venerdì 14 settembre 2012
​Nell'attuale «contesto difficile e talvolta doloroso» è il momento di «celebrare la vittoria dell'amore sull'odio, del perdono sulla vendetta, dell'unità sulla divisione». Lo ha detto il Papa firmando nella basilica greco-melkita di Harissa l'Esortazione apostolica Ecclesia in Medio oriente.
I DISCORSI ALL'ARRIVO | AI RAPPRESENTANTI DELLE CHIESE
IL DOCUMENTO L'ESORTAZIONE APOSTOLICA
IL PROGRAMMA Speranze di una terra ancora dilaniata 
LE INTERVISTE Il patriarca maronita: «Sarà l'inizio di una primavera cristiana»  di Camille Eid | Samir Khalil: «Ci testimonia che non c'è concordia senza Dio» di Giorgio Paolucci
GLI EDITORIALI Tre messaggi positivi di Mimmo Muolo | La preghiera non si perde di Marina Corradi
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Nell'attuale "contesto difficile e talvolta doloroso" è proprio il momento di "celebrare la vittoria dell'amore sull'odio, del perdono sulla vendetta, del servizio sul dominio, dell'umiltà sull'orgoglio, dell'unità sulla divisione". Lo ha detto il Papa firmando, nella basilica greco-melkita di St. Paul ad Harissa, l'Esortazione apostolica "Ecclesia in Medio oriente", testo conclusivo del sinodo dei vescovi per il Medio oriente svoltosi in Vaticano nel 2010.Alla cerimonia erano presenti il patriarca dei greco melkiti Gregorios III Laham, il presidente della Repubblica Michel Suleiman e la consorte, i patriarchi e i vescovi del Libano, una delegazione ortodossa e una musulmana. "Considerando la situazione attuale delle Chiese in Medio oriente - ha detto ancora Benedetto XVI - i padri sinodali hanno potuto riflettere sulle gioie e le pene, i timori e le speranze dei discepoli di Cristo che vivono in questi luoghi. Tutta la Chiesa - ha aggiunto - ha potuto ascoltare il grido ansioso e percepire lo sguardo disperato di tanti uomini e donne che si trovano in situazioni umane e materiali ardue, che vivono forti tensioni nella paura e nell'inquietudine, e che vogliono seguire Cristo, Colui che dà senso alla loro esistenza, ma che spesso ne sono impediti".Benedetto XVI ha anche lanciato un "appello pressante" a porre in atto gesti "simili a quelli dell'imperatore Costantino che ha saputo testimoniare e far uscire i cristiani dalla discriminazione". "È provvidenziale - ha detto il pontefice - che questo atto abbia luogo proprio nel giorno della Festa dell'Esaltazione della Santa Croce, la cui celebrazione è nata in Oriente nel 335, all'indomani della Dedicazione della Basilica della Resurrezione costruita sul Golgota e sul sepolcro di Nostro Signore dall'imperatore Costantino il Grande, che voi venerate come santo. Fra un mese si celebrerà il 1700* anniversario dell'apparizione che gli fece vedere, nella notte simbolica della sua incredulità, il monogramma di Cristo sfavillante, mentre una voce gli diceva: "In questo segno, vincerai!". Più tardi, Costantino firmò l'editto di Milano, e diede il proprio nome a Costantinopoli". Prendendo spunto dalla festa liturgica dell'Esaltazione della Croce, molto sentita in Libano, il pontefice ha sottolineato come la "follia della Croce" sia "quella di saper convertire le nostre sofferenze in grido d'amore verso Dio e di misericordia verso il prossimo; quella di saper anche trasformare degli esseri attaccati e feriti nella loro fede e nella loro identità, in vasi d'argilla pronti ad essere colmati dall'abbondanza dei doni divini più preziosi dell'oro". "Non si tratta di un linguaggio puramente allegorico - ha sottolineato -, ma di un appello pressante a porre degli atti concreti che configurano sempre più a Cristo, atti che aiutano le diverse Chiese a riflettere la bellezza della prima comunità