sabato 18 dicembre 2021
La Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti ha risposto ai dubbi intorno al Motu proprio "Traditionis custodes"
Il cardinale Arthur Roche

Il cardinale Arthur Roche - Foto Siciliani

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Il Prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti Arthur Roche ha risposto ai dubia (LEGGI QUI) sollevati da alcuni vescovi circa l’applicazione del Motu proprio Traditionis Custodes, che ha ristretto di fatto l’utilizzo del Summorum Pontificum promulgato da papa Benedetto XVI.

Il Prefetto rimarca come sia «triste vedere come il vincolo più profondo di unità – la partecipazione all’unico pane spezzato che è il suo corpo offerto perché tutti siano uno – diventi motivo di divisione: è compito dei Vescovi, cum Petro et sub Petro, custodire la comunione, condizione necessaria per poter partecipare alla mensa eucaristica».

Nel documento si ribadisce per esempio che non è possibile tornare ad usare libri liturgici che erano stati abrogati e anche per la formula del Sacramento della Cresima si ricorda che vale solo quella introdotta nel 1971. Per le Letture, che dovranno essere pronunciate in lingua "vernacola", si deve utilizzare direttamente la Bibbia perché non può essere autorizzata "nessuna pubblicazione di Lezionari in lingua vernacola che riporti il ciclo di letture del rito precedente".

Quanto ai nuovi sacerdoti, il vescovo non potrà dare direttamente facoltà di celebrare come si faceva sessant'anni fa. La richiesta deve passare per la Sede apostolica. E «si incoraggiano tutti i formatori dei Seminari ad accompagnare i futuri diaconi e presbiteri nella comprensione e nell'esperienza della ricchezza della riforma liturgica voluta dal Concilio Vaticano II», si sottolinea nel documento lasciando intendere che è opportuno evitare che i giovani facciano un salto indietro ai riti precedenti la riforma del 1962.

Tornado invece ai sacerdoti che invece potranno, su concessione del vescovo, celebrare nel rito antico, si specifica che «la facoltà di celebrare con l'uso del Missale Romanum del 1962 può essere concessa ad tempus» per verificare che sia stata utilizzata in maniera consono alle indicazioni di papa Francesco.

Un parroco o un sacerdote che è stato autorizzato dal vescovo a celebrare secondo il rito antico, nei giorni feriali, non può celebrare due Messe, una con il rito post-conciliare e una con il rito antico né potrà celebrare due Messe in un giorno con ilrito antico per diversi gruppi di fedeli.

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