mercoledì 15 aprile 2020
E' ancora molto parziale l'elenco dei consacrati delle diverse congregazioni maschili morti dall'inizio dell'epidemia. Ecco i primi nomi
L'abate di Casamari dom Eugenio Romagnuolo, morto all'inizio della Settimana Santa

L'abate di Casamari dom Eugenio Romagnuolo, morto all'inizio della Settimana Santa - (dal sito dell'Abbazia di Casamari)

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Un fondo per ricordare la figura di padre Tarcisio Stramare, 91 anni, studioso di san Giuseppe. L'hanno creato gli Oblati di San Giuseppe di Asti (i Giuseppini, congregazione cui apparteneva padre Stramare) per l'acquisto di materiale sanitario. Il giorno prima della morte il religioso aveva voluto concedere, già grave in ospedale, una splendida intervista ad Avvenire sulla figura del Custode alla vigilia del Rosario indetto dalla Cei per la sera del 19 marzo.

Non è facile ricostruire un elenco completo dei religiosi deceduti per coronavirus, ma con il vostro aiuto possiamo provarci: è un dovere di gratitudine e di memoria nei loro confronti, così come stiamo cercando di fare con i sacerdoti diocesani strappati da una malattia che in molto casi si è rivelata inesorabile. Ecco intanto alcune figure di religiosi deceduti di cui ci è giunta notizia.

L’abbazia cistercense di Casamari, nel territorio frusinate di Veroli, ha perso all'inizio della Settimana Santa il suo abate dom Eugenio Romagnuolo, 74 anni, morto il 4 aprile «dopo tre settimane di lotta contro il coronavirus», come informa il sito dell'abbazia. Religioso di grande cultura e finezza, è pianto anche dalla comunità civile di Veroli che ha voluto indire il lutto cittadino. «L’impietoso contagio da Covid-19 ha stroncato la sua vita consacrata al servizio della lode a Dio e al prezioso ministero di guida, padre e maestro spirituale - si legge in una nota di cordoglio della diocesi di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo -. Conserviamo il grato ricordo di un pastore buono e umile, discreto e accogliente».

A Lecco è morto padre Remo Rota, missionario Sacramentino, 77 anni, originario della Valle Imagna ma lecchese di adozione. Per 38 anni in Congo, di sé amava dire, con semplicità: «Ho fatto di tutto, spero di aver fatto bene anche il prete, con i miei difetti».

Due perdite per i Passionisti, come ci viene comunicato da padre Giuseppe Serighelli. Il primo è padre Edmondo Zagano, cremonese, quasi 93enne. Ha trascorso diversi anni come missionario, dal 1956 al 2006 in Kenya. Si era laureato in diritto canonico per poter insegnare in terra africana, dove si formavano i sacerdoti passionisti. L’altro passionista deceduto per il virus è padre Gerardo Bottarelli, alla vigilia degli 86 anni, originario della pianura bergamasca. Anch'egli nella missione in Kenya, dal 1974 al 2016. Pur avendo ormai perso l'udito e la vista, amava il contatto con la gente e si ingegnava per raccogliere aiuti con i quali continuava a soccorrere l’Africa.

Una storia a sé è quella della comunità dei Cappuccini di Trento, dove sono morti ben sei religiosi: fra Gianpietro Vignandel, di origine veneta, in servizio alla Mensa dei poveri, padre Bernardo Maines, padre Feliciano Giovannini, padre Giorgio Antonino Butterini, padre Ilario Paoli e fra Emerico Senoner.

I Cappuccini hanno perso anche fra Ivo Facci, 69 anni, del Santuario della Madonna dell'Olmo a Thiene (Vicenza), mrto durante la Settimana Santa dopo tre settimane di battaglia. Un religioso apprezzato da tutti, tanto che parole molto affettuose giungono dal sindaco Gianni Casarotto che in una lettera via social ne parla come di un uomo «umile, sempre discreto, ma arguto nel dialogo».

La Congregazione degli Orionini informa di aver perso ben sette religiosi: tre nella comunità di Tortona: (don Serafino Tosatto, don Giuliano Baldi e don Cesare Concas) e quattro a Bergamo (don Gilfredo Buglioni, don Andrea Currreli, don Claudio Casertano e don Cirillo Longo).

Tra i Domenicani si è spento a fine marzo all’ospedale di Nola padre Giovanni Cattina, 83 anni, in servizio pastorale presso il Santuario della Madonna dell’Arco.

Particolarmente duro il prezzo pagato dai Saveriani, che hanno dovuto contare in meno di un mese ben 17 morti. A fine marzo si è spento anche padre Guglielmo Camera, postulatore della causa di beatificazione di Benedetta Bianchi Porro, conosciuto in tutta Italia, in particolare Milano, Verona, Romagna e Puglia (dove sono gli Amici di Benedetta). Il contagio del coronavirus ha colto molti di loro – reduci da una vita spesa tra guerre, povertà, violenze ed epidemie implacabili come quella di ebola in Congo – nella Casa madre di Parma dove si erano ritirati ma con diversi religiosi ancora attivi nel santuario parmense della congregazione missionaria. Ecco i loro nomi: padre Pierino Zoni, bresciano, 85 anni, testimone della guerra civile in Burundi; padre Corrado Stradiotto, 86enne con trascorsi in Indonesia; padre Enrico Di Nicolò, 81 anni; padre Vittorio Ferrari, 88, brianzolo, una vita in Brasile; padre Giuseppe Rizzi, 77enne di origini lariane, a lungo nel cuore di tenebra tra Congo e Rwanda; e poi quattro “ fratelli”: l’88enne sardo Guglielmo Saderi, anch’egli per anni in Congo, Pilade Giuseppe Rossini, 84 anni, bresciano, più di trent’anni in Sierra Leone devastata da guerre ed epidemie, Giuseppe Scintu, 85enne, che si è speso in Congo, e il 90enne Luigi Masseroni, “specializzato” in Brasile; e ancora,il tarantino padre Stefano Coronese, 88 anni, che ha servito in Indonesia; padre Gennaro Caglioni, bergamasco 73enne, per 14 anni nell’avamposto saveriano in Sierra Leone; padre Piergiorgio Bettati, 84 anni, reggiano, un decennio in Congo; fratel Lucio Gregato, trevigiano, 79 anni, che ha messo a disposizione del Signore la sua perizia di muratore; padre Angelo Costalonga, 89 anni, che è stato anche grande fotografo e pittore; padre Nicola Masi, 92 anni, laziale di Priverno, un esploratore per la causa della fede e della dignità umana, passato dal Bangladesh al Brasile, all’Africa, fino ad approdare a Belem, 18 anni tra le palafitte dell’Amazzonia; e padre Piermario Tassi, marchigiano, morto a 90 anni il 15 marzo, per un trentennio in Congo, condividendone tutto l’innominabile calvario.

Per completare questo parzialissimo elenco potete inviare segnalazioni documentate a: f.ognibene@avvenire.it.

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