sabato 7 marzo 2020
Senza fedeli le celebrazioni nelle tre regioni, ma le chiese restano aperte. Indetta per mercoledì 11 una Giornata di preghiera e digiuno a Roma
Il Duomo di Milano riaperto ai turisti e per la preghiera

Il Duomo di Milano riaperto ai turisti e per la preghiera - Ansa

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«Messe senza fedeli e fedeli senza Messe» al tempo del coronavirus. L’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, racchiude in un’efficace formula la scelta di continuare a celebrare l’Eucaristia senza popolo in Lombardia. Così come accade in Veneto e ora anche in Emilia Romagna. Una decisione che varrà per questa domenica e per i giorni feriali successivi «fino a nuova comunicazione», hanno stabilito ieri gli episcopati delle tre regioni italiane più colpite dall’emergenza recependo le indicazioni del Governo. Quasi in contemporanea via Twitter papa Francesco torna a far sentire la sua «vicinanza ai malati e agli operatori sanitari che li curano, come pure alle autorità civili e a tutti coloro che si stanno impegnando per assistere i pazienti e fermare il contagio». Il tutto mentre in Vaticano si registrano i primi casi di positività e si studia anche l’eventualità di trasmettere solo in tv l’Angelus di domani, domenica 8 marzo, evitando che il Papa si affacci dalla finestra del Palazzo Apostolico e quindi ci sia un «raduno» in piazza San Pietro.

«La situazione di disagio e di sofferenza del Paese è anche la sofferenza di tutta la Chiesa», scrivono i pastori di Lombardia ed Emilia Romagna annunciando la sospensione delle Messe alla presenza dei fedeli per i prossimi giorni. «Ma vescovi e sacerdoti celebrano» l’Eucaristia, tengono a precisare. E lo fanno «in comunione spirituale con le proprie comunità e a sostegno dei malati e di chi se ne prende cura». Di fronte alla mancanza di riti comunitari, si invita a «riscoprire momenti di preghiera in famiglia», a valorizzare la «meditazione della Parola di Dio ogni giorno», a compiere «gesti di carità», a «rinvigorire affetti e relazioni che la vita quotidiana di solito rende meno intensi». La nuova decisione è stata assunta «in accordo con la Conferenza episcopale italiana». Congelato anche il catechismo (almeno fino al 15 marzo) e stop agli oratori. Tuttavia le chiese restano aperte per la preghiera individuale e l’incontro personale con i sacerdoti.

I vescovi lombardi citano il «digiuno eucaristico» che caratterizza i venerdì di Quaresima nel rito ambrosiano e che permette di «riscattare dall’abitudinarietà la partecipazione alla Messa». A Milano l’arcidiocesi informa che domani a mezzogiorno suoneranno tutte le campane. In un videomessaggio Delpini sottolinea che quando il prete celebra l’Eucaristia «sa che voi siete presenti, sa anche qual è il mio posto sulla panca e si ricorda di me». Quindi offre due consigli: il primo è «vivere questa abbondanza di tempo libero in modo proficuo»; l’altro «chiamare un amico per dire “Buona domenica”».

I vescovi del Veneto esprimono il loro «incoraggiamento nei confronti di quanti sono più direttamente coinvolti o stanno più soffrendo». E ammettono che «come comunità cristiane siamo molto provate nella nostra ordinaria vita ecclesiale e liturgica che è stata alquanto ridimensionata» per la volontà «di concorrere insieme al bene comune». A Venezia il patriarca Francesco Moraglia presiederà domani la Messa a porte chiuse nella basilica del Redentore che sarà trasmessa in tv e via social; e al termine, sulla soglia della chiesa, impartirà la benedizione eucaristica alle terre venete e alla città dove a mezzogiorno le campane suoneranno a distesa come «grido di speranza». Anche a Padova l’Eucaristia con il vescovo Claudio Cipolla verrà proposta su YouTube e in televisione.

L’episcopato dell’Emilia Romagna cita una frase di Gesù («Il sabato è fatto per l’uomo») per ricordare che il diffondersi del virus chiede «ai cristiani un supplemento di prudenza per non mettere a rischio la salute dei più anziani e dei più vulnerabili». «La comunità cristiana è come una famiglia – scrive in un messaggio l’arcivescovo di Ravenna-Cervia, Lorenzo Ghizzoni –: se un componente è a rischio, tutta la famiglia si riorganizza e cambia le abitudini». Il vescovo di Reggio Emilia-Guastalla, Massimo Camisasca, definisce un «atto di carità» la «responsabilità di ridurre al minimo le occasioni di contagio» ed esorta a vivere questo frangente come tempo «di rinascita, di raccoglimento, di riscoperta delle relazioni più prossime». Nella diocesi di Forlì-Bertinoro il vescovo Livio Corazza lancia da lunedì a sabato prossimi la recita del Rosario continuato in Cattedrale dalle 8.15 alle 18 in streaming e sulle reti sociali. E il vescovo di Rimini, Francesco Lambiasi, propone un accompagnamento chiamato “Quarantena quaresimale”.

A Roma il cardinale vicario, Angelo De Donatis, annuncia una Giornata di preghiera e digiuno per l’Urbe, l’Italia e il mondo colpiti dal virus. Si terrà mercoledì e il porporato presiederà la Messa nel Santuario del Divino Amore che potrà essere seguita in tv o su Facebook. Oltre al digiuno De Donatis propone «un segno di elemosina raccogliendo offerte che devolveremo a sostegno del personale sanitario che si sta spendendo con generosità e sacrificio». Dal canto suo il vescovo di Iglesias, Giovanni Paolo Zedda, sospende i festeggiamenti per la dedicazione della basilica di Sant’Antioco previsti per il 18 marzo.

Intanto Oltretevere si attende la decisione sull’Angelus del Papa: sarà davvero unicamente in televisione, senza la preghiera in piazza? E poi che cosa accadrà per l’udienza generale di mercoledì? Sono oggetto di valutazione le modalità di partecipazione all’appuntamento. Nessuna ipotesi viene scartata, compresa quella dell’evento a porte chiuse con la diretta web.

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