martedì 7 giugno 2022
Il cardinale Sandri inaugura in Romania la “Casa della misericordia” che accoglie chi fugge dalle bombe. «Così il Pontefice si fa presente»
La visita del cardinale Leonardo Sandri in Romania

La visita del cardinale Leonardo Sandri in Romania - Vatican

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Si chiama la “Casa della misericordia – Papa Francesco” ed è un punto d’accoglienza per i rifugiati che si lasciano alle spalle il dramma della guerra in Ucraina. Si trova a Blaj, cittadina di 20mila abitanti in Romania che ha spalancato le braccia a quanti fuggono dal Paese attaccato dalla Russia. Ad inaugurarla è stato il cardinale Leonardo Sandri, prefetto del Dicastero per le Chiese orientali, che fino a domenica scorsa è rimasto nella regione per portare il sostegno del Pontefice.

«Francesco arriva così ad essere presente con la sua paternità e la sua premura», ha detto il porporato aprendo la struttura realizzata con l’aiuto dell’associazione francese L’OEuvre d’Oriente e delle Chiese di Monaco e Friburgo, Augusta, Rottenburg-Stoccarda e Münster. Dopo il cardinale Konrad Krajewski, elemosiniere apostolico, e il cardinale Michael Czerny, prefetto del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, un altro porporato viene inviato dal Papa nelle terre dove il conflitto fa sentire i suoi effetti per portare alla gente la vicinanza del successore di Pietro. Una prossimità che Sandri ha voluto mostrare anche ai profughi, incontrati in più occasione nei cinque giorni del viaggio. «Ho detto loro che il Papa è vicino e soffre per quanto sta accadendo ».

E che se ancora non è potuto essere «fisicamente in Ucraina », la fraternità della Chiesa lo «rende evidente», ha spiegato a Vatican News. Se la meta della visita è stata la Romania, il cardinale argentino è entrato anche in Ucraina varcando il confine assieme al nunzio apostolico in Romania, Miguel Maury Buendìa, e ai vescovi greco-catto- lici romeni Vasile Bizau e Cristian Crisan. A Solotvino ha incontrato l’amministratore apostolico dell’eparchia ucraina di Mukachevo, Nil Yuriy Lushchak. «Siamo tante volte disarmati, impotenti vedendo questa triste, insensata e impensata situazione – ha evidenziato Sandri –. Ma sappiate che non siete soli. Malgrado tutte le difficoltà, le distruzioni, l’angoscia, non possiamo perdere la speranza.

Questa speranza deve darci forza per continuare a fare il bene ed essere sostegno per aspettare un giorno, il più presto possibile, la pace». Inoltre il prefetto del Dicastero per le Chiese orientali ha inviato un saluto all’arcivescovo maggiore della Chiesa grecocattolica ucraina, Svjatoslav Ševcuk, assicurando la solidarietà e la preghiera di Francesco e dell’intera Chiesa cattolica: «La nostra preghiera è ogni giorno per voi, per la pace, per la riconciliazione». È bastato riattraversare il fiume Tibisco per tornare in Romania e giungere nella città di Sighet diventata un avamposto solidale per gli sfollati. Qui sono stati distribuiti i generi di prima necessità portato con il camion di aiuti “vaticani” arrivati con il cardinale.

Metà del carico è andata al centro di accoglienza lungo la frontiera; e l’altra metà alle suore del monastero greco-cattolico della Madre di Dio che hanno trasformato la loro casa di spiritualità in una residenza per mamme e bambini rifugiati. «Il cuore del Papa – ha detto Sandri dialogando con le ospiti – non è soltanto un cuore aperto per aiutare, ma è anche un cuore che condivide le lacrime di tutti quelli che hanno dovuto lasciare la loro nazione a causa della guerra».

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