giovedì 1 settembre 2022
La scrittrice nuorese premio Nobel lanciò un appello ai sardi per donare i fondi necessari a erigere la grande statua sul monte che sovrasta la sua città. Le celebrazioni per la festa diocesana
La grande statua del Redentore sul  onte Ortobene, a Nuoro

La grande statua del Redentore sul onte Ortobene, a Nuoro

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Nuoro ha reso omaggio al Redentore ricordando la posa della maestosa statua bronzea sulla cima dell’Ortobene il 29 agosto del 1901 per volontà di papa Leone XIII, sua fu l’ispirazione – in occasione del Giubileo del 1900 – a far elevare sui monti di ogni regione d’Italia l’immagine del Cristo. Dopo il tempo segnato dalla pandemia i riti religiosi, come i festeggiamenti civili, sono tornati alla normalità, si direbbe alla tradizione. Hanno svegliato l’aurora i pellegrini che alle sei del mattino si sono recati in pellegrinaggio a piedi sull’Ortobene, giunti all’antico altare di pietra sotto la statua hanno partecipato alla Messa del mattino. Nel parco poco distante, invece, il vescovo Antonello Mura ha presieduta la solenne concelebrazione alla presenza del Capitolo della Cattedrale, dei parroci della città e delle autorità civili e militari.


Nella sua meditazione il vescovo si è soffermato sui piedi del Redentore. «Sono rappresentati come sospesi – ha detto – ed esprimono bene la leggerezza dei movimenti nonostante la grandezza della statua. Sembrano dirci simbolicamente che Lui passa ovunque, in ogni luogo e in ogni tempo». Sono piedi che lasciano un’impronta e richiedono la sequela: «Abbiamo bisogno – ha proseguito Mura – di piedi e di messaggeri che seguono il passo della storia senza aver paura di guardare avanti e senza aver paura di fermarsi per riflettere, per vedere oltre, per inaugurare tempi nuovi. Perché camminare con il Risorto, col Redentore, questo comporta».
Il pensiero corre alla realtà del territorio, segnata dalla crisi quasi irreversibile del sistema sanitario: «Colpisce in particolare – ha sottolineato il vescovo – che in questa stagione anche andare a curarsi, camminare cioè quando si è malati verso la corsia di un ospedale, è diventato un dramma invece di essere una soluzione. Terribile». La donna protagonista del Vangelo che lava i piedi di Gesù con le sue lacrime e li asciuga con i capelli «ci ricorda che l’amore non fa peccati. L’amore contiene tutto, tutti i doni e tutti i doveri (M. Bellet). E che la nostra vita non sbaglia mai se scommette in partenza sull’amore. Lei ci mostra che un solo gesto d’amore, anche se muto e senza eco, è più utile per questo nostro mondo dell’azione più clamorosa, dell’opera più grandiosa».

Un’altra donna, al termine delle celebrazioni per il centocinquantesimo della nascita, è stata ricordata in queste giornate di festa, Grazia Deledda. Lei pure ebbe con il Monte Ortobene un rapporto particolare. Era già lontana da Nuoro quando, conscendo le difficoltà in cui si trovava il comitato incaricato di raccogliere i fondi per finanziare la realizzazione della statua, scrisse una lettera all’Unione Sarda nella quale invitava i sardi a contribuire con generosità. La risposta fu sorprendente. Da allora sino ad oggi, come dimostrano le oltre ventimila presenze in città per queste giornate di festa, la devozione dei nuoresi come pure l’interesse dei turisti non si è mai spento. I colori dei costumi nella sfilata della domenica a richiamare l’antica processione, i cori e i balli della tradizione richiamano quei giorni di festa di 121 anni fa.

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