dei credenti; atti simili a quelli dell'imperatore Costantino che ha saputo testimoniare e far uscire i cristiani dalla discriminazione per permettere loro di vivere apertamente e liberamente la loro fede nel Cristo crocifisso, morto e risorto per la salvezza di tutti".IL PATRIARCA MELKITA: RICONOSCERE LO STATO PALESTINESE"Il riconoscimento dello Stato palestinese è il bene più prezioso che il mondo arabo possa ottenere in tutte le sue confessioni cristiane e musulmane". Sono parole del patriarca Gregorios III Laham, rivolte al Papa nella basilica di San Paolo ad Harissa, la località che domina Beirut da una collina. Questo riconoscimento secondo l'anziano patriarca "potrà garantire la realizzazione degli orientamenti espressi nella Esortazione Apostolica, preparerebbe la strada verso una vera primavera araba, una vera democrazia e una vera rivoluzione capace di cambiare il volto del mondo arabo e dare la pace alla Terra Santa, al vicino Oriente e al mondo".L'ARRIVO A BEIRUTIl Papa è arrivato in Libano intorno alle 13.30 (ore italiane) e "oggi, idealmente, anche in tutti i Paesi del Medio Oriente come pellegrino di pace, come amico di Dio, e come amico di tutti gli abitanti di tutti i paesi della regione, qualunque sia la loro appartenenza e il loro credo". Benedetto XVI lo ha detto nel suo discorso all'aeroporto internazionale di Beirut dove è stato accolto dal presidente della Repubblica, Michel Suleiman e dalle autorità civili e religiose del Paese. Nel suo primo discorso in terra libanese Benedetto XVI ha anche ricordato che il suo viaggio di oggi ha "un duplice motivo". Da una parte sottolinea "le eccellenti relazioni che da sempre esistono tra il Libano e la Santa Sede e vorrebbe contribuire a rafforzarle". Dall'altra permette a Papa Ratzinger di consegnare ai libanesi, ai mediorientali, e a tutte le personalità politiche e religiose del Libano e a molte del Medio Oriente la Esortazione "ecclesia in Medio Oriente" cioè il documento conclusivo del Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente che si è svolto in Vaticano nel 2011. "Destinato al mondo intero - ha detto il Papa nel suo discorso all'aeroporto - l'Esortazione si propone di essere per tutti i cristiani del Medio Oriente una tabella di marcia per gli anni a venire". I cattolici in Medio Oriente, ha voluto ricordare Benedetto XVI, con il "loro impegno e la loro testimonianza sono un contributo riconosciuto e molto apprezzato nella vita quotidiana - ha detto - di tutti gli abitanti del vostro amato paese".«IL FONDAMENTALISMO FALSIFICA LE FEDI; CESSINO IMPORTAZIONI DI ARMI IN SIRIA»Il Papa ha avvertito che "il fondamentalismo è sempre una falsificazione delle religioni" e ha auspicato che dal positivo "grido di libertà" della Primavera araba scaturisca un clima di tolleranza. Parlando sull'aereo che lo ha portato in Libano, Benedetto XVI ha sottolineato che "Dio invita a creare pace nel mondo e compito delle fedi nel mondo è creare la pace". "Nell'immagine degli altri rispettiamo l'immagine di Dio", ha detto il Pontefice. "La Primavera araba è certo una cosa positiva che esprime desideri di democrazia, libertà e anche desideri di affermazione dell'identità araba ed esprime il grido di gran parte della gioventù culturalmente più formata", ha osservato il Papa. "C'è sempre il pericolo", ha però aggiunto, "che nasca l'odio, per questo dobbiamo fare tutto il possibile perchè la libertà vada nella giusta direzione"."Nessuno mi ha mai consigliato di desistere" da questo viaggio, ha detto sempre il Papa, "né io ho pensato di farlo: più la situazione è complicata più è necessario dare speranza di pace, fraternità e amicizia". Benedetto