
La luce è la meta che ci attende tutti alla fine della strada - Foto Ferrando
Uno dei rischi più gravi che corriamo nei confronti della vita dello spirito, è quella di relegarla ai margini della nostra esistenza quotidiana, come se non ci riguardasse davvero. Durante la settimana ci preoccupiamo della famiglia, del lavoro, degli amici, poi, la domenica per un’ora diamo spazio alla cura dell’anima. Però così facendo la fede finisce per diventare un semplice orpello, un soprammobile, magari da osservare con ammirazione ma senza utilità pratica. Invece, dicono mistici e religiosi, lo spirito è parte integrante, profonda ed essenziale, della nostra quotidianità, con cui confrontarsi nelle piccole-grandi questioni che ci riguardano tutti. Carlo Carretto (1910-1988) presenta questo percorso interiore come una “ricerca del Dio di tutti i sette giorni”, non solo di una volta a settimana. Una presenza, quella del Padre buono, che, come tale, sollecita, rimprovera, conforta, definita con una suggestiva immagine «cuscino della mia intimità».
«Non cercavo più
i segni miracolosi o mitici
della presenza di Dio.
Non volevo più
ragionare su di Lui,
volevo conoscerlo.
Cercavo il Dio
di tutti i sette giorni
della settimana,
non il Dio della domenica.
Non è stato difficile trovarlo, no!
Non è stato difficile
perché Lui era già là
ad attendermi.
E l'ho trovato.
Sento la sua Presenza.
La sento nella storia.
La sento nel silenzio.
La godo nella speranza.
L'afferro nell'amore.
Mi è così vicina.
Mi conforta.
Mi rimprovera.
È il cuscino della mia intimità.
Il mio tutto».