Per fede, non per le foto: i santuari dove le coppie decidono di sposarsi

Molti sposi cercano posti speciali per il loro giorno più bello. Ad accoglierli, assieme ai loro invitati, spesso sono strutture che non offrono solo la “cornice”, ma qualcosa di più
July 20, 2025
Per fede, non per le foto: i santuari dove le coppie decidono di sposarsi
. | il santuariodi Santa Mariade Finibus Terrae in Puglia
Sul promontorio di Santa Maria di Leuca, all’estremità meridionale della Puglia e ai confini dell’Italia, sorge il santuario di Santa Maria de finibus Terrae. Lì, dove un tempo i latini avevano eretto un tempio pagano dedicato a Minerva, ora migliaia di persone si fanno cullare dai venti australi mentre guardano il mare di fronte alla basilica minore. E, in quella cornice, una cinquantina di coppie ogni anno decide di sposarsi, tra maggio e settembre, nella chiesa «dove tutto parla di Maria». «Sono persone che vengono dal Sud e dal Nord Italia ma non solo – spiega don Stefano Ancora, rettore del santuario -. Arrivano anche da Germania, Svizzera, Francia e Inghilterra. Molti sono visitatori degli anni passati, che poi restano incantati dal luogo e, pur vivendo lontani, tornano per celebrare le nozze. In molti casi, riportano al santuario le famiglie anche per i battesimi dei figli». La basilica di Santa Maria di Leuca, con l’annesso albergo, è solo una delle decine di strutture di ospitalità religiosa italiane che ospitano matrimoni. Lo fanno sul mare, in montagna, dentro a grandi chiese o in piccole cappelle eremitiche ma, ovunque, offrono alle coppie ben più di un panorama da cartolina. «Nel nostro santuario – continua don Stefano Ancora – percepiscono subito, anche le coppie più lontane dalla vita della Chiesa, che c’è una spiritualità di fondo. Quindi capita che persone straniere, o persone che non vanno alla Messa ogni domenica, desiderino curare con il parroco tutti gli aspetti della funzione: dalla scelta delle letture, al rituale, alle musiche liturgiche. E non succede solo agli sposi: spesso i parenti rimangono qualche giorno in più, dopo la celebrazione, per gustare ancora la spiritualità del luogo». Per loro, è a disposizione un albergo da circa 80 posti, dove l’ospitalità è semplice ma curata. «Gli ospiti sono consapevoli che si tratta di un luogo di ospitalità religiosa – commenta Domenico Mangia, impiegato nell’albergo – e ne sono contenti. In molti, anche parenti degli sposi, ci ripetono spesso alla reception di “sentirsi in Paradiso” e tornano nelle stagioni successive».
Un matrimonio nel santuariodi Nostra Signora di Soviore,in Liguria - .
Un matrimonio nel santuariodi Nostra Signora di Soviore,in Liguria - .
Eppure, negli ultimi anni la sensibilità delle nuove generazioni verso le nozze è cambiata. L’età dei fidanzati è sempre più alta e le coppie che decidono di sposarsi in chiesa sono sempre meno: nel 2023, secondo i dati Istat, erano in calo del 5% rispetto al periodo pre-pandemico. Ma è chi continua a scegliere il matrimonio davanti all’altare che apprezza ancor più lo stile dei luoghi di ospitalità religiosa. «Anche da noi vengono meno sposini e l’età spazia ormai dai 25 ai 45 anni – ragiona il rettore del santuario – ma chi si sposa lo fa con vero spirito di fede. E luoghi come i nostri soddisfano i bisogni tipici dell’uomo di oggi, che vive ogni giorno esperienze alienanti ed è alla ricerca di una spiritualità forte».
Santuari isolati, lontani dal caos cittadino, immersi nella natura e custodi di secolari tradizioni cristiane. Sono questi i luoghi di ospitalità religiosa in cui molte coppie si rifugiano, rinunciando anche al lusso di sfarzosi agriturismi, per convolare a nozze. A Soviore, sulle alture che dominano Monterosso nel cuore delle Cinque Terre, sorge il santuario di Nostra Signora di Soviore, il più antico della Liguria. Migliaia di pellegrini e famiglie ogni estate salgono l’antica via che dal paese sul mare conduce alla chiesa, e alla foresteria, sostando di fronte alle cappelle devozionali che segnano la Via crucis. Non di rado, tra questi turisti, si celano anche giovani coppie di fidanzati. «A giugno abbiamo avuto due matrimoni – racconta Elisabetta, che riceve ogni giorno gli ospiti della foresteria –. Sono persone italiane ma anche straniere: l’anno scorso abbiamo accolto una coppia di australiani. Tutti sono attirati dalla misticità di questo luogo e restano affascinati dall’effigie della Madonna che richiama alla tradizione popolare della reliquia mariana custodita nel santuario in epoca tardoantica. Qua, i fidanzati cercano la tranquillità dell’anima». In effetti, chi si sposa a Soviore lo fa all’insegna della «condivisione, semplicità e convivialità», come suggerisce lo stesso portale del santuario: il mare è lontano cinque chilometri, gli invitati devono essere pochi per ragioni di spazio, l’ingresso in auto fino alla chiesa è concesso solo ai fidanzati e per chi rimane a dormire in foresteria l’accoglienza è familiare. «Le esigenze, dall’avvento di Internet – conclude Elisabetta –, sono cambiate. Le persone cercano esperienze autentiche e spirituali. Qua molti ci dicono di trovare un “Paradiso” e tanti altri ci ripetono di aver ritrovato se stessi al santuario. Per noi è meraviglioso sentire queste parole».
La casa alpina Sacro Cuore di Canale d’Agordo (Belluno) - .
La casa alpina Sacro Cuore di Canale d’Agordo (Belluno) - .
Ci sono, invece, strutture di ospitalità religiosa che si prestano a matrimoni solo sporadicamente, quando i fidanzati sono ben conosciuti dal parroco e hanno ormai sviluppato un rapporto con la comunità di riferimento. È il caso della casa alpina Sacro Cuore di Canale d’Agordo (Belluno), luogo di nascita di papa Giovanni Paolo I, dove le nozze sono una assoluta rarità. «È successo una volta sola negli ultimi cinque anni – ammette il parroco don Marco Bezzi – ma, iscrivendoci al portale dell’ospitalità religiosa, abbiamo deciso di aprire questa possibilità anche ad altri che lo volessero». La premessa è d’obbligo: si tratta di un matrimonio in montagna, alle condizioni – spirituali e materiali – dettate dalla casa alpina. «Non accetteremmo chiunque – spiega don Marco Bezzi –. L’ultima volta erano le nozze di due parrocchiani che sono rimasti ospiti per una notte e, all’indomani mattina, hanno portato i parenti a camminare sui sentieri di montagna. L’importante, per noi, è organizzare qualcosa che abbia un senso nella fede cristiana: non siamo interessati al business dei matrimoni». Un commercio che aiuterebbe le case della struttura ma tradirebbe, secondo il parroco, la sua vocazione: «Molte case chiudono i bilanci in rosso – conclude – e noi fatichiamo per arrivare ogni anno in pari. Ma non possiamo svenderci perché l’ospitalità religiosa è una forma di evangelizzazione».

© RIPRODUZIONE RISERVATA