venerdì 22 novembre 2024
Migliaia di fedeli di tutte le età, arrivati anche da altre città, alla processione che ha riportato in chiesa la statua trecentesca rimasta intatta tra le fiamme del rogo del 15 aprile 201
La statua della Vergine con il Bambino, rimasta intatta nell'incendio, è stata riportata nella Cattedrale di Notre-Dame

La statua della Vergine con il Bambino, rimasta intatta nell'incendio, è stata riportata nella Cattedrale di Notre-Dame - Reuters

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Dietro a quelle vetrate policrome già aggredite dalle fiamme, brilla da un paio di settimane una luce che annuncia una rinascita. Lo scorso 15 novembre, infatti, al calar della sera tanti fedeli, non solo parigini, contemplavano quel chiarore, con il cuore gonfio d’una certezza: la Cattedrale di Notre-Dame è tornata ad essere una “casa”, da quando la sua porta centrale si è aperta quel giorno per il ritorno della Vergine con il Bambino, la statua trecentesca simbolo della venerazione mariana a Parigi, rimasta intatta in mezzo al rogo del 15 aprile 2019 e poi trasferita nella vicina chiesa di Saint-Germain-l’Auxerrois.

«Scatto foto per mia madre di 85 anni, malata, che voleva esserci. L’ultima volta, invece, ero venuto per mia sorella colpita dal cancro», ci ha detto Jean-Vianney, giunto dall’estremo Nord francese, proprio all’inizio della toccante processione con fiaccole dietro la statua, partita dal sagrato della chiesa in cui ha trovato “rifugio”. Emozionatissima anche Marie-Danielle, originaria della Martinica: «Maria è uscita vittoriosa dalle fiamme. Eppure, nella sua piccolezza, non ha mai cercato il primo posto». Da parte sua Robert-Paul, parigino, anch’egli con la fiaccola in mano, è stato impressionato dalla «portata storica del cantiere».

Fra canti intonati alla Vergine, immaginette sacre offerte ai fedeli, pause per le tappe dei Misteri della Gioia del Rosario, il fiume di fedeli ha catturato gli sguardi pure dei turisti, costeggiando fra l’altro i grandi magazzini La Samaritaine, dal nome d’ispirazione evangelica, prima della traversata della Senna sullo storico Pont Neuf e del passaggio davanti al Mercato dei fiori non lontano dalla Cattedrale. Su ogni parafiamma di carta, le tracce sempre diverse lasciate dalla cera sciolta, quasi a sottolineare l’originalità di ogni percorso di fede, alcuni dei quali “innescati” dal rogo epocale.

A Parigila processioneche ha riportatoa Notre-Damela statua della Vergine con il Bambino

A Parigila processioneche ha riportatoa Notre-Damela statua della Vergine con il Bambino - Reuters

Per la solennità dell’Immacolata, le celebrazioni del 7 e 8 dicembre, con personalità religiose, politiche e dello spettacolo, riconsegneranno definitivamente Notre-Dame al culto, ai parigini, al mondo. Ma per i vertici diocesani della capitale, prima dell’altisonante ouverture ufficiale, occorreva una premessa incentrata sull’umiltà della fede d’ogni giorno che non cerca i riflettori. Proprio questo il senso della processione, in presenza di migliaia di fedeli d’ogni generazione, rimasti poi sul sagrato della Cattedrale per ammirare, appena oltre l’ultimo recinto del cantiere, l’ingresso discreto della statua nella navata centrale. Un emozionante passaggio di luce si è così schiuso all’improvviso, prima di una veglia di preghiera all’esterno animata da giovani.

«Portiamo in cuore la gioia per tutto ciò che ha seguito questo rogo. Per tutto ciò che si è vissuto attorno a questa cattedrale da cinque anni», ha detto l’arcivescovo di Parigi Laurent Ulrich, aggiungendo: «L’imprevisto di Dio è una costante della scoperta da parte del popolo che siamo, lungo i secoli, quando non attendevamo più nulla e tutto era scoraggiante. Invece Dio è lì, esprimendo la sua presenza, la sua attenzione, la sua tenerezza per tutta l’umanità». Per padre Stéphane-Paul Bentz, cappellano della Cattedrale, «la processione ha voluto accompagnare la Vergine nella sua casa. Una casa che è di nuovo abitabile e quasi pronta», come ha detto ad Avvenire, aggiungendo: «È stato un po’, simbolicamente, il trasloco della Vergine, se così si può dire, e la ritroveremo per la festa d’inaugurazione. Abbiamo voluto che tutto fosse semplice e per tutti, senza limiti d’accesso per nessuno».

Fra i presenti c’era anche Henri d’Anselme, il fedele 26enne divenuto celebre come «l’eroe con lo zaino di Annecy», dal nome della città in cui l’anno scorso aveva coraggiosamente placato con altri la furia di un attentatore sanguinario armato di coltello, ottenendo poi per questo la Legion d’Onore e un invito ufficiale alla cerimonia d’apertura di Notre-Dame. Del resto, al momento del suo atto eroico, il giovane stava compiendo a piedi proprio un giro fra le cattedrali di Francia: «È oggi la Vergine a prenderci per mano come bambini, verso questa Cattedrale che è una casa per gli uomini e per Dio. Notre-Dame ci apre le porte del Paradiso».

Nelle settimane d’attesa palpitante della riapertura, parole come “speranza”, “unità”, “trascendenza” sono ritornate a risuonare attorno a Notre-Dame che irradiava nuovamente luce dopo l'arrivo della statua della Madonna. Presso il vicino Museo di Cluny, si può visitare, inoltre, la mostra “Far parlare le pietre”, dedicata agli straordinari resti architettonici decorativi ritrovati durante gli scavi di consolidamento. «Vedrete, la Cattedrale sarà più bella che mai», ha invece ribadito lunedì Philippe Jost, a capo del cantiere, durante un evento di presentazione della copertura eccezionale che i media francesi internazionali (France Médias Monde) hanno previsto per la riapertura. La sorprendente campagna mondiale di raccolta di fondi, forte di 340mila donatori, ha superato di 140 milioni di euro i bisogni della ricostruzione. Così, saranno possibili pure dei restauri che erano stati sempre procrastinati.

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