lunedì 27 luglio 2015
​Al via oggi le consultazioni con le associazioni non profit per chiarire la norme. E la Cassazione spiega la sentenza: polemiche infondate, nessun obbligo a pagare gli arretrati, deve decidere il giudice ordinario. Il cardinale betori: a rischio la sopravvivenza degli istituti. IL CASO
IL DIRETTORE RISPONDE «Forse dovremmo chiuderle tutte ora le paritarie... »
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​Nessun "obbligo" automatico a pagare l'Ici per le scuole paritarie cattoliche. A precisarlo in un comunicato è il primo presidente della corte di Cassazione, Giorgio Santacroce, che per fare chiarezza dopo le polemiche ha deciso di spiegare la sentenza che si riferiva a due scuole livornesi.La Corte, dunque, precisa che la sentenza "si pone in linea di continuità con l'orientamento consolidato circa l'interpretazione dell'esenzione prevista", per cui "si tratta di polemiche in larga parte fuor d'opera e che sembrano dimenticare come la questione sia stata oggetto - e la sentenza vi fa esplicito riferimento - di un'indagine comunitaria per sospetti aiuti di Stato agli enti della Chiesa, che sarebbero potuti derivare da un'interpretazione della predetta esenzione non rigorosa e in possibile contraddizione con i principi della concorrenza".L'interpretazione, dunque, "è che l'esenzione spetti laddove l'attività cui l'immobile è destinato, pur rientrando tra quelle astrattamente previste dalla norma come suscettibili di andare esenti, non sia svolta in concreto con le modalità di un'attività commerciale". La Corte chiarisce anche che "l'onere di provare tale circostanza spetta al contribuente".
Nel caso in esame, dunque, la Cassazione ha ritenuto "che il giudice d'appello non avesse congruamente motivato in ordine al conseguimento in giudizio di siffatta prova da parte dell'istituto religioso, tenendo conto di quanto la giurisprudenza della Corte ha affermato circa gli elementi che contraddistinguono l'attività di impresa". Tanto è vero, conclude il comunicato firmato da Santacroce, che la Corte ha cassato la sentenza impugnata con rinvio: "Sarà pertanto il giudice di merito a dover decidere, in ultima analisi, alla luce di una rinnovata e più circostanziata valutazione delle risultanze processuali, se l'esenzione spettasse o meno per l'attività didattica come concretamente svolta".Dunque, la sentenza della Cassazione va intesa come un rinvio tecnico al giudice che dovrà accertare come l'attività educativa svolta dai due istituti toscani non risponde a criteri di lucro.
In ogni caso la sentenza di giovedì sera ha messo in moto una verifica del governo sulla chiarezza normativa. Già oggi il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti avvia i contatti con tutte le associazioni no profit interessate alla questione dell'Ici per le scuole paritarie. Questi contatti sono previsti in vista della convocazione del tavolo che affronterà questa problematica."Il governo ha detto che c'è la disponibilità ad aprire il confronto per vedere quali possono essere gli interventi normativi da fare, dovendo far fronte a una sentenza della Cassazione, della magistratura, nella sua autonomia", ha detto dal canto suo il ministro alle riforme Maria Elena Boschi. "Dobbiamo avviare una riflessione seria su come non mortificare il ruolo che le scuole paritarie svolgono nel nostro sistema d'istruzione. Non possiamo fare di tutta l'erba un fascio. Distinguiamo tra le scuole che offrono un servizio pubblico e quelle che hanno scopo di lucro e mettiamo le prime in condizione di operare. Dobbiamo farlo nell'interesse degli studenti", è l'osservazione del sottosegretario all'Istruzione, Davide Faraone. "Non dobbiamo dimenticare che, soprattutto nel caso della scuoladell'infanzia, le paritarie sono fondamentali per sopperire alle carenze del sistema pubblico", ha concluso il sottosegretario.Sull'argomento oggi è intervenuto il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze e presidente dei vescovi toscani. La sentenza della Cassazione "minaccia la sopravvivenza" degli istituti educativi cattolici, "in quanto fa ricadere su di essi oneri che ingiustamente liassimilano ad attività commerciali lucrative. Tutto questo - scrive il porporato in una nota diffusa dal Servizio Informazione Religiosa della Cei - paradossalmente, a causa del contributo che le famigliecorrispondono per tenere in vita una possibilità di esercizio della propria libertà educativa, sancita da tutte le carte internazionali dei diritti e dal buon senso".
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