Tra i giovani in festa: «Ecco perché Acutis e Frassati sono i nostri santi»
di Redazione
L'emozione, l'eredità, il carisma dei due giovani santi raccontati dal "popolo" che ha partecipato alla Messa di canonizzazione. «Così saranno un riferimento per noi ogni giorno»

«Erano due giovani innamorati di Gesù». Le parole pronunciate da papa Leone XIV durante l’omelia nella Messa della loro canonizzazione sintetizzano lo stile dei nuovi santi Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis. Ad accoglierle, con lacrime e sorrisi, l’applauso di una folla di oltre 80mila fedeli che attendevano da mesi la celebrazione e che stamani l’hanno festeggiata come una «famiglia allargata». Così, almeno, ripetono molti dei presenti in piazza San Pietro.

«Per me Pier Giorgio è come un fratello – spiega Alessandro Della Monaca , 29 anni, membro dell’Azione Cattolica di Pitigliano (Grosseto), in prima fila in piazza San Pietro –. È un momento di festa molto emozionante: per questo sono in attesa da ore. Vorrei seguire l’esempio di Frassati, ci provo ogni giorno. Lui è riuscito ad arrivare alla santità attraverso piccoli gesti quotidiani». I piccoli gesti sono quelli che ha ricordato lo stesso Pontefice: ogni giorno, nella sua Torino, Frassati camminava con un carretto di beni di prima necessità da donare alle persone povere: «“Frassati impresa di trasporti” lo chiamavano i suoi amici», ha sottolineato con il sorriso Leone XIV. All’epoca, il santo aveva solo 23 anni.

«La santità non ha età: oggi ho imparato questo – commenta Asa, giovane filippina in Italia da anni –. La loro vita si è interrotta prestissimo (Frassati è morto a 24 anni per meningite virale e Carlo Acutis a 15 per leucemia, ndr), ma vederli proclamati santi dalla Chiesa di fronte a tutti noi in piazza San Pietro mi sprona a essere la versione migliore di me stessa per provare a essere santa». Al suo fianco, un gruppo di giovani dalla diocesi di Trani-Barletta-Bisceglie indossa una maglia verde con i volti dei due santi e il motto “Verso l’alt(r)o, connessi con il cielo”.

Giulio, 19 anni, spiega che quella frase coniuga entrambi gli «stili di santità» dei due ragazzi: «Pier Giorgio Frassati ripeteva ai suoi amici lo slogan “Verso l’alto”. Era un modo per spronarsi e spronarli a fare sempre qualcosa di meglio per gli altri». Il riferimento a Carlo Acutis, invece, ha a che fare con la «connessione». «Carlo era un nerd come me – spiega ridendo Giulio, che frequenta la facoltà di Informatica –. Ma la sua connessione era doppia: da un lato, era un ragazzo sempre vicino agli altri, anche tramite i dispositivi tecnologici; e, dall’altro, dialogava con Dio attraverso l’Eucarestia. Per me è una ispirazione».

Molti dei presenti in piazza San Pietro conoscono quasi a memoria la vita, le piccole gesta e le «imprese tecnologiche» di Carlo Acutis. Sono gli stessi, numerosi, che sventolava stendardi e indossava le magliette con il suo volto. Giusy Lecce è una di loro: «Sono venuta da Crotone per festeggiare la canonizzazione di Carlo Acutis con la mia famiglia – racconta –. Io ho una bambina di 15 anni, che è qui con me, e vedere che diventa santo un adolescente della sua età mi emoziona: mi ricorda che davvero la santità è vita vissuta, è una normalità come quella di mia figlia».

Giusy non è sola: migliaia di famiglie affollano la piazza con neonati nei passeggini, bambini per mano o adolescenti già alle prese con il cellulare. A guardarli, con le lacrime agli occhi, i loro genitori. «Questi due giovani santi sono un grande esempio per i nostri piccoli – spiega Irene, da Lecco, accanto alla figlia di 4 anni –. Ma il cambiamento deve venire prima dagli adulti. Pier Giorgio, che aiutava i poveri, e Carlo, che forniva pasti caldi ai senzatetto, hanno cambiato del tutto la mia fede. Non dobbiamo dimenticare noi genitori quello che diceva spesso papa Francesco, ovvero che tutti dobbiamo aspirare alla santità».

Ma i più chiassosi, in piazza San Pietro, sono gli adolescenti, pronti a intonare canti e cori a ogni parola del Pontefice. Il silenzio, assoluto, è arrivato solo al momento della proclamazione dei nuovi santi: «È stato un momento troppo importante per me per fare rumore – confessa Vito, 26 anni, da Bari –. Frassati e Acutis hanno cambiato la mia vita e la mia fede in tutti i sensi, quindi dovevo a loro questo momento di gratitudine. Adesso che sono santi posso dire che anche le scelte che ho fatto sul loro esempio, dallo studio al lavoro, sono scelte sante».
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