sabato 25 aprile 2020
La Conferenza episcopale regionale: «Per poter donare all'uomo il pane che fa vivere è necessario tornare a celebrare, a partire dall'Eucarestia e dall'accompagnamento alla morte di una persona cara»
Rito della sepoltura a Ponte San Pietro (Bergamo)

Rito della sepoltura a Ponte San Pietro (Bergamo) - Fotogramma

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«Ora è tempo di guardare al futuro. Per i mesi che verranno si fa più evidente che occorre offrire un pane necessario per vivere, un pane senza il quale l’uomo e la società tutta va incontro alla morte». I vescovi della Lombardia ringraziano tutti i “samaritani” di questo tempo d’epidemia; pregano per le tante vittime, fra cui molti sacerdoti, che il Covid–19 ha provocato nella regione; ricordano il ruolo prezioso delle Caritas dentro la crisi sociale, economica e occupazionale innescata dall’emergenza coronavirus; e con lo sguardo rivolto al tempo che verrà, perché sia davvero un tempo di ricostruzione e rinascita per ogni persona e per ogni comunità, auspicano la ripresa della vita liturgica. «A partire dall’eucarestia e dall’accompagnamento a quel momento così umano e doloroso che è la morte di una persona cara». Sempre «nel pieno rispetto delle norme sanitarie».
Un grazie a tutti i “samaritani”. È in videoconferenza, come esige l’emergenza Covid–19, che venerdì 24 aprile i vescovi lombardi si sono confrontati per «offrire un contributo al bene dell’uomo e del Paese in previsione della cosiddetta “fase 2”, nella quale si prevede l’apertura di diverse attività con nuove regole», spiega una nota diffusa sabato 25 e pubblicata in www.chiesadimilano.it con il titolo «Non di solo pane vivrà l’uomo». Non è la prima volta che i vescovi della regione prendono la parola insieme, in questo tempo d’epidemia. Stavolta lo fanno per rinnovare anzitutto il loro grazie ai medici, agli infermieri, al personale sanitario, alle forze dell’ordine e a tutti coloro che, con ruoli e responsabilità differenti, si sono presi cura degli altri e del bene comune.
Con le famiglie in lutto. E nella povertà. I pastori «esprimono una intensa e affettuosa vicinanza alle molte famiglie provate dal dolore per la morte in solitudine dei propri cari. Hanno celebrato e pregato per i loro defunti, così come hanno pregato e pianto la morte di tanti preti, vero cuore pulsante di comunità generose». I vescovi ricordano poi come, «ai molti lutti, per numerose famiglie si è aggiunto il dramma della povertà». Le Caritas delle diocesi e delle parrocchie lombarde «continuano ad offrire un aiuto concreto a chi versa in difficoltà per la sopravvenuta grave crisi economica». Quelle stesse Caritas che grazie alle loro “antenne” sensibili sono state fra i primi a cogliere e segnalare il grave impatto sociale e occupazionale dell'epidemia.
Riprendere la vita liturgica. «Ora è tempo di guardare al futuro», si legge nella nota che porta le firme dell’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, e dei vescovi Francesco Beschi (Bergamo), Marco Busca (Mantova), Oscar Cantoni (Como), Maurizio Gervasoni (Vigevano), Daniele Gianotti (Crema), Maurizio Malvestiti (Lodi), Antonio Napolioni (Cremona), Corrado Sanguineti (Pavia) e Pierantonio Tremolada (Brescia). «Per i mesi che verranno – riprende il testo – si fa più evidente che occorre offrire un pane necessario per vivere, un pane senza il quale l’uomo e la società tutta va incontro alla morte. Per poter donare all’uomo il pane che fa vivere è necessario che, nel pieno rispetto delle norme sanitarie che devono valere per tutti i cittadini, ci sia una ripresa della vita liturgica. E questo a partire dall’eucarestia e dall’accompagnamento a quel momento così umano e doloroso che è la morte di una persona cara». L’attesa e l’auspicio è che la «fase 2» possa portare «nuove regole» che permettano di lasciare alle spalle scelte dolorose come le Messe senza concorso di popolo o la sospensione delle Messe esequiali.
Una luce da Caravaggio. Venerdì 1° maggio alle 21 la Conferenza episcopale italiana – raccogliendo la proposta e la sollecitazione d tanti fedeli –affiderà l’Italia alla protezione materna di Maria. E lo farà, all'inizio del mese tradizionalmente dedicato alla Madonna, con un momento di preghiera che si terrà – significativamente – nella Basilica di Santa Maria del Fonte di Caravaggio (in diocesi di Cremona e provincia di Bergamo). Dunque, dal cuore di quella terra lombarda colpita con tanta violenza dall'epidemia. Si affiderà il Paese a Maria, sottolineano i vescovi lombardi, «perché sostenga tutti nella fiducia, nella speranza e in un rinnovato amore. A Lei chiediamo il dono di uno sguardo sapiente così che, dopo tanto dolore e sofferenza, si aprano prospettive di speranza e di gioia».

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