XVI si è detto anche "riconoscente" verso Dio e quanti hanno permesso il viaggio. "Bisogna finalmente cessare l'importazione di armi" in Siria "senza questo la guerra non può cessare, anziché armi occorre piuttosto importare creatività e idee di pace". Questo il commento del Pontefice interpellato sulla fuga dei profughi dalla Siria.IL MESSAGGIO DI NAPOLITANO"Santità, desidero farle pervenire il mio più sincero ringraziamento per il messaggio che ha voluto cortesemente indirizzarmi in occasione della sua partenza per il viaggio apostolico in Libano. Si tratta di una visita attesa non solo dalla comunità cristiana, ma da tutta la società civile libanese e alla quale guarda con grande speranza l'intero Medio Oriente". Lo afferma Giorgio Napolitano in un messaggio trasmesso a Benedetto XVI. La visita "infatti contribuirà a rafforzare la volontà del popolo libanese di procedere sulla via della libertà religiosa e della pacifica convivenza e recherà un importante messaggio di pace e speranza per tutta la regione, quanto mai necessario in un periodo drammatico come l'attuale. Mi è gradita l'occasione, Santità, per rinnovarle i sensi della mia profonda stima e considerazione", conclude il Presidente della Repubblica.IL MESSAGGIO DEL PAPA A NAPOLITANO"Pellegrino di pace e di unità", Benedetto XVI è partito alla volta del Libano "per consegnare alle comunità cattoliche del Medio Oriente l'esortazione apostolica post sinodale, che aiuterà i cristiani di quella regione ad essere testimoni di comunione e di speranza". Lo ha scritto lo stesso Pontefice nel messaggio di saluto inviato alla partenza da Ciampino al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.LA PARTENZA DA CIAMPINO Il Papa alle 9.30 è partito alla volta di Beirut, a bordo con un volo speciale operato con un airbus A320 nominato "George Bizet".  Benedetto XVI ha raggiunto l'area dello scalo romano riservata al 31/mo stormo dell'Aeronautica Militare a bordo di un'auto scortata dalla polizia e dalla security del Vaticano. Sotto una pioggia battente e al riparo di un grande ombrello il pontefice, prima di imbarcarsi sull'aereo, è stato salutato a nome del governo, dal ministro per gli Affari europei Enzo Moavero e dal presidente dell'Alitalia Roberto Colaninno. Si tratta del 24/mo viaggio internazionale del Papa dall'inizio del suo pontificato.Sul volo, presenti anche quattro cardinali, due vescovi, otto sacerdoti e diciotto laici: i cardinali Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per l'Unità dei Cristiani, i monsignori Giovanni Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di Stato e Nikola Eterovi, segretario generale del Sinodo dei Vescovi. Inoltre,  Guido Marini, maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, Georg Gaenswein, segretario particolare di Sua Santità, Alfred Xuereb, della segreteria particolare di Sua Santità, Jean-Marie Speich, officiale della Segreteria di Stato, Konrad Krajewski e Marco Agostini, cerimonieri pontifici, insieme al direttore della Sala Stampa della Santa Sede padre Federico Lombardi, Giovanni Maria Vian, direttore de L'Osservatore Romano, Patrizio Polisca, medico personale del Papa, Giampiero Vetturini, direttore dei Servizi sanitari SCV e, in veste di assistente di camera, anche se provvisorio, Sandro Mariotti.In Libano faranno parte del seguito anche il Patriarca di Antiochia dei Maroniti e presidente dell'Assemblea dei Patriarchi e dei Vescovi Cattolici nel Libano, Bechara Boutros Rai, O.M.M., l'arcivescovo Gabriele Giordano Caccia, nunzio apostolico in Libano, e monsignor Paolo Borgia, consigliere della nunziatura apostolica.

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