mercoledì 2 aprile 2014
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Il 2 aprile di nove anni fa, il beato Giovanni Paolo II tornava alla Casa del Padre, dopo una lunga malattia affrontata con coraggio e generosità. L'anniversario "dirige il nostro pensiero verso il giorno della sua canonizzazione, che celebreremo alla fine del mese", precisamente il 27 aprile. Con queste parole, durante il saluto ai fedeli polacchi nel corso dell'udienza generale, papa Francesco ha ricordato Karol Wojtyla. "L'attesa di questo evento - ha affermato - sia per noi l'occasione per prepararsi spiritualmente e per ravvivare il patrimonio della fede da lui lasciato".Secondo Bergoglio, il Papa polacco "imitando Cristo è stato per il mondo predicatore instancabile della parola di Dio, della verità e del bene. Egli fece del bene persino con la sua sofferenza". "Questo è stato il magistero della sua vita a cui il popolo di Dio ha risposto con grande amore e stima - ha aggiunto -. La sua intercessione rafforzi in noi la fede, la speranza e l'amore. Durante questa preparazione vi accompagni la mia benedizione apostolica". Ad annunciare in Piazza San Pietro la morte di Karol Wojtyla fu il sostituto alla Segreteria di Stato, Leonardo Sandri, oggi cardinale prefetto del dicastero per le Chiese Orientali. "L'emozione è stata grande - ricorda Sandri alla Radio Vaticana -, e adesso, alla luce di questa prossima Canonizzazione, avere annunciato proprio questo passaggio dalla terra alla Casa del Padre di un Santo, è per me ancora una doppia emozione: mi sento comeindegno e lontano dal poter essere stato strumento, in quel momento, di uno che era stato proprio un evangelizzatore, un uomo di pace, un uomo di grande vita interiore come base di tutta la sua attività; di una persona che ha vissuto con grande austerità, con grande povertà tutto il suo ministero".Sandri dice di avere "tanti, tanti ricordi" dei suoi incontri con il Papa polacco. "Soprattutto - spiega - vedere Dio come ha dotato Karol Wojtyla di una ricchissima umanità. Tutta questa santità che noi poi abbiamo visto durante la sua vita sacerdotale, episcopale e pontificale era poggiata in una persona umana che aveva avuto tante sofferenze: la persecuzione, la morte della mamma quando era piccolo, l'ostruzionismo da parte del regime, il fatto di dover vivere in un ambiente ostile". "Tutto questo - prosegue - era vissuto da una persona straordinaria per simpatia, per presenza fisica, culturalmentemolto profondo e ricco per gli studi che aveva fatto, anche della filosofia e in particolare della fenomenologia... E poi, per la grande, grande conoscenza che aveva delle persone, la capacità di mettersi in contatto con loro, la conoscenza delle lingue, la conoscenza del mondo che lui aveva vissuto anche quando era stato vescovo in Polonia".Secondo il card. Sandri, "quindi, questa umanità è stata elevata da Dio, attraverso una vita di duri confronti, attraverso una vita di sofferenze, di sacrificio, una vita anchedi austerità perché ecco, una cosa che io ho potuto ammirare anche nell'ultimo giorno della sua vita, quando stava lì, nel letto di morte, era lo spoglio totale della persona, anche dal punto di vista materiale: non c'era nessun lusso che lo circondasse". 

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