venerdì 19 giugno 2020
Alla Lateranense un percorso biennale di licenza per educare gli uomini di fede al dialogo. Sarà coordinato da monsignor Lorizio
Giuseppe Lorizio

Giuseppe Lorizio - .

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La teologia può essere interconfessionale? Nella Facoltà teologica della Pontificia Università Lateranense ne sono talmente convinti da lanciare – a partire dall’anno accademico 2020-21– un percorso biennale di licenza (equivalente alla laurea magistrale) in 'Teologia interconfessionale', la cui programmazione è stata messa a punto da un comitato scientifico, coordinato da monsignor Giuseppe Lorizio (che alla Lateranense è ordinario di teologia fondamentale) e formato da rappresentanti delle diverse confessioni cristiane. Un’iniziativa che nello scorso ottobre, quando il Papa si recò nel «suo» ateneo, ha ricevuto la piena approvazione anche da Francesco. «Cercare ed esplorare ogni opportunità per dialogare non è solo un modo per vivere o coesistere, ma piuttosto un criterio educativo – disse il Pontefice in quella occasione –. In questa linea trova giusta collocazione il percorso di studi in teologia interconfessionale avviato in questa Università. Andate avanti, con coraggio.

Quanto abbiamo bisogno di uomini di fede che educano al vero dialogo, utilizzando ogni possibilità e occasione». Ora tutto è pronto per dare avvio al progetto. E oggi (come riferiamo più ampiamente a parte) ci sarà la presentazione ufficiale. Ma il lavoro di preparazione ha richiesto un anno di incontri seminariali, nei quali i promotori si sono interrogati sul senso e la struttura dell’iniziativa accademica, giungendo all’individuazione di sei moduli, entro i quali situare i diversi corsi: storico- patristico, biblico-fondamentale, dottrinale dogmatico, etico-morale, liturgicocultuale e missionario.

L’itinerario sarà interconfessionale e interdisciplinare, specie grazie alle tavole rotonde conclusive di ogni modulo, muovendosi così nell’orizzonte del dettato della Veritatis Gaudium di papa Francesco. «Ciò che qualifica la proposta accademica, formativa e di ricerca del sistema degli studi ecclesiastici – sottolinea un comunicato stampa – è il principio vitale e intellettuale dell’unità del sapere nella distinzione e nel rispetto delle sue molteplici, correlate e convergenti espressioni ». Inoltre il cammino scientifico verrà accompagnato da momenti di preghiera comune, per esempio in occasione della Settimana dell’unità dei cristiani, del Natale, della Pasqua e di altre occasioni, con il coinvolgimento della cappellania universitaria.

Secondo i promotori del percorso di teologia interconfessionale, «non si tratta tanto di fornire competenze, ma soprattutto di educare a una forma mentis teologica, che faccia leva sulla necessità di abituarsi ad una teologia cristiana, che fonda e costituisce l’orizzonte delle diverse Chiese». In sostanza il biennio intende preparare persone che, tornando nelle loro comunità di origine, sappiano animarle e servirle nello spirito della 'cultura dell’incontro', cara a papa Francesco. Perciò, conclude la nota stampa, «una dimensione trasversale dell’intero percorso sarà quella dell’evangelizzazione e della missione nel mondo contemporaneo che abbia a cuore il futuro del cristianesimo». Il professor Lorizio richiama a questo proposito l’immagine bergogliana dell’ospedale da campo, come metafora della Chiesa. Essa «ci sta insegnando che c’è bisogno di personale qualificato e di laboratori di ricerca ». Da un lato, dunque, «la ricerca teologica, in quanto équipes di ricercatori di diverse discipline e delle diverse confessioni cristiane sono chiamate a collaborare in vista di una sempre più profonda comprensione del mistero di Cristo e delle modalità più consone perché il messaggio possa innestarsi nell’areopago contemporaneo».

Dall’altro «la formazione, per cui ci rivolgiamo – precisa il coordinatore – a presbiteri, diaconi, operatori pastorali, religiosi e religiose, laici delle diverse confessioni, perché acquisiscano in questo percorso non solo competenze, ma soprattutto una mentalità dialogica nella prospettiva della teologia innanzitutto 'cristiana' ». Per questo ciascun corso sarà tenuto da tre docenti, uno cattolico, uno evangelico e uno ortodosso. Fulvio Ferrario, decano della Facoltà teologica valdese, è tra questi e si occuperà di escatologia. «È un’iniziativa nuova che continua la tradizione di collaborazione con la Lateranense, rafforzatasi anche in occasione del cinquecentenario della Riforma. I tradizionali dialoghi rimangono, ma parlare di teologia in prospettiva ecumenica significherà cercare insieme in un campo in cui, finora, non c’era un dialogo stratturato come questo, anche se le nostre convinzioni non sono conflittuali». Ferrario si dice fiducioso anche delle ricadute pastorali del percorso.

«Abbiamo bisogno di allargare gli orizzonti, non ponendo steccati». E in una situazione come quella italiana «ciò significa – spiega il decano della Facoltà teologica valdese – uscire da schemi precostituiti e arrivare a un rapporto 'spregiudicato' con la teologia cattolica, per gli evangelici. Mentre per la Chiesa cattolica prendere atto che esiste una riflessione teologica esterna alla sua tradizione ». In un’epoca di identità divisive, conclude Ferrario, «questa apertura di porte e finestre può diventare una bella testimonianza » unitaria. E di tensione verso l’unità parla anche il reverendo Francisco Alberca, vicario della Chiesa episcopale americana di Roma (San Paolo entro le Mura a via Nazionale). «La specializzazione in teologia interconfessionale è una meravigliosa idea ecumenica, che può dare nuovo impulso al cammino verso l’unità». Alberca si occuperà di cattolicità, anglicanesimo e Chiesa di Stato. «Spiegherò – dice – che non è Regina la guida della Chiesa anglicana, ma l’arcivescovo di Canterbury. E che per noi è importante anche il magistero del Papa».

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