martedì 28 settembre 2021
Posti davanti all’altare della Basilica di San Petronio, assieme all’urna che ne conserva i resti, le reliquie sono l’emblema della vita e del martirio del giovane parroco "angelo di Marzabotto"
Don Fornasini

Don Fornasini - archivio Avvenire

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La bicicletta che don Giovanni Fornasini usava per andare su e giù per le colline bolognesi a portare conforto e aiuto a chi aveva bisogno e per difendere chi rischiava la vita: e gli occhiali e l’aspersorio che furono ritrovati sul suo corpo, massacrato dalla furia omicida dei nazisti. Posti davanti all’altare della Basilica di San Petronio, assieme all’urna che ne conserva i resti, queste reliquie sono state, domenica, l’emblema della vita e del martirio di don Fornasini, proclamato beato dal cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle cause dei santi, delegato del Papa. Ha concelebrato il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, e tanti presbiteri e vescovi tra cui monsignor Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea, 97 anni, compagno di Seminario di Fornasini.

CHI E' DON FORNASINI

Il cardinale Semeraro ha letto la Lettera apostolica di beatificazione firmata da papa Francesco, nella quale si stabilisce che la memoria del nuovo beato venga celebrata il 13 ottobre, giorno della sua morte. «Don Fornasini – ha detto Semeraro nell’omelia - è stato un profeta dell’inclusione, odiato dai banditori della discriminazione. Curando gli sfollati non smise mai di pregare con la gente. Soprattutto moltiplicava gli sforzi per evitare ulteriori spargimenti di sangue. Così, la violenza evitata alle pecorelle ha colpito il pastore, diventando odio alla sua mediazione sacerdotale». E il presule ha anche voluto ringraziare il cardinale Zuppi perché lo ha invitato a visitare, prima della celebrazione, i luoghi dove è vissuto don Fornasini, per comprendere bene la sua figura e la sua santità. Commosso il ringraziamento del cardinale Zuppi, che ha sottolineato: «Don Giovanni ci trasmette, senza lezioni e paternalismi, entusiasmo e passione e una santità semplice e mite, accogliente, generoso, dolce e mite in tutte le occasioni come deve essere il cristiano. Don Giovanni ci insegna nelle pandemie a restare cristiani, cioè umani, attenti alle sofferenze degl’altri. Si chiedeva: “Cosa avrebbe fatto Gesù?". Ci aiuta a fare quello che Lui avrebbe fatto o detto, perché “ogni cosa sottratta all’amore è sottratta alla vita”».

Anche papa Francesco aveva ricordato il nuovo beato don Fornasini dopo l’Angelus domenicale. «Parroco zelante nella carità, non abbandonò il gregge nel tragico periodo della seconda guerra mondiale, ma lo difese fino all’effusione del sangue. La sua testimonianza eroica ci aiuti ad affrontare con fortezza le prove della vita».

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