venerdì 15 dicembre 2023
Nato a Treviglio, missionario del Pime, nella capitale del Giappone dal 2009, papa Francesco l’ha nominato ausiliare. Questo sabato in cattedrale l’ordinazione
Padre Lembo con un gruppo di giovani giapponesi

Padre Lembo con un gruppo di giovani giapponesi - Collaboratori

COMMENTA E CONDIVIDI

«A Tokyo come cristiano fai l’esperienza della piccolezza. Nei suoi crocevia affollatissimi vivi l’immagine evangelica del granello di senape. Ma io non sono oggettivo: sono innamorato di questa metropoli…». Quando, ormai qualche anno fa, padre Andrea Lembo ci raccontava così la sua missione nel cuore della capitale giapponese, non immaginava che a 49 anni sarebbe stato chiamato a servirla come vescovo ausiliare, accanto all’arcivescovo Tarcisio Isao Kikuchi, il verbita che guida questa Chiesa dal 2017. Sarà infatti proprio Kikuchi, questa mattina, nella cattedrale di Santa Maria – la grande chiesa slanciata verso l’alto come i grattacieli, progettata negli anni Cinquanta dal grande architetto Kenzo Tange – a presiedere l’ordinazione episcopale di questo missionario italiano del Pime (Pontificio Istituto missioni estere) che papa Francesco lo scorso 16 settembre ha nominato vescovo al servizio della Chiesa giapponese.

«Monsignor Kikuchi mi aveva già scelto da tempo come collaboratore nel consiglio presbiterale, soprattutto per seguire il cammino dei preti giovani. Ma questa nomina è stata lo stesso una grande sorpresa – racconta il vescovo Lembo –. Il fatto di non essere giapponese mi ha creato qualche inquietudine. Ma l’arcivescovo mi ha rassicurato: sei stato scelto non per come parli la nostra lingua, ma per ciò che sei».


Fra i suoi compiti, il centro culturale cattolico. Che si occupa anche di “povertà nascoste”

Originario di Treviglio (provincia di Bergamo, diocesi di Milano), padre Andrea, che attualmente era il superiore regionale del Pime per tutta l’Asia Orientale, vive il suo ministero a Tokyo dal 2009. Una missione del tutto particolare, in una Chiesa con parrocchie da poche centinaia di persone in una metropoli che con la sua immensa area metropolitana conta trenta milioni di abitanti. Piccole comunità, figlie di chi ha tramandato la fede custodita dai “cristiani nascosti” al tempo delle persecuzioni o ha incontrato il Vangelo con percorsi molto personali. Anche la Chiesa però, come tutto il Giappone, oggi vive la sfida di un invecchiamento della popolazione che è specchio di solitudini e disagi profondi.

«Questa società apparentemente non ha bisogno di noi – commenta il nuovo vescovo ausiliare –. Ma la nostra missione la trovo soprattutto nelle domande dei giovani. Sono loro a chiamare in causa la libertà, in un contesto dove tutto invece sembrerebbe rigidamente definito. Fin da bambini ogni giapponese vive per la comunità: la famiglia, la scuola, il lavoro, persino l’abito che indossi deve essere rigorosamente quello giusto. Ai giovani diciamo: in questo grande meccanismo, che in Giappone per molti versi davvero è perfetto, tu non sei solo un ingranaggio. Hai una dignità, puoi prendere in mano la tua libertà e trovare in Gesù il compimento della tua umanità».

Vescovo in cammino con loro. «Sono arrivato a Tokyo che ero giovane anch’io – ricorda –, anche adesso continuerò a seguire personalmente il cammino di tanti. C’è molto da fare oggi per i giovani in Giappone: il Covid ha fatto esplodere problemi e contraddizioni. Gli hikikomori, i ragazzi che si chiudono nella loro stanza rifiutando il contatto fisico con l’esterno, sono aumentati in maniera esponenziale. Come pure il bullismo nelle scuole. E poi i suicidi: ne ho avuti tre anche tra i miei ragazzi. L’ultimo è successo un anno fa, un giovane che avrebbe dovuto ricevere il battesimo a Natale. Perché? Non lo sappiamo. Probabilmente anche in questo caso ha giocato il dramma della pressione sociale sulla carriera. Adesso stiamo lavorando con i suoi genitori. Nella speranza di riuscire a comunicare in maniera discreta con altri che soffrono questo stesso tipo di problemi».


«Con il Covid, sempre più “hikikomori”, bullismo, suicidi. Fin da bambini qui si vive per la comunità. La nostra proposta? Prendi in mano la tua libertà, in Gesù si compie la tua umanità»

Relazioni che il vescovo Lembo porta avanti soprattutto allo shinseikaikan, il centro culturale cattolico che già dal 2021 l’arcivescovo Kikuchi gli ha affidato a Shinjuku, uno dei quartieri centrali di Tokyo, dove ogni giorno passano milioni di persone. In uno spazio aperto a tutti, in dialogo con le realtà del territorio, un’équipe coordinata da padre Lembo propone ogni sera corsi biblici, incontri a partire dal linguaggio universale dell’arte, confronti su tematiche sociali. «L’arcivescovo lo ritiene una presenza missionaria fondamentale per la nostra Chiesa di Tokyo – racconta Andrea Lembo –. E in questi ultimi anni abbiamo fatto un salto di qualità: siamo stati riconosciuti anche ufficialmente come una realtà a scopo sociale. Oggi, oltre che con le conferenze, siamo impegnati anche in attività di aiuto alle persone, tra le povertà nascoste di questa metropoli. Per esempio stiamo dando una mano a piccole associazioni che aiutano le ragazze finite nel giro della prostituzione dei locali di Shinjuku».

Presenza amica, oltre l’anonimato della grande città. «L’amicizia – commenta il vescovo Lembo – è la salvezza personale per molti a Tokyo. Qui si riescono a donare belle pagine di Vangelo a tutti, cattolici e non cattolici». Cita un’immagine di monsignor Kazuhiro Mori, anche lui vescovo ausiliare a Tokyo all’inizio degli anni 2000, suo grande amico e predecessore allo shinseikaikan, scomparso a 84 anni qualche settimana fa: «L’ho sentito dire tante volte: Dio è l’onsen del mio cuore, l’acqua termale giapponese che offre ristoro. È il modo in cui ha testimoniato Dio nella nostra società giapponese: comunicandolo come una persona vicina, che scalda il cuore, lenisce e cura ogni ferita».

Padre Lembo ha scelto come motto episcopale la frase del Vangelo «Come io vi ho amati» (Gv 15,11). E ha voluto che ad esprimerla, nello stemma, fosse l’ideogramma giapponese che esprime la parola “amore”. «È un kanji che mi è sempre piaciuto – racconta il vescovo ausiliare Lembo –. Assomiglia a una fiamma. E dice bene quanto ci ha insegnato papa Benedetto: l’evangelizzazione può avere solo il volto dell’attrazione». Anche all’ombra dei grattacieli di Tokyo.




© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: