lunedì 23 agosto 2021
Da oggi a giovedì a Cremona. Parla il vescovo di Castellaneta, Claudio Maniago, presidente del Centro di azione liturgica
A Messa ai tempi del Covid

A Messa ai tempi del Covid - Archivio

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La pandemia ha svuotato le chiese in Italia? La domanda tiene banco da qualche mese. Ed è entrata nella discussione sul “gregge smarrito” a causa del Covid. «La vitalità di una comunità cristiana non si misura solo con i numeri. Ma è oggettivo l’effetto sulle nostre parrocchie dell’emergenza sanitaria che è stata segnata, e in parte lo è ancora, dal lockdown, dal distanziamento fisico, dalla limitazione degli spostamenti, dalla paura», spiega il vescovo di Castellaneta, Claudio Maniago. E subito aggiunge: «Quando la celebrazione eucaristica diventa un’esperienza marginale, deve suonare il campanello d’allarme. Ecco perché la ripartenza ecclesiale non può che avere al centro ciò che è essenziale, a cominciare dal celebrare insieme il giorno del Signore».

Maniago è il presidente del Centro di azione liturgica (Cal) che quest’anno torna a organizzare la Settimana liturgica nazionale dopo lo stop imposto dal coronavirus nel 2020. Mai dal 1949, ossia da quando l’organismo si è costituto in modo formale, l’appuntamento annuale di approfondimento si era fermato. Da oggi a giovedì si terrà l’edizione numero 71 che avrà come cornice la Cattedrale di Cremona. A fare da filo conduttore il tema «“Dove sono due o tre riuniti nel mio nome”. Comunità, liturgie e territori».

«Un titolo scelto ben prima del dilagare della pandemia, che abbiamo voluto riproporre a Cremona, una delle città epicentro della prima ondata – afferma il vescovo –. Letto con gli occhi di oggi, il tema è un invito a riflettere sulla ripresa del cammino nelle comunità e nell’intera Chiesa italiana. La citazione del Vangelo di Matteo, “Dove due o tre sono riuniti...”, va considerata uno stimolo a ritrovarsi insieme con il Signore dopo un tempo di distanziamento forzato che è stato prima di tutto fisico ma anche esistenziale. Sentirsi una sola cosa grazie all’Eucaristia è fonte di consolazione, ma è anche impegno a un vita nuova che deve avere una sua dimensione sociale e civile».

La Settimana 2021 è caratterizzata da una novità: oltre agli incontri in presenza, sarà possibile seguire online le liturgie e le relazioni. «Vogliamo sfruttare le possibilità offerte dalla tecnologia che abbiamo utilizzato anche durante la pandemia con creatività pastorale – sottolinea Maniago –. Così intendiamo essere di supporto alle parrocchie allargando la “platea” e cercando di raggiungere più persone del solito».

Eccellenza, la crisi Covid ha assottigliato la partecipazione alle Messe, soprattutto della domenica. Che cosa fare?
Non possiamo soffermarsi unicamente sull’aspetto contabile. Per precise indicazioni di carattere sanitario, le presenze si sono diradate. Addirittura la parte più fragile della nostra gente è stata esortata a non uscire di casa per evitare pericoli: mi riferisco in particolare agli anziani. Quando le celebrazioni pubbliche sono riprese, dopo la sospensione dello scorso anno durata alcuni mesi, diverse persone non sono tornate: vuoi perché erano soggetti a rischio; vuoi per i timori del contagio; vuoi perché qualcuno, vivendo una relazione più labile con il momento celebrativo, ha ritenuto di astenersene o di seguirlo con i mezzi di comunicazione. Tutto questo deve interrogarci e tradursi in una domanda: davvero le comunità hanno consapevolezza di quanto sia fondamentale la domenica vissuta intorno alla mensa eucaristica? Poi occorre anche ragionare su un salto di qualità necessario in ordine all’annuncio della Parola e alla catechesi.

Si avvertono ancora i riflessi del blocco delle Messe a porte aperte?
È stato un momento scioccante, di dolore. Anche le soluzioni escogitate non potevano rispondere a quello stile celebrativo che ci ha consegnato il Concilio e che implica una partecipazione attiva. Ogni volta che siamo privati di beni essenziali, ne dovremmo riscoprire l’importanza. Ecco, ora che si è tornati a celebrare in presenza, siamo chiamati a vivere le Messe con una modalità nuova, più coinvolgente e attenta, per farne davvero il cuore della vita personale e comunitaria.

Il nuovo Messale può aiutare?
La terza traduzione in italiano del libro liturgico è arrivata sugli altari mentre stavamo attraversando un frangente complesso, marcato da limitazioni e misure di contenimento. Ma come non ritenere tutto questo un segno? Il Messale rinnovato è un richiamo a riappropriaci della bellezza della celebrazione dopo che abbiamo sofferto per la sua mancanza.

Chi va a Messa oggi? C’è uno sbilanciamento fra presenze o assenze di bambini, giovani, adulti e anziani?
Le nostre assemblee diventano significative quando si manifestano nella loro variopinta ricchezza che è prima di tutto intergenerazionale. Le liturgie devono incontrare tutte le fasce d’età. Non possono mancare gli anziani che sono un tesoro per la società e per la Chiesa, come ci ha ricordato papa Francesco con la Giornata mondiale dei nonni. Non possono mancare i ragazzi che durante la pandemia sono stati tenuti in famiglia per ragioni di sicurezza. Non possono mancare gli adulti: e la loro assenza deve incalzare la parrocchia a offrire una visione e una testimonianza più comprensibile della proposta cristiana. Se qualcuno non c’è, l’assemblea domenicale diventa “zoppa” e non è più il segno eloquente del popolo di Dio.

Si stanno affermando nuove forme di comunità. Basta con la parrocchia di appartenenza: ognuno si sceglie la propria?
Non siamo al supermercato dove ciascuno opta per il prodotto preferito... Il magistero dei Papi e i documenti dell’episcopato italiano riconoscono la centralità della parrocchia che è casa di tutti e riferimento sul territorio. Ma ci sono ambiti non toccati dal nostro agire, che hanno bisogno di essere evangelizzati. Inoltre le assemblee domenicali stanno cambiando fisionomia. Sono espressione di nuove aggregazioni sul territorio e accolgono anche nuove presenze: penso ai migranti che con le loro tradizioni ci arricchiscono. Di fronte a queste mutazioni, non servono invenzioni strane ma una cura pastorale che mostri con semplicità e dignità come la liturgia sia espressione della Pasqua del Signore.

Si diffondono le unità pastorali. Funzionano anche a livello liturgico?
Siamo di fronte ad approcci nuovi che si palesano in diverse parti del Paese. Si tratta di forme di collaborazione fra parrocchie limitrofe dovute a molteplici fattori: non ultimo la mancanza della possibilità di avere un sacerdote per ogni campanile. Le comunità pastorali sono un cantiere ed è urgente studiare come assicurare l’indispensabile fonte eucaristica anche nelle realtà più piccole facendo crescere lo spirito di corresponsabilità di ogni battezzato.

Meno Messe, più Messa: il motto vale ancora ?
Ciò che conta è che le celebrazioni siano ben curate in modo che l’assemblea si senta partecipe. Perché stiamo parlando della fonte e del culmine della vita cristiana.

Il vescovo Claudio Maniago

Il vescovo Claudio Maniago - Collaboratori

La giornate della 71ª Settimana liturgica nazionale

Quattro giornate di riflessione e preghiera scandiscono la 71ª Settimana liturgica nazionale che si tiene nella Cattedrale di Cremona ma che può essere seguita anche online.

Oggi alle 9 l’inizio con le Lodi presiedute dal vescovo Maniago; poi il saluto del vescovo di Cremona, Antonio Napolioni. Quindi le relazioni del vescovo di Novara, Franco Giulio Brambilla («Riuniti per celebrare il suo “nome”») e dell’antropologa Ina Siviglia («Spazio, tempo e fede oggi»).

Martedì le relazioni di don Paolo Tomatis, presidente dell’Associazione professori di liturgia («Le assemblee liturgiche in nuovi contesti») e del pastoralista don Paolo Carrara («La liturgia si sospende?»).

Mercoledì le relazioni del vicegerente di Roma, Giampiero Palmieri («Le diversità culturali) e di Anna Morena Baldacci («Le ministerialità liturgico-pastorali»). Poi il dialogo sulle «differenze generazionali» con don Manuel Belli e don Michele Falabretti (Servizio di pastorale giovanile Cei).

Giovedì l’intervento del liturgista don Angelo Lameri («Dal Messale alla assemblea liturgica») e le conclusioni del vescovo di Crema, Daniele Gianotti.

Un appuntamento che si ripete ogni anno dal 1949​

Nasce nel 1947 il Cal, Centro di azione liturgica, in occasione del Convegno liturgico di Parma. Ma è nel 1949 che l’organismo si dota di un proprio statuto. Da subito opera in collegamento con la Santa Sede che segue con interesse le sue attività, in particolare le Settimane liturgiche nazionali iniziate nel 1949.

Dagli anni Sessanta il Cal ha un rapporto costante con la Cei. E nel 1988 il Consiglio permanente ne fa un’associazione pubblica nell’ordinamento della Chiesa, approvandone lo statuto e riconoscendo che il presidente sia stabilmente un vescovo. Sin dalla costituzione, il Centro ha una sua rivista. Dal 1975 viene pubblicata la rivista “Liturgia” che diventa mensile nel 1986 e ora è bimestrale.


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