sabato 5 luglio 2014
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«La visita del Papa la vivo personalmente come una specialissima benedizione dal Cielo. Penso di essere unico in questa mia storia. Sono appena entrato in diocesi e devo già accogliere il Papa». Camillo Cibotti è particolarmente emozionato. È stato nominato vescovo di Isernia-Venafro dopo l’annuncio della storica visita di un Papa alla sua diocesi. Ed ha fatto ingresso in Cattedrale appena una settimana fa. E oggi pomeriggio riceverà il Papa, proveniente quest’ultimo da Campobasso (visitata questa mattina) e Castelpetroso (primo impegno del pomeriggio). «Per me – spiega ad Avvenire – è una forma di stimolo per prendere da papa Francesco tutti quei modelli ed esempi che mi possono servire per il ministero episcopale. Vivo quindi questo evento davvero come una benedizione della Provvidenza di Dio ed un augurio per tutta la mia comunità a camminare sull’esempio che papa Francesco offre alla Chiesa universale».Eccellenza lei si è insediato da pochi giorni, cosa ha respirato dell’attesa per la visita Papa nella sua diocesi?Vitalità e gioia indescrivibili. Tutta la cittadinanza è in fermento perché non vede l’ora di incontrare il successore di Pietro. Per la nostra diocesi è un evento storico. È la prima volta di un Pontefice. Per Isernia poi è un avvenimento particolarmente straordinario perché proprio il 5 luglio, nel 1294, Pietro del Morrone, molisano e secondo una antica tradizione originario della nostra città, venne eletto Papa assumendo il nome di Celestino V.E infatti uno dei momenti qualificanti della visita del Papa è l’inaugurazione dell’anno giubilare celestiniano…Era un evento preparato già da tempo per fare memoria dell’ottavo centenario dalla nascita di san Pietro-Celestino V. Per ricordare lo strettissimo legame delle nostre terre con questo Papa dell’umiltà, della semplicità, che ha vissuto il suo ministero come vescovo di Roma come dono totale alla Chiesa del tempo, quando il papato era visto sul modello di una corte mondana. Ed è bello per noi che questo possa essere considerato una anticipazione profetica di quello che stiamo vivendo oggi col pontificato di Francesco.Un altro momento qualificante della visita papale ad Isernia è anche l’appuntamento con i detenuti del carcere.Si può immaginare come tutta la comunità della casa circondariale sia lieta di questo incontro. I detenuti avevano già scritto una lettera di invito al Papa facendo delle richieste riguardo ai problemi del mondo carcerario. Quello di Isernia è una piccola famiglia, è forse uno degli istituti penitenziari in cui i detenuti si sentono trattati da persone, hanno un vissuto abbastanza umano e rispettoso della loro dignità. Ma nella loro missiva i detenuti di Isernia si sono sentiti carichi di una particolare responsabilità e hanno voluto dar voce anche alle tante persone che vivendo questo loro stato non hanno un ambiente a misura d’uomo che si trova ad Isernia. Il Papa ha risposto alla loro richiesta andandoli a trovare. Ci sarà un suo atteso discorso, un detenuto lo saluterà e il Papa vedrà anche un murales a lui dedicato.Qual il tessuto ecclesiale e sociale che il Papa incontra?Nel piccolo risente di tutte le difficoltà che la nostra Italia sta vivendo. A livello di fede devo dire che è una comunità davvero ricca di energie e vitalità, con tradizioni radicate. La visita del Pontefice può darci una ulteriore spinta per testimoniare la nostra fede anche nell’azione solidale, nell’accoglienza, nell’attenzione dei problemi non solo degli ultimi ma anche dei lavoratori in cassa integrazione e delle famiglie che stentano ad avere il minimo necessario per sopravvivere.Nella Cattedrale di Isernia il Papa saluta gli ammalati e poi benedice una statua di san Giovanni Evangelista che la diocesi offrirà per la riapertura della Cattedrale di Smirne in Turchia. Qual è il senso di questo dono?Da tempo Isernia ha un legame speciale con questa Chiesa in Turchia che sta rinascendo. E ha manifestato in tanti modi la sua solidarietà, anche con aiuti finanziari. Ora abbiamo pensato di fare il dono di questa bella statua in bronzo. Un dono particolarmente significativo anche perché offerto all’unica delle sette Chiese dell’Apocalisse di san Giovanni che è ancora viva, le altre infatti sono scomparse.
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