martedì 20 gennaio 2015
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Maternità e paternità responsabile? L’equilibrio razionale e consapevole della sessualità coniugale in rapporto ai processi biologici, alla naturale attrattiva erotica all’interno della coppia, ma anche alle condizioni fisiche, economiche, psicologiche e sociali. In altri termini: no alla sterilità come scelta ideologica ma no anche alle “coppie coniglio” per riprendere l’espressione usata da papa Francesco. Due derive che l’antropologia cattolica, sulla scorta del Vaticano II e poi dei numerosi interventi del magistero in questo ultimo mezze secolo, rifiuta con decisione. L’uso della ragione illuminata dalla fede permette infatti alla coppia di aprirsi alla vita ma anche, in altri momento dell’esistenza – come spiega Paolo VI nell’enciclica “Humanae Vitae” – di «evitare temporaneamente o anche a tempo indeterminato una nuova nascita». Nessun diktat, nessuna applicazione rigida della dottrina. La parola della Chiesa non è un codice da rispettare con minacce sanzionatorie, ma un invito alla riscoperta della nostra umanità più autentica che è poi la verità del Creatore iscritta nel profondo del cuore di ciascuno. L’invito di Giovanni Paolo II, più volte ripetuto, e diventato potente come uno slogan, «Famiglia diventa come sei», vuol dire anche questo. Una puntale sollecitazione alla coppia perché non dimentichi mai di far ricorso alla luce della coscienza nel riconoscere i propri doveri «verso Dio, verso se stessi, verso la famiglia e verso la società», per usare ancora le parole di papa Montini, secondo una precisa gerarchia di valori. Il ricorso alla coscienza informata permette, anche in un ambito delicato e decisivo come il controllo delle nascite, di evitare da un lato la lettura arbitraria della realtà e, dall’altro, di adeguare in modo saggio e prudente le indicazioni del magistero alle proprie condizioni personali, alla propria vita di coppia, alle condizioni sociali ed economiche del momento.
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