mercoledì 18 gennaio 2023
Il presidente della Fraternità sull'udienza di venerdì scorso. «Francesco chiede il nostro supporto alla sua profezia di pace»
Prosperi a Cl: dal Papa l’invito a proseguire nel cammino intrapreso
COMMENTA E CONDIVIDI

«Condivido con voi la gioia di essere stato ricevuto in udienza privata da papa Francesco lo scorso venerdì 13 gennaio». Così inizia una breve lettera scritta da Davide Prosperi, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, a tutto il movimento. Prosperi, 50 anni, professore ordinario di biochimica e direttore del Centro di nanomedicina dell’Università Bicocca, a Milano, guida dal 27 novembre 2021 la realtà ecclesiale fondata da don Luigi Giussani. A lui la Santa Sede ha affidato il compito di condurre Cl lungo un percorso di rinnovamento resosi necessario dopo tensioni interne che hanno portato prima alla nomina di un delegato speciale del Papa, l’arcivescovo emerito di Taranto Filippo Santoro, a capo dell’associazione dei Memores Domini, i laici consacrati di Cl, poi alla fine del governo della Fraternità di Cl da parte di don Julián Carrón, il sacerdote spagnolo che Giussani, morto nel 2005, aveva indicato come successore.

«Ho potuto raccontargli il percorso che abbiamo fatto in questi mesi dopo la giornata in piazza San Pietro che tutti ricordiamo bene» continua Prosperi parlando di Francesco e dell’udienza del Papa al movimento lo scorso 15 ottobre. «Il Santo Padre ha confermato la stima che nutre per la nostra esperienza, ricordando in particolare il suo primo incontro con don Francesco Ricci e di come già allora rimase entusiasta della lettura degli scritti di don Giussani, comprendendo che si trattava di una “spiritualità per il nostro tempo”. Ha poi detto di apprezzare il lavoro che abbiamo svolto sui contenuti del suo discorso e ci invita a proseguire il cammino intrapreso, assicurando la sua disponibilità a sostenerci».

Quindi Prosperi rimanda a un’iniziativa che si terrà venerdì: «L’ho inoltre informato del gesto che faremo a Roma il prossimo 20 gennaio a favore della pace in Ucraina assieme a monsignor Paul Richard Gallagher [segretario per i Rapporti con gli Stati, il “ministro degli esteri” della Santa Sede ndr] e al direttore di Avvenire Marco Tarquinio. A questo riguardo, come già ci aveva detto il 15 ottobre, mi ha ribadito di contare molto sul nostro supporto alla sua “profezia per la pace”. Infine, il Papa ci chiede di continuare a pregare per lui e per la sua missione».

Dei nomi citati in questa missiva non a tutti sarà familiare quello di don Francesco Ricci, che il Papa cita come persona che gli fece conoscere da vicino Cl. Don Ricci, morto nel 1991, nacque a Faenza nel 1930, ma crebbe in diocesi di Forlì, dove venne ordinato presbitero. Negli anni ‘60 conobbe don Giussani ai convegni romani della Gioventù di Azione cattolica. Portò quindi a Forlì l’esperienza di Gioventù studentesca, poi Cl. Nel 1965 fu invitato da Giussani a partecipare a un pellegrinaggio in Slovacchia: fu l’inizio di un grande lavoro con la Chiesa del silenzio, nei Paesi al di là della Cortina di ferro, da cui nacque il Centro Studi Europa Orientale (Cseo). Negli anni ‘80 don Ricci si dedicò per conto di Cl all’America Latina. In Argentina fondò due periodici, contribuì a preparare il viaggio apostolico di Giovanni Paolo II nel 1987, ed entrò in contatto sia con il vescovo Antonio Quarracino (dal 1982 al 1987 presidente del Celam, dal 1990 arcivescovo di Buenos Aires e dal 1991 cardinale) sia con il gesuita Jorge Mario Bergoglio, che nel 1992 diventò vescovo ausiliare di Buenos Aires e braccio destro di Quarracino.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: