si legge che «il principio della fedeltà, che si traduce in un vivo senso dell’obbedienza, impegna ciascun ministro a non togliere o aggiungere alcunché di propria iniziativa in materia liturgica». E che «l’autentica ars celebrandi non può prescindere dal modello rituale proposto dal libro liturgico. La superficiale propensione a costruirsi una liturgia a propria misura, ignorando le norme liturgiche, non solo pregiudica la verità della celebrazione ma arreca una ferita alla comunione ecclesiale».

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