domenica 20 aprile 2025
Nella notte di Pasqua molti giovani e adulti hanno ricevuto il Battesimo nelle chiese italiane. Le loro voci dimostrano che oggi ha ancora senso credere nel Dio di Gesù Cristo. Ecco chi sono
Il gruppo dei catecumeni di Vicenza assieme al vescovo Brugnotto, ai catechisti e a don Casarotto, responsabile del servizio per il catecumenato

Il gruppo dei catecumeni di Vicenza assieme al vescovo Brugnotto, ai catechisti e a don Casarotto, responsabile del servizio per il catecumenato - .

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Hanno storie di conversione, vengono da un cammino esistenziale impegnativo, hanno riscoperto il messaggio del Risorto grazie a testimoni incrociati nella quotidianità: sono tanti i percorsi che portano oggi giovani e adulti a chiedere il Battesimo, ma ognuno di loro ricorda con chiara evidenza che senso ha oggi essere cristiani. La bellezza e la freschezza della ricerca che anima questi nuovi cristiani è un monito a quanti vivono la fede come un dato acquisito e forse un po’ sbiadito. Anche se in Italia non ci sono i numeri sorprendenti della Francia, con quasi 18mila Battesimi a Pasqua, anche nelle diocesi della Penisola la Veglia di ieri sera ha visto numerosi giovani e adulti ricevere i sacramenti dell’iniziazione cristiana. Le loro vicende, in questo «mondo a pezzi», come l’ha definito il Papa, sono un segno di speranza non solo per la Chiesa, ma per l’intero Paese.

A Vicenza, ad esempio, i catecumeni adulti che hanno scelto di diventare cristiani provengono da vari Paesi, come Camerun, Ghana, Costa d’Avorio, ma molti hanno origini albanesi: sono i migranti degli anni ’90 oppure i loro figli. Per Alba, trentenne impiegata nell’ufficio legale di un’azienda, diventare cattolica «è dare corpo a un bisogno che sentivo da sempre. La mia famiglia è ortodossa, ma sono stata sostenuta nella mia scelta. Era un pensiero costante e tutta la mia famiglia ha deciso di essere presente: due dei miei fratelli sono venuti appositamente dall’estero per questo momento così importante per me. È proprio un cammino di guarigione», racconta entusiasta. Un cammino che Alba ha condiviso in particolare con la comunità parrocchiale di Arzignano.

L’emozione è tanta anche per Teuta, operatrice sociosanitaria, che dopo altri tentativi non conclusi per varie difficoltà, questa volta è arrivata a ricevere i sacramenti nella chiesa della Santissima Trinità di Schio. «Mi sento come i bambini quando iniziano a camminare perché mi stupisco per ogni cosa. Era qualcosa che dovevo fare, perché non potevo più stare senza», racconta. Teuta lascia trasparire il desiderio di dare un significato profondo alle vicende che la vita le ha riservato, un senso che ha trovato nel catecumenato, anche grazie alla sua catechista e madrina, Linda. «Accompagnare Teuta mi ha aiutata molto nel mio cammino di fede – spiega la stessa Linda –. Quando si cresce in una parrocchia svolgendo tanti servizi, si rischia di dare per scontato qualcosa, ma spiegare ogni dettaglio a chi si affaccia per la prima volta alla fede cristiana, spinge anche noi a cercare significati nuovi e a trovare un gusto diverso nella fede».

Cabrel, minore non accompagnato del Camerun, ha trovato nell’amore di Dio la forza per vivere la vita con semplicità ed autenticità, nonostante le tragedie sperimentate sulla propria pelle. «Da quando ho iniziato il catechismo, mi sento molto libero di cuore. Ho deciso di cercare la vita eterna», ha raccontato in una recente testimonianza. Un tratto, la bellezza del cammino fatto proprio grazie al gruppo del catechismo che accomuna tutti i racconti dei catecumeni.

«Quando saranno grandi, decideranno da sé», dicono oggi sempre più genitori, evitando forse la responsabilità di scegliere per i propri figli la vita di fede. Un “vuoto” educativo, però, che alle volte i giovani hanno il coraggio di riempire, decidendo di diventare cristiani. È il caso di quattro giovani di età compresa tra i 25 e i 32 anni dell’arcidiocesi di Udine: tre di loro, ieri sera nel corso della Veglia pasquale in Cattedrale, hanno ricevuto i sacramenti dell’iniziazione cristiana. Il quarto sarà battezzato il 1° giugno. «Le tre giovani, assieme al quarto catecumeno – affermano i responsabili del Servizio diocesano per il catecumenato – con ogni probabilità fanno parte della prima generazione a cui i genitori hanno demandato la scelta di fede».

