
Giuseppe Luigi Spiga ordinato vescovo - web
“Inviato a servire" è l’invito-ordine che il vero, unico, Buon Pastore trasmette a ogni vescovo con la successione apostolica. Don Giuseppe Luigi Spiga l’ha scritto nel suo stemma episcopale - Misit me servire - per riassumere e caratterizzare il significato profondo della nuova missione che gli viene affidata. «Un servizio - ha detto il cardinale Arrigo Miglio nell’omelia dell’ordinazione del nuovo vescovo di Grajaú, nello Stato brasiliano del Maranhão - che manifesta il Servizio donatoci da Gesù: “Io sono in mezzo a voi come colui che serve”; Gesù Figlio di Dio si è abbassato assumendo la condizione di Servo».
Il 18 maggio scorso la missione sacerdotale di don Spiga si è allargata a una nuova dimensione: da parrocchiale è diventata diocesana e universale, perché i vescovi collaborano con Papa al governo della Chiesa. Fino al mese scorso il ministero di don Spiga si era articolato in due archi temporali. Per dieci anni in diversi ambiti della vita diocesana di Cagliari: dalla formazione nei seminaristi minori e maggiori, alla pastorale nelle parrocchie di San Giorgio a Donori e Santa Lucia a Barrali, fino all’impegno sociale come direttore della Pastorale sociale e del lavoro. Ogni esperienza, ogni tappa, ha contribuito a formare un sacerdote dal cuore aperto, attento ai bisogni delle persone e capace di ascolto autentico. Dal 2008 forse la svolta più profonda è arrivata con la partenza per il Brasile, nella diocesi di Viana. Lì don Spiga si è recato come fidei donum, rispondendo a una chiamata missionaria coltivata da tempo.
«Non lasciatemi solo - ha scritto don Spiga in un messaggio rivolto alla diocesi di Cagliari qualche ora prima del rito dell’ordinazione episcopale, che si è svolto domenica a Grajaú - accompagnatemi con la preghiera». Vicino a lui fisicamente i genitori, con la storia e gli affetti della famiglia e di tutta Serramanna (centro agricolo a 30 chilometri da Cagliari dove il nuovo presule è nato 52 anni fa) e alcuni rappresentanti del clero cagliaritano.
Il cardinale Arrigo Miglio, arcivescovo emerito di Cagliari, nella sua lunga omelia, pronunciata in portoghese, ha esordito ringraziando e salutando la diocesi di Grajaù e il «nuovo vescovo - ha detto - che in questo giorno ho la gioia e l’onore, insieme agli altri vescovi presenti, di inserire nella successione apostolica della Chiesa Cattolica attraverso l’ordinazione episcopale. È una grande gioia stare in mezzo a voi».
«Essere discepoli di Gesù - ha continuato Miglio - vuol dire essere missionari, per condividere la luce e la gioia della sua Parola con coloro che non la conoscono o l’hanno dimenticata, ma anche per scoprire sempre di più le ricchezze della Parola di Dio attraverso la fede delle diverse comunità cristiane che incontriamo. È un servizio che libera e rende liberi, il servizio del Pastore che porta sulle sue spalle la pecora smarrita, ferita, scoraggiata, e ci dona il suo esempio e il suo Spirito perché tutti noi possiamo essere nella nostra società servi come Gesù, portando i pesi gli uni degli altri, portando i nostri fratelli feriti come ha fatto il buon Samaritano, l’altra icona che Gesù ci ha donato per aiutarci a comprendere la sua missione e la nostra. Con Maria cantiamo al Signore che ha guardato l’umiltà della sua Serva».
«Non sarò un vescovo da scrivania», ha detto don Spiga. Il suo desiderio è essere un Pastore tra la gente, presente, vicino, capace di ascolto. E per questo si affida ancora una volta ai laici, che considera «le braccia, i piedi, la preghiera del vescovo».