
Offanengo, diocesi di Crema: don Nicholas Sangiovanni, il vicario parrocchiale con i giovani dell’esperienza “Fare Casa”, ritratti nella cappella dell’oratorio - .
Un viaggio tra i mille volti della «Chiesa in uscita», una comunità di fede con le porte aperte a quanti sono in cerca del senso della vita e sempre al fianco dei più fragili. È la nuova campagna della Cei “Chiesa cattolica italiana. Nelle nostre vite, ogni giorno”, che racconta una presenza fatta di piccoli gesti, di mani tese, di momenti di conforto che trasformano le difficoltà in speranza. Come una casa accogliente, una famiglia che unisce, una comunità che ascolta, la Chiesa risponde alle domande di chi ha bisogno di sostegno e di un punto di riferimento. Tante storie come quella che raccontiamo in questo articolo. La campagna ricorda l’impegno quotidiano dei sacerdoti e delle comunità loro affidate. L’azione visibile della Chiesa cattolica è un’opera corale per accompagnare la crescita umana e spirituale di ogni persona, senza smettere di offrire sostegno ai più vulnerabili.
Il catechismo, il Grest, le proposte di formazione, spiritualità e ascolto della Parola rivolte alle diverse fasce d’età, le attività sportive e aggregative, il bar, lo “Spazio Compiti”, la compagnia teatrale, il gruppo raccolta carta che aiuta le missioni, le esperienza di vita fraterna per i giovani – che qui imparano a “Fare Casa”, come si chiama l’iniziativa loro dedicata –, l’accoglienza di famiglie in difficoltà, l’educativa di strada per ragazzi “alla deriva”... Che cosa sarebbe Offanengo – e come sarebbe più povero e fragile, questo borgo di pianura in diocesi di Crema – senza il suo oratorio?
Ma soprattutto: che cosa sarebbe questo grande oratorio – intitolato a san Giovanni Bosco, costruito con molti sacrifici nel cuore del paese, di fronte alle scuole, aperto nel 2012 – senza la comunità che lo “abita” e lo rende vivo e accogliente? Sono le domande che nascono spontanee, visitandolo e incontrando quanti vi sono impegnati. E la cosa straordinaria è che tutto questo fervore di attività e di prossimità – com’è esperienza comune in tante parrocchie lombarde, dove l’oratorio è tradizione ancora vitale e feconda – si presenta con il volto dell’ordinarietà. Ha l’aspetto e il profumo del pane quotidiano. Lo diamo per scontato. Ma non potremmo farne a meno.
«L’oratorio è punto di riferimento riconosciuto da tutti, dalla comunità parrocchiale come dalle realtà civili e laiche del paese», testimonia don Nicholas Sangiovanni, prete dal 2017, dal 2020 vicario parrocchiale a Offanengo – seimila abitanti, che con le parrocchie di Bottaiano e Ricengo forma l’unità pastorale Emmaus. «Siamo aperti sette giorni su sette, dodici mesi all’anno: cosa sarebbe Offanengo senza il suo oratorio?», incalza Pietro Tessadori, 21 anni, studente di Linguaggi dei media alla Cattolica di Milano e responsabile degli educatori dell’Azione Cattolica ragazzi.
Dal cortile con i giochi per i bambini agli spazi per il calcio, il basket e il beach volley, dalla grande sala polifunzionale che fa da teatro, palestra e luogo di culto, al bar, dalla cappella alle aule per il catechismo e il doposcuola, fino all’alloggio per il vicario parrocchiale e agli spazi per “Fare Casa” che gli stanno a fianco, «la struttura è nuova e grande – dice il sacerdote guidandoci nella visita –. Ma quello che tiene tutto in piedi sono i cento volontari, volto di una comunità che crede nel suo oratorio. Grazie a loro questo è un luogo aperto, accessibile, accogliente; è luogo di educazione, condivisione, fraternità, d’incontro fra generazioni, che qui collaborano, e fra culture, in questa Offanengo sempre più multietnica. Ed è luogo d’incontro col Vangelo, che ci chiama a prenderci cura dei più piccoli: tali non solo per l’età, ma anche per le fragilità, i bisogni, i problemi».
