
Interno della croce pettorale di Leone XIV - Vatican Media
Al momento della fumata bianca, Antonino Cottone, reliquiarista di professione, non immaginava che avrebbe sentito il nome del cardinale Robert Francis Prevost e nemmeno che l’avrebbe visto uscire, ormai papa Leone XIV, con un oggetto a cui aveva lavorato lui stesso: un reliquiario a forma di croce pettorale. Si trovava in piazza San Pietro, ma solo a sera, guardando le prime foto del nuovo Pontefice, ha riconosciuto la croce donata dalla postulazione generale degli agostiniani il 30 settembre 2023, in occasione della creazione a cardinale. Cottone racconta: «Ho frequentato lo Studium nel 2012», vale a dire il percorso di formazione per gli esperti in Cause dei santi, «e avevo come compagno di corso padre Josef Sciberras, il futuro postulatore generale agostiniano, quindi sono entrato in contatto con l’Ordine: per conto degli agostiniani ho sistemato vari reliquiari e confezionato teche con reliquie di prima classe», ossia frammenti delle ossa (ex ossibus).
Tecnicamente, il reliquiario è formato da una cassa dorata, chiusa con un coperchio: all’interno, Cottone ha collocato una contro-croce in carta, foderata con stoffa rossa e lavorata artigianalmente con la tecnica della filigrana di carta o paperoles. Nella parte centrale è conservato un frammento osseo di sant’Agostino, il padre dell’Ordine, non fondato da lui direttamente, ma basato sui suoi insegnamenti e sulla sua Regola, ufficialmente riconosciuto dalla Sede Apostolica nel 1244. Nella parte alta, una reliquia dal corpo di santa Monica, madre di Agostino e “santa madre” dell’Ordine intero. A essi sono stati affiancati, per volere della postulazione generale come nel caso degli altri due, tre frammenti appartenuti ai corpi di tre vescovi agostiniani. Il primo, nel braccio sinistro della croce, è di san Tommaso da Villanova, spagnolo, nato nel 1486 e morto nel 1555, uomo di fiducia di re Carlo V, che lo volle arcivescovo di Valencia, dove risollevò la popolazione da una situazione di miseria anche spirituale. A lui è peraltro intitolata l’università in Pennsylvania dove il futuro Papa ha conseguito la laurea in Matematica e intrapreso gli studi filosofici. Nel braccio destro è invece situata una reliquia del beato Anselmo Polanco Fontecha, nominato vescovo di Teruel e amministratore apostolico di Albarracín nel 1935, in circostanze difficili per la Chiesa cattolica spagnola. Firmò la lettera collettiva con cui i vescovi spagnoli denunciavano la persecuzione in corso, di cui anche lui cadde vittima: l’8 gennaio 1938 si presentò ai repubblicani che avevano assediato Valencia, consegnandosi con l’abito agostiniano, la croce pettorale e l’anello. Venne fucilato un anno dopo, il 7 febbraio 1939, insieme a don Felipe Ripoll Morata, vicario generale della diocesi di Teruel; con lui fu beatificato il 1° ottobre 1995. La base della croce conserva infine un resto osseo del venerabile Giuseppe Bartolomeo Menochio, nominato vescovo di Reggio Emilia ma espulso dalle truppe francesi che avevano occupato la città. Man mano che le diocesi delle Marche rimanevano prive di vescovi per la stessa ragione, si spostava per governarle, finché nel 1800 papa Pio VII, che l’aveva apprezzato come pro-sacrista pontificio nel Conclave che aveva portato alla sua elezione, lo volle a Roma come sacrista pontificio, suo confessore e prefetto del Sacrario Apostolico. Patì insieme al Papa per quanto gli accadde sotto Napoleone, pur non potendo partire con lui per l’esilio: continuò il ministero a Roma e divenne un riferimento sicuro per i fedeli. Il fatto che sia venerabile, precisamente dal 1991, non ha impedito agli agostiniani di selezionare una sua reliquia, in quanto non è esposta per il culto pubblico.
«Le croci-reliquiario sono sempre esistite – chiarisce l’esperto –. In genere si usava la reliquia della Santa Croce, ma spesso alcuni vescovi hanno le reliquie di santi a cui sono più legati. Anche per me non è la prima volta: ne ho confezionate altre per vescovi o cardinali». L’artigiano suppone che il Papa la userà per le occasioni più solenni: «È come se lui volesse con sé una parte della sua famiglia, portando con sé questi segni tangibili della loro presenza terrena». Rispettando l’Istruzione su Le reliquie nella Chiesa: autenticità e conservazione del 2017, Cottone compie quindi un servizio delicato e diverso da un’attività macabra, come qualcuno, anche tra i credenti, continua a pensare.