Come nel caso delle due sorelle Sofia ed Evelyn De Crignis: mamma ungherese e padre friulano (carnico, per la precisione), sono state battezzate insieme. Evelyn, 25 anni e mamma di due bambini di 5 e 1 anno, vive a Forni Avoltri, nel cuore della Carnia; Sofia, di tre anni più grande, abita pochi chilometri più in là, a Sappada. «Due eventi ci hanno unite moltissimo – spiegano – e sono la morte di nostro padre, una decina di anni fa, e la nascita dei due bambini di Evelyn». Nate in una famiglia non praticante, le ragazze confermano di aver scelto in autonomia, da adulte, di aderire alla fede cattolica. «Dopo la nascita dei bambini è stata Sofia a incoraggiare Evelyn a guardare la vita con occhi nuovi, comprendendo anche la dimensione della fede». Il loro primo interlocutore è stato il parroco delle due comunità di montagna, don Gianluca Molinaro. E gli ultimi passi, insieme agli altri catecumeni, sono stati compiuti con il supporto del Servizio per il catecumenato. «Non è cosa da poco viaggiare da Sappada a Udine, la sera, per partecipare agli incontri di preparazione», scherzano le sorelle. Cartina geografica alla mano, ci sono circa cento chilometri tra partenza e arrivo, metà dei quali su strade di montagna. «Ma non ci è pesato: ne è valsa la pena»

Con loro è stato battezzato anche Bensu Daglioglu, 28 anni, nata in una famiglia musulmana di Adana, in Turchia. Per lei la “scintilla” con la fede cattolica è giunta grazie al marito, friulano, operatore pastorale in una parrocchia poco a nord di Udine. All’università a Smirne, Bensu ha iniziato a conoscere il cristianesimo grazie alle compagne di studi. Un interesse cresciuto quando, spostatasi in Grecia, la giovane ha conosciuto l’attuale marito. «Mi ha colpito la serenità che egli trae dalla fede», ha affermato. Dalla Turchia in Grecia, poi in Slovenia e in Italia per lavoro. Giunta in Friuli, la giovane ha chiesto di iniziare a seguire il catechismo, con il supporto del Servizio diocesano per il catecumenato e del vincenziano padre Claudio Santangelo, «che ha avuto un ruolo fondamentale nel mio percorso. Gli sono grata per il suo supporto e la sua guida», nota la giovane. Tre volti, insomma, che mostrano una generazione ancora capace di cogliere il senso della fede cristiana,

In questi itinerari umani e spirituali molto spesso un ruolo determinante lo hanno i testimoni, che hanno saputo mostrare il volto luminoso del Vangelo. Come è successo nella vita di Tamara: la sua storia arriva da Ancona.

Era una dei numerosi bambini bielorussi segnati dal disastro di Chernobyl, accolti dall’amore di tante famiglie anche in Italia. Oggi ha vent’anni e porta i segni di un’infanzia piena di sofferenze, a partire dai problemi dei genitori, che l’hanno portata, a tre anni, con i suoi tre fratelli, a finire prima in un orfanotrofio, poi in affido a una signora di religione battista, e infine in una casa famiglia.

La svolta, a 8 anni, con l’arrivo in Italia grazie ai progetti di assistenza per i bambini nati sotto il pericolo delle radiazioni nucleari. Nelle Marche, Tamara conosce Sonia, sposata senza figli, che se la prende a cuore, vorrebbe adottarla, ma non può perché non ha 18 anni. Così entra in gioco la “fantasia di Dio”, perché Sonia aveva avuto come insegnante di religione Stefania, che ritrova, poi, anche nella comunità parrocchiale anconetana dei Santi Cosma e Damiano. «Non può essere un caso – dirà poi Tamara –. Qualcuno ci ha guidato». Ne nasce un bellissimo rapporto: «Fin dai primi incontri di evangelizzazione e precatecumenato, spiega Stefania, ho constatato la sua ottima conoscenza della Bibbia: riusciva a citare con agilità capitoli e versetti». Nel tempo è cresciuto anche il desiderio di far parte della comunità, che l’ha accompagnata fino al Battesimo, ricevuto questa notte nella Cattedrale di San Ciriaco, durante la veglia presieduta dall’arcivescovo di Ancona-Osimo, Angelo Spina. «Ogni battesimo – commenta ancora Stefania – è segno dell’amore di Dio, che continua nella storia la sua storia con noi. Quando tutto ciò avviene in una persona adulta, che decide consapevolmente di aderire a quell’amore, è un evento speciale». E colpiscono anche le parole con cui Tamara si è presentata al parroco, don Alessio Orazi: «Poca gente oggi crede in Dio e spesso chi non crede condiziona chi crede. È successo anche a me e pensavo: “Se Dio è così buono, perché mi fa soffrire così tanto?” Ma il Vangelo mi ha fatto scoprire un Dio che non mi lascia sola davanti alle prove e che mi lascia libera di credere o no in lui. Questo è il Dio in cui io oggi ho deciso di credere».

Hanno collaborato Naike Monique Borgo, Giovanni Lesa, Vincenzo Varagona

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