venerdì 11 novembre 2022
Monitorata l’attività dei Servizi e dei Centri di ascolto, presenti ormai nel 70 per cento delle diocesi. Le 5 linee prioritarie indicate dai vescovi per interventi più incisivi e trasparenti
Immagine della locandina della Giornata nazionale di preghiera per le vittime degli abusi

Immagine della locandina della Giornata nazionale di preghiera per le vittime degli abusi - Cei

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Tutela dei minori e delle persone vulnerabili. La Chiesa italiana sceglie senza incertezze la strada di un impegno rinnovato, più incisivo e più trasparente. In occasione della II Giornata di preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi che verrà celebrata venerdì 18 novembre in tutte le comunità, la Cei, attraverso il Servizio nazionale per la tutela dei minori, ha deciso di fare il punto delle tante iniziative avviate anche su impulso dell’Assemblea generale che, nella riunione dello scorso maggio, ha approvato una determinazione con cinque linee di azione per una più efficace prevenzione del fenomeno:

1) potenziare la rete dei referenti diocesani e dei relativi Servizi per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili;

2) implementare la costituzione dei Centri di ascolto, per l’ascolto e l’accoglienza delle vittime di abusi in ambito ecclesiale (attualmente un centinaio);

3) realizzare un primo Report nazionale sulle attività di prevenzione e formazione e sui casi di abuso segnalati o denunciati negli ultimi due anni (2020-2021);

4) conoscere e analizzare, in modo quantitativo e qualitativo, i dati forniti dal Dicastero della Dottrina della Fede relativi alle denunce raccolte/fascicoli aperti dall’autorità ecclesiastica, dal 2001 al 2020;

5) partecipare in qualità di invitato permanente all’Osservatorio per il contrasto della pedofilia e della pornografia minorile, istituito con legge 269/1998.

Il report su Servizi e Centri di ascolto

È in preparazione un report sui Servizi per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili e sui Centri di ascolto, affidato a docenti esperti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore - sede di Piacenza. Obiettivo quello di fornirne una mappatura, di verificare come sono costituiti, le attività che svolgono, i punti di forza e quelli che andranno maggiormente consolidati nelle attività formative, la qualità dell’ascolto e dell’accoglienza delle vittime, il contesto degli abusi o comunque dei fatti segnalati. Lo studio dei dati emersi permetterà di incrementare l’efficacia del servizio formativo e di accoglienza delle vittime. Perché solo per il biennio 2020-2021? Perché Servizi e Centri sono stati costituti a seguito delle Linee guida per la tutela dei minori, approvate dai Vescovi italiani nel maggio del 2019. I report verranno poi ripetuti con cadenza periodica.

Il rigore scientifico del report realizzato

La correttezza e l’affidabilità di dei dati e delle valutazioni contenute nel report saranno di alto profilo scientifico. Il centro di ricerca dell’Università Cattolica del Sacro Cuore – sede di Piacenza ha partecipato al progetto Safe (Supporting Action to Foster Embedding of childe safeguarding policies in Italia faith led organizations and sports for children) che ha coinvolto l’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, il Centro Sportivo Italiano e la Presidenza nazionale dell’Azione Cattolica Italiana.

Compito del centro di ricerca era quello di valutare l’efficacia dei percorsi di formazione alla tutela e protezione dei minori e delle politiche di tutela adottate in queste organizzazioni a carattere religioso. Il progetto è stato cofinanziato dall’Unione Europea nell’ambito del programma Diritti, Uguaglianza e Cittadinanza (Rights, Equality and Citizenship Programme) dell’Unione stessa (2014-2020), perché rispondente agli standard scientifici previsti da tale programma. L’Università Cattolica del Sacro Cuore – sede di Piacenza è stata scelta non solo per le riconosciute competenze nel campo della ricerca statistica e sociologica, ma per la specifica e non comune esperienza in campo di tutela e protezione di minori nelle associazioni a carattere religioso.

L’accordo con il Dicastero per la dottrina della fede

In questo impegno nella prospettiva della trasparenza e del rigore, acquista particolare significato l’accordo siglato nei giorni scorsi tra Cei e Dicastero per la dottrina della fede. Si tratta del primo protocollo firmato con una Conferenza episcopale nazionale e riveste grande rilievo. Presso il Dicastero, in questi vent’anni, anche grazie a una maggiore e più diffusa consapevolezza della gravità di questi delitti, sono stati aperti molti fascicoli relativi a chierici di tutto il mondo accusati di crimini sessuali contro minori. Il Dicastero ha deciso di fornire alla Cei, evidentemente nel rispetto della normativa sulla riservatezza e la privacy, dati relativi ai fascicoli aperti dall’autorità ecclesiastica, in questi ultimi vent’anni, per crimini su minori commessi in Italia da chierici.

