mercoledì 20 luglio 2022
Rafforzato il ruolo dell'Apsa. Aggiornata la lista dei criteri etici. Presto una lista di Paesi da evitare. Bandite l'industria dell'energia nucleare e delle bevande alcoliche
Una veduta di Piazza San Pietro

Una veduta di Piazza San Pietro - Archivio Ansa

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La Santa Sede vara una nuova politica degli investimenti. Sia a livello di principi, «allineati con gli insegnamenti della Chiesa cattolica, con specifiche esclusioni di investimenti finanziari che ne contraddicano i principi fondamentali, come la santità della vita o la dignità dell’essere umano o il bene comune». Sia per quanto riguarda i settori in cui effettuarli: «Siano finalizzati ad attività finanziarie di natura produttiva, escludendo quelle di natura speculativa, e soprattutto siano guidati dal principio che la scelta di investire in un luogo piuttosto che in un altro, in un settore produttivo piuttosto che in un altro, è sempre una scelta morale e culturale».

Così si legge in un comunicato della Segreteria per l’Economia (Spe) pubblicato ieri dalla Sala Stampa vaticana. Il documento, che entrerà in vigore il prossimo 1° settembre e vale ad experimentum per cinque anni, è stato discusso nel Consiglio per l’Economia e con specialisti del settore, e poi indirizzato dal prefetto della Spe, padre Juan Antonio Guerrero Alves, ai capi dicastero della Curia e ai responsabili delle istituzioni ed enti collegati alla Santa Sede.

Anche se nel documento non vi si fa cenno, è chiaro che questa nuova politica ha come retroterra le questioni riguardanti il processo attualmente in corso in Vaticano, il cui principale filone riguarda l’acquisto di un palazzo a Londra (e comunque di solito gli investimenti nel mattone sono considerati dagli economisti tra i più sicuri, nello stile del buon padre di famiglia). In sostanza, anche attraverso i suoi investimenti, la Santa Sede «intende far sì che gli investimenti siano mirati a contribuire ad un mondo più giusto e sostenibile; tutelino il valore reale del patrimonio netto della Santa Sede, generando un rendimento sufficiente a contribuire in modo sostenibile al finanziamento delle sue attività».

Quanto ai criteri di investimento, il Comitato appositamente istituito con la Praedicate Evangelium «deve fornire una lista dei Paesi da evitare in relazione agli investimenti» stessi. Saranno escluse operazioni «che si basano sul calo dei prezzi delle attività finanziarie o sul fallimento di terzi», proibiti gli investimenti «attraverso veicoli finanziari non soggetti all’adeguato controllo dei regolatori ufficiali», quindi «le transazioni in mercati e prodotti finanziari alternativi, privi di adeguata liquidità».

Naturalmente vietati gli investimenti in settori come «pornografia e prostituzione; gioco d’azzardo; armi e industria della difesa; centri sanitari pro-aborto; laboratori o aziende farmaceutiche che producono prodotti contraccettivi e/o lavorano con cellule staminali embrionali». Devono essere inoltre «generalmente evitati» quelli «speculativi in materie prime; nell’industria petrolifera e mineraria; nell’industria dell’energia nucleare; in società di produzione di bevande alcoliche».

Al contrario vanno bene le operazioni in attività finanziarie rispettose dell’ambiente, o volte a sradicare la disuguaglianza o quelle emesse da aziende che offrono «una gestione onesta, affidabile, trasparente, prudente e fiscalmente responsabile».

In base alle nuove norme, sul piano pratico operativo, le istituzioni curiali dovranno affidare i loro investimenti all’Apsa, l’Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica, presieduta dal vescovo nunzio Galantino, trasferendo la liquidità da investire – oppure i titoli depositati presso banche estere o lo stesso Ior – al conto dell’Apsa predisposto allo Ior per tale finalità.

L’Apsa istituirà un unico fondo per la Santa Sede in cui confluiranno gli investimenti nei diversi strumenti finanziari e disporrà di un conto per ogni istituzione, elaborando il reporting e pagando i rendimenti. Sarà poi compito del nuovo Comitato per gli investimenti, svolgere – sempre tramite l’Apsa – «le adeguate consultazioni volte ad implementare la strategia di investimento e valuterà l’adeguatezza delle scelte, con particolare attenzione alla conformità degli investimenti effettuati ai principi della Dottrina Sociale della Chiesa, nonché ai parametri di rendimento e di rischio secondo la Politica di Investimento».

A sua volta per il controllo e la vigilanza sull’attività del Comitato (che è tenuto a presentare un rapporto annuale sulla sua attività al Consiglio per l’Economia) è competente la Spe.

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