Come si fa con l’educativa di strada, «un lavoro in rete partito nel 2024 che coinvolge oratorio, Comune, società sportive e forze dell’ordine, rivolto a ragazzi e ragazze che vivono problemi e devianze, dal consumo di sostanze allo spaccio al vandalismo, che vengono spesso da situazioni familiari difficili e in molti casi hanno lasciato gli studi – spiegano don Nicholas e Pietro –. Grazie a un bando che finanzia un progetto biennale, disponiamo di educatori professionisti che cercano di “agganciare”, ascoltare, affiancare, quei ragazzi, per aiutarli ad aprire prospettive nuove – anche ricorrendo a professionalità ulteriori, come quelle del Consultorio diocesano, che fra le sue proposte ha percorsi sull’affettività e la sessualità».

Offanengo: la sala polifunzionale dell’oratorio “San Giovanni Bosco” gremita per la Messa celebrata in occasione dell’annuale “Settimana dell’Oratorio” - .
Altro volto di questo “prendersi cura” è lo “Spazio Compiti”, «rivolto ai bambini delle elementari e avviato più di dieci anni fa», racconta la referente, Maria Antonietta Cremonesi. «Gli iscritti sono 38, quasi tutti figli di famiglie straniere, in maggioranza indiane, ma anche marocchine ed egiziane. E c’è pure una bimba ucraina. Al loro servizio – in questo spazio aperto a tutti e gratuito – si alternano 23 persone fra adulti e studenti di superiori e università. Tutti volontari: come le tre studentesse indiane che, da bambine, hanno beneficiato dello “Spazio Compiti” e ora si sono messe a disposizione dei più piccoli». E dice della forza “generativa” di questa comunità anche la giovane che ha avuto ruoli di servizio e responsabilità in oratorio e che si è sentita chiamata alla via della vita consacrata nelle Suore Adoratrici di Rivolta d’Adda.
Esperienza bella e partecipata di vita fraterna in oratorio è “Fare Casa”, che coinvolge fino a venti ragazzi alla volta: per una settimana, al secondo piano, condividono gli impegni della vita quotidiana, come lo studio, i momenti di servizio (preparare la cena, fare le pulizie) e di preghiera. «Negli stessi spazi, in passato, abbiamo accolto due famiglie ucraine, una mamma col figlio in situazione di difficoltà e alcuni giovani in accordo con i servizi sociali», ricorda don Nicholas.

Offanengo: durante la “Settimana dell’Oratorio” i bambini del paese sono invitati a fare colazione insieme, poi a pregare nella cappella dell’oratorio prima di andare a scuola - .
“Colonna” della proposta oratoriana è il Grest: fino a 250-300 gli iscritti e 70-90 gli animatori, «con la Messa ad aprire ogni giornata alle 7,30 e l’edizione dell’estate 2024 dedicata a Maddalena di Canossa nel 250° della nascita», sottolinea il vicario parrocchiale. Altra proposta forte: la Settimana dell’oratorio «che si svolge con la festa di san Giovanni Bosco, coinvolge tutte le fasce d’età e vede 150 ragazzi di elementari e medie qui, ogni mattina, a fare colazione e pregare insieme prima di andare a scuola. In sintonia col Giubileo abbiamo dedicato la Settimana 2025 al tema “Oratorio porta aperta”: a Dio, alla speranza, alla pace, alla carità...». Il gruppo catechisti è formato soprattutto da educatori di Acr: «a Offanengo la l’Ac è radicata e vivace, grazie ai loro percorsi parecchi ragazzi anche dopo la Cresima continuano a “sentirsi a casa” in oratorio e nella comunità cristiana».