mercoledì 15 settembre 2021
In cammino a piedi per 300 chilometri dal paese di Meledo alla Basilica di Aquileia per festeggiare 35 anni di matrimonio e «onorare» i suoi studi di storia cristiana
Lorenza e Paolo Molon, con le scarpe usate dall’uomo per il cammino di 300 chilometri

Lorenza e Paolo Molon, con le scarpe usate dall’uomo per il cammino di 300 chilometri

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Un’intuizione teologica. Un’ispirazione amorosa e una volontà di ferro, che l’ha portato a piedi da Meledo, nel Vicentino, fin sulla soglia (ma solo fin qui) della Basilica patriarcale di Aquileia. Per questo Paolo Molon, 62 anni, da poco pensionato, è stato definito un «pellegrino per amore». Amore il suo per la storia del cristianesimo, che lui sta studiando presso la Facoltà di scienze teologiche di Vicenza, al terzo anno di studi. Amore verso la consorte Lorenza Chiarenzo, con cui è sposato da 35 anni che dirige un ufficio postale a Vicenza.

E insieme hanno celebrato il loro anniversario di matrimonio l’11 luglio, alla vigilia della sua partenza. Paolo ha così deciso di far “sposare” i due amori della vita: quello verso la storia cristiana e quello coniugale. La sua è stata una piccola, ma grande avventura lungo la pianura che lo separava da Aquileia, città del Friuli-Venezia Giulia nota per la Basilica e i resti romani di epoca imperiale. Trecento chilometri in otto giorni, con una media di dieci ore di cammino e 45 chi- lometri al giorno. Un cammino non segnato sulla carta, ma con numeri da grande camminatore che Paolo per modestia si affretta a svilire, dicendo: «Per amore si fa tutto, no? E visto che camminare è la mia grande passione, l’omaggio che ho voluto fare, è stato pieno di passione e sudore».

È questo suo spirito che rende Paolo diverso dal resto dei camminatori, dato che il suo è stato per metà un pellegrinaggio e per l’altra un cammino storico. «Mi ha colpito la storia di Aquileia che sto studiando all’università – spiega il pellegrino –, culla del cristianesimo nel Nordest, per cui raggiungerla mi sembrava di andare alle origini anche del nostro Sacramento matrimoniale. Entrare in quella Basilica poi era un modo per ringraziare per tutto questo». «Ho viaggiato con uno zaino di una dozzina di chili, con i bastoni che mi aiutavano a tenere il mio di marcia, lungo un tracciato che mi sono scaricato dalle mappe di Internet, orientandomi per strada col Gps del telefonino. Mi sono imbattuto in due giorni di pioggia, senza però mai fermarmi, con una temperatura media di 35 gradi».

«Il tratto più bello – conclude Paolo – è stato quello della Treviso-Ostiglia, con la pista larga e all’ombra: un lusso per ogni camminatore». Arrivato però alla meta, dinanzi alla Basilica ha avuto l’amara sorpresa: «Non si poteva entrare, perché stavano facendo delle riprese televisive». A nulla sono serviti i suoi 300 chilometri a piedi, il suo vestiario da pellegrino e il suo spirito da studente in teologia, che chiedeva di dare anche solo per un frugale sguardo all’edificio. Così se n’è tornato a Meledo, un po’ sconsolato, ma anche rincuorato per il traguardo raggiunto. Qui invece a spalancargli le porte di casa c’è stato invece l’abbraccio consolatorio della moglie Lorenza che ancora oggi commossa ricorda «il singolare regalo fattogli dal marito». «Ci sentivamo almeno due volte al giorno – ricorda la signora Lorenza –, al mattino, mentre mi recavo al lavoro e lui era già in cammino da alcune ore. La sera mi chiamava lui per dirmi com’era stata la giornata. In pratica, è come se fossi stato in cammino al suo fianco, ecco perché questo suo regalo rappresenta anche la nostra vita».

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