
Il nuovo vescovo di Vittorio Veneto Riccardo Battocchio dopo l'ordinazione episcopale - .
«A tutti voi dico grazie per il Vangelo che siete e che mi donate. So che dentro e fuori di noi c’è anche qualcosa che si oppone al Vangelo: ci sono paure e chiusure antievangeliche. Ma il Vangelo, la Buona Notizia che è Gesù, è più forte di ogni “anti-Vangelo”. Così monsignor Riccardo Battocchio, 63 anni, si è presentato ai fedeli della diocesi di Vittorio Veneto, dopo l’ordinazione episcopale in Cattedrale, col patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, il cardinale Beniamino Stella, Claudio Cipolla vescovo della sua diocesi, Padova, alla presenza di altri 25 vescovi, di 180 sacerdoti, di oltre mille fedeli. Tra i presenti anche le delegazioni della diocesi di Roma, dell’Almo Collegio Capranica (di cui Battocchio è rettore), dell’Associazione teologica Italiana.
«Ho incontrato il Vangelo e lo incontro nei vostri volti, nelle vostre storie – ha detto ancora Battocchio -. Lo incontro in chi soffre, in chi è messo ai margini, in chi vede non riconosciuta la dignità che gli è propria in quanto essere umano. In chi non si stanca di sperare e di donare speranza. Lo incontro – spero di incontrarlo – anche nelle persone che hanno responsabilità nella vita sociale, nel governo e nell’amministrazione della cosa pubblica: le saluto e le ringrazio di essere qui». Ed ha aggiunto: «Incontro il Vangelo anche nella perplessità di qualcuno che, conoscendomi, si starà chiedendo: “Sarà in grado, Riccardo, di rispondere con i fatti, non solo a parole, alle nove domande che gli sono state fatte prima dell’imposizione delle mani?”».
Da parte sua il patriarca Moraglia ha delineato il servizio di un vescovo: «Con la sua Chiesa è essenzialmente chiamato a dire una cosa: il nome di Dio. È un compito non facile in una società che ha messo Dio da parte o lo considera questione privata se non, addirittura, ostacolo ad una moderna emancipazione. Il nome di Dio, in sé, è “indicibile” e lo si rende presente solo annunciando Gesù; chi vede Lui vede il Padre». Moraglia ha anche tenuto a sottolineare che la Chiesa «trasmette ciò che ha ricevuto e, in essa, è strutturalmente contraddittoria una fede fai da te». Vescovo e Chiesa: l’uno non esiste senza l’altra e viceversa, ha evidenziato ancora il patriarca, perché Vescovo e Chiesa costituiscono un’unione sponsale. Richiamando Agostino, Moraglia ha sottolineato «l’importanza del ministero del Vescovo per l’unità della Chiesa e come questa non possa limitarsi a proporre un generico camminare insieme ma richieda un vero cammino a partire da Gesù, verso Gesù e con Gesù Cristo». Rivolto, poi, a Battocchio, ha aggiunto: «La tua ordinazione episcopale cade nel XVII centenario del Concilio di Nicea, durante il Cammino sinodale della Chiesa italiana e universale, mentre si sta celebrando l’Anno giubilare; sono indicazioni chiare che il Signore ti dà».
Il vescovo Battocchio ha ringraziato l’amministratore diocesano monsignor Martino Zagonel e insieme hanno rivolto un pensiero di riconoscenza al vescovo emerito Corrado Pizziolo. «Un ricordo particolare, di stima e ammirazione – aveva detto anche il patriarca Moraglia - va al vescovo Corrado che, terminato il suo servizio episcopale, ha intrapreso con grande coraggio un’esperienza missionaria in Brasile per sostenere il progetto diocesano che prevede uno scambio reciproco di presbiteri tra Chiese».