I dati non riguardano evidentemente tutti i delitti commessi negli ultimi vent’anni in Italia - sarebbe un obiettivo quasi impossibile da raggiungere - ma i fascicoli riguardano le posizioni aperte presso l’Autorità ecclesiastica negli ultimi vent’anni e che quindi si riferiscono, per la maggior parte, a crimini avvenuti diversi decenni or sono, anche negli anni Cinquanta, e che solo in questi ultimi decenni le vittime hanno deciso di denunciare grazie a coraggiosi percorsi di consapevolezza spesso lunghi e dolorosi, e a un clima culturale ed ecclesiale decisamente diverso. Oggi le norme canoniche permettono la denuncia di abusi sessuali commessi da chierici su minori, anche se avvenuti molti decenni or sono, consentendo addirittura, in casi particolari, che possano essere perseguiti penalmente, secondo le norme della Chiesa, nonostante siano già prescritti da tempo.

Si tratta di dati molto importanti per la loro solidità, completezza e affidabilità perché frutto di precise procedure penali. Non dunque di semplici articoli di giornale, denunce anonime, questionari pensati per la statistica o di dati proiettivi. Evidente, dunque, l’importanza di poter studiare attentamente questi dati assolutamente attendibili per comprendere quali siano i tratti caratteristici delle dinamiche abusive in ambito ecclesiale, come si siano sviluppate e quali siano le strategie per poterle meglio prevenire.

Incrementare la diffusione dei Centri di ascolto

Altro obiettivo fondamentale della Chiesa italiana l’implementazione dei Centri di ascolto diocesani, oggi presenti nel 70% delle comunità. Si tratta di un servizio ecclesiale e pastorale con lo scopo di accogliere, ascoltare, accompagnare coloro che ritengono di essere stati vittima di abusi in ambito ecclesiale. Quindi non un accompagnamento psicoterapeutico e legale per il quale le vittime possono liberamente scegliere le persone e le professionalità di loro fiducia, e soprattutto mai alternativo all’autorità dello Stato al quale le vittime possono sempre rivolgersi.

In Italia, come detto, sono stati costituiti circa un centinaio di Centri di ascolto, presenti in sette diocesi su dieci. Non sono presenti ovunque, al momento, perché alcune comunità sono molto piccole per cui non è facile trovare persone disponibili a svolgere un servizio pastorale così delicato.

Per capire e agire

Con le Linee guida per la tutela dei minori del 2019, la Chiesa, come strumento per dare concretezza ed efficacia a questo enorme sforzo formativo, ha scelto di costituire dei Servizi tutela minori e persone vulnerabili. Così, in meno di due anni e nonostante le limitazioni causate dalla pandemia, a livello nazionale è stato costituito il Servizio nazionale tutela minori e persone vulnerabili, in ognuna delle 16 regioni ecclesiastiche è stato costituito un Servizio regionale e in ognuna delle 226 diocesi è stato nominato almeno un referente per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili se non addirittura istituito un vero e proprio servizio diocesano o interdiocesano.

Ora si tratta di fare un passo in più nella comprensione e nell’approfondimento del fenomeno, con una pluralità di studi approfonditi che tengano conto della specificità della realtà ecclesiale, affidati a più gruppi di ricercatori di diverse università e centri studi, secondo criteri metodologici condivisi dalla comunità scientifica. Quindi non un unico e generico studio affidato a un solo team con inevitabili criticità. Sbagliato pensare quindi che la Cei non desideri uno studio indipendente sulla realtà degli abusi in ambito ecclesiale.

Il primo report sui Servizi e sui Centri di ascolto e poi i report che periodicamente seguiranno, così come la ricerca sui dati del Dicastero della Dottrina della Fede, sono solo i primi passi di un percorso intrapreso con chiarezza e decisione, in cui rientra anche la partecipazione della Chiesa all’Osservatorio nazionale per il contrasto della pedofilia e della pornografia.

La locandina della Giornata nazionale di preghiera per le vittime degli abusi

La locandina della Giornata nazionale di preghiera per le vittime degli abusi - Cei

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