giovedì 9 marzo 2023
L'appello del Consiglio delle Conferenze episcopali d'Europa rilanciato dalla Cei e proposto dalle diocesi alle parrocchie perché una liturgia eucaristica venga offerta ovunque nello stesso giorno
Una chiesa nel villaggio di Mala Komyshuvakha, vicino a Kharkiv, dalla quale è passata più volte la linea del fronte

Una chiesa nel villaggio di Mala Komyshuvakha, vicino a Kharkiv, dalla quale è passata più volte la linea del fronte - Afp-Ansa

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Una Messa per la pace in Ucraina e per le vittime della guerra: all’invito a celebrarla venerdì 10 marzo in tutte le chiese arrivato dal Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee), alla vigilia dell’anniversario dell’invasione russa il 24 febbraio, la Cei ha risposto con la sua adesione rilanciando l’appello alla preghiera con una nota diffusa il 21 febbraio. Oggi dunque in tutta Europa si celebreranno liturgie eucaristiche per invocare pace attraverso la partecipazione al sacrificio dell’altare, una vera mobilitazione popolare dei cattolici europei che possono mostrare così di sentire come loro la ferita della guerra abbracciando chi ne ha sofferto e ne patisce le terribili conseguenze. Una grande preghiera di tutto il continente, celebrata all’interno della Messa che rende presente il Signore nella sua Chiesa, stringe la comunità attorno al suo fondamento vivo, forma il centro e la radice stessa della vita cristiana. Una giornata dunque che per intensità spirituale ricorda quella nella quale il 25 marzo 2022 il Papa consacrò Ucraina e Russia al Cuore Immacolato di Maria con una memorabile preghiera mariana (alla quale possiamo tornare oggi).

Molte diocesi hanno a loro volta chiesto alle parrocchie di celebrare una Messa il 10 marzo secondo le intenzioni proposte da vescovi europei e italiani: «Sarà un’occasione per rinnovare la nostra vicinanza alla popolazione e per affidare al Signore il nostro desiderio di pace – si legge nella nota della Presidenza Cei –. Chiedere la conversione del cuore, affinché si costruisca una rinnovata cultura di pace, sarà il modo in cui porteremo nel mondo quei germogli della Pasqua a cui ci prepariamo». La Conferenza episcopale italiana faceva eco al «grido accorato di papa Francesco» che «scuote le coscienze e chiede un impegno forte a favore della pace: è tempo di trovare spazi di dialogo per porre fine a una crisi internazionale aggravata dalla minaccia nucleare. A un anno dall’invasione russa di uno Stato indipendente, l’Ucraina, vogliamo tornare a ripetere il nostro “no” deciso a tutte le forme di violenza e di sopraffazione, il nostro “mai più” alla guerra. Per questo, invitiamo le comunità ecclesiali ad unirsi in preghiera per invocare il dono della pace nel mondo. In Ucraina, così come in tanti (troppi) angoli della terra – prosegue la Cei – risuona infatti l’assordante rumore delle armi che soffoca gli aneliti di speranza e di sviluppo, causando sofferenza, morte e distruzione e negando alle popolazioni ogni possibilità di futuro. Sentiamo come attuale l’appello lanciato sessant’anni fa da san Giovanni XXIII nell’enciclica Pacem in terris: “Al criterio della pace che si regge sull’equilibrio degli armamenti, si sostituisca il principio che la vera pace si può ricostruire nella vicendevole fiducia” (n.39). Se da una parte è urgente un’azione diplomatica capace di spezzare la sterile logica della contrapposizione, dall’altra tutti i credenti devono sentirsi coinvolti nella costruzione di un mondo pacificato, giusto e solidale. Il tempo di Quaresima ci ricorda il valore della preghiera, del digiuno e della carità, le uniche vere armi capaci di trasformare i cuori delle persone e di renderci “fratelli tutti”».

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