mercoledì 23 febbraio 2022
Il premier all'incontro dei vescovi e dei sindaci del Mare Nostrum. Pensiero per i giovani. Cambiamenti climatici, mancanza di lavoro e migrazioni i problemi. Il ruolo di pace delle religioni
Il premier Draghi interviene all'Incontro del Mediterraneo

Il premier Draghi interviene all'Incontro del Mediterraneo - © Siciliani-Gennari/CEI.

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Nella città del Poeta per eccellenza, il rifiuto della guerra non poteva che essere proclamato con le parole di un altro grande poeta “in questo momento in cui soffiano inquietanti venti di guerra dall’Ucraina”. “Sei ancora quello della pietra e della fionda, uomo del mio tempo”, scriveva qualche decennio fa Salvatore Quasimodo. Il cardinale Gualtiero Bassetti lo cita. Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, sembra quasi cogliere la palla al balzo e rilancia: “Gli eventi in Ucraina ci portano a ribadire che le prevaricazioni e i soprusi non devono essere tollerati. Possa il vostro messaggio di pace diventare anche il nostro e risuonare forte laddove si cerca lo scontro e si rischia la guerra”.

Il pensiero di tutti è naturalmente per la crisi al confine russo-ucraino. E da Kiev giunge anche il saluto dell’arcivescovo maggiore Svjatoslav Ševčuk, che non è potuto intervenire. Ma è soprattutto sotto le volte del convento di Santa Maria Novella, che la sessione di apertura dell’Incontro dei vescovi e dei sindaci del Mediterraneo diventa subito un auspicio di pace per tutto il mondo. Dialogano in pratica il presidente della Cei, che questo appuntamento ha voluto fortemente, e il premier, che vi prende parte con un discorso che sembra la riproposizione di una verità a suo tempo proposta da Paolo VI con la Populorum Progressio: . Dice infatti Draghi: “La stabilità e la pace si organizzano nelle istituzioni, ma si costruiscono nel contrasto quotidiano alle diseguaglianze, all’odio e all’ignoranza. Penso alle politiche di integrazione e vicinato, agli investimenti infrastrutturali: tutti processi che favoriscono la crescita e lo sviluppo. Alcuni progetti incidono direttamente sulla vita nelle città: migliorano la qualità delle abitazioni, programmano lo sviluppo urbano, favoriscono la costruzione di nuove infrastrutture. Altri – aggiunge il premier - contribuiscono a tutelare la natura e la biodiversità, come i progetti di conservazione finanziati dall’Unione europea, anche grazie alla collaborazione tra università e centri di ricerca”. Perciò “le autorità civili e religiose hanno un ruolo fondamentale nel coltivare un senso di responsabilità diffuso senza il quale questi progetti non possono avere successo”.

Il premier Draghi interviene all'Incontro del Mediterraneo

Il premier Draghi interviene all'Incontro del Mediterraneo - © Siciliani-Gennari/CEI.

Il pensiero del presidente del Consiglio si rivolge soprattutto alle nuove generazioni. Il Mediterraneo sia "un mare di opportunità".Quando parliamo di diritti nel Mediterraneo, dobbiamo riferirci soprattutto ai giovani. La proporzione di ragazze e ragazzi con meno di 15 anni sul totale della popolazione in Medio Oriente e nel Nord Africa è circa il doppio rispetto alla media dell’Unione Europea. Quella di over 65 è appena un quarto”. I giovani però “si scontrano con un mercato del lavoro che li lascia spesso ai margini. Il tasso di disoccupazione giovanile nella regione è il più alto al mondo e in alcuni Paesi supera il 40% per le ragazze”.

Anche per il loro futuro dunque bisogna affrontare i problemi che oggi minano il futuro e lo sviluppo. I cambiamenti del clima, ad esempio, la siccità, l’aumento dei livelli del mare, le ondate di calore, l’inquinamento da plastiche e rifiuti, il rischio di incendi. “L’emergenza climatica ci impone di accelerare nella transizione ecologica, in modo rapido ma sostenibile per cittadini e imprese, nota ancora Draghi, che invita: “Dobbiamo aiutare in particolare i più deboli a sostenerne i costi”. Ma soprattutto, questi problemi, uniti alle difficoltà lavorative, sottolinea il premier, diventano causa dei fenomeni migratori. E in questa prospettiva “il mar Mediterraneo ci ricorda che ciò che accade nell’Egeo riguarda anche il Tirreno, ciò che avviene al largo della Tunisia o della Libia si ripercuote sulle coste della Sicilia”. Più volte in passato, aggiunge, “ho ribadito l’importanza di una gestione condivisa, equilibrata e umana delle migrazioni. Condivisa – spiega Draghi - perché, senza un’assunzione di responsabilità collettiva, l’azione europea non potrà mai essere giusta ed efficace. Equilibrata, perché non basta contrastare i flussi illegali, ma serve curare con attenzione l’accoglienza. E umana, perché non possiamo essere indifferenti rispetto alle sofferenze dei migranti”.

Il presidente del Consiglio conclude riconoscendo “il ruolo fondamentale delle autorità religiose” nel costruire una cultura di dialogo e di ascolto tra culture e fedi diverse. Oggi, come in passato – dice -, avvertiamo la necessità della vostra opera di bene, dell’educazione all’amore, che rappresenta l’essenza della fede. L’amore per sé stessi, senza cui viene meno il rispetto della dignità umana. L’amore per la propria cultura, che non ammette l’intolleranza, ma è stimolo alla curiosità. L’amore per la propria comunità, che si esprime nella solidarietà e la cura per gli altri”. Cita poi “la tutela delle minoranze religiose, che ancora oggi incontrano limiti alla libertà di culto, anche nel Mediterraneo”. E ricorda però che “le comunità cristiane e religiose offrono molti esempi di amicizia, fraternità e apertura nei confronti delle altre fedi monoteiste”, come è testimoniato dal “rapporto che lega papa Francesco al patriarca Bartolomeo” e dai “viaggi apostolici del Santo Padre, dagli Emirati Arabi all’Iraq alla Grecia”. “Voglio esprimere – afferma congedandosi tra gli applausi - la mia riconoscenza per il vostro impegno a favore del dialogo e il mio auspicio perché possiate continuare in questa missione”.

La sessione inaugurale tocca così il suo culmine. In precedenza il saluto del sindaco di Firenze, Dario Nardella. “Questo incontro – ricorda - sarà una grande opportunità per tutti noi. L’unione di diversi volti: laico e spirituale”. E gli interventi di monsignor Antonino Raspanti, vescovo di Acireale e vicepresidente della Cei, che cuce insieme i diversi momenti, alla presenza dell’arcivescovo di Firenze, cardinale Giuseppe Betori, cui i presenti testimoniano con un applauso il grazie per l’ospietalità e il grande sforzo organizzativo sostenuto dalla diocesi.

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