martedì 12 luglio 2022
L'incontro di Gesù con Marta e Maria nella casa di Betania, nel Vangelo di Luca, sarà l'icona per la seconda fase dell'assemblea sinodale dei vescovi italiani
Il Sinodo della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro con l'arcivescovo Riccardo Fontana (2019)

Il Sinodo della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro con l'arcivescovo Riccardo Fontana (2019) - Diocesi di Arezzo

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L’incontro di Gesù con Marta e Maria nella casa di Betania, raccontato nel Vangelo di Luca, sarà icona per il secondo anno del Cammino sinodale intrapreso dalla Chiesa italiana. E “I cantieri di Betania” è il titolo del fascicolo approntato dalla Cei per indicare “prospettive” per questa nuova tappa del percorso sinodale.

Il documento, approvato dal Consiglio permanente straordinario del 5 luglio, è stato diffuso oggi con una introduzione del cardinale presidente Matteo Zuppi. Si tratta di un testo, scrive l’arcivescovo di Bologna, che “è frutto proprio della sinodalità”. Perché “nasce dalla consultazione del popolo di Dio, svoltasi nel primo anno di ascolto (la fase narrativa), strumento di riferimento per il prosieguo del Cammino che intende coinvolgere anche coloro che ne sono finora restati ai margini”. Viene diffuso all’inizio dell’estate, “perché così abbiamo modo di impostare il cammino del prossimo anno”. “Lo sappiamo: a volte sarà faticoso, altre coinvolgente, altre ancora gravato dalla diffidenza che ‘tanto poi non cambia niente’, ma siamo certi – rimarca il porporato – che lo Spirito trasformerà la nostra povera vita e le nostre comunità e le renderà capaci di uscire, come a Pentecoste, e di parlare pieni del suo amore”.

Il fascicolo ricorda che nel maggio 2021, rispondendo all’invito di papa Francesco, le Chiese in Italia si sono messe in cammino, avviando un percorso sinodale che ha avuto inizio con l’anno pastorale 2021-2022. Così l’apertura del Cammino sinodale in tutte le diocesi italiane c’è stata il 17 ottobre dello scorso anno.

Certo, riconosce subito il documento, “non sono mancate incertezze e perplessità a rallentare il percorso”. La pandemia e poi la guerra in Europa hanno contribuito a questo. Nonostante queste crisi, però, “ il popolo di Dio si è messo in cammino”. Si sono formati circa 50.000 gruppi sinodali, con i loro facilitatori, per una partecipazione complessiva di mezzo milione di persone. Più di 400 referenti diocesani hanno coordinato il lavoro, insieme alle loro èquipe, sostenendo iniziative, producendo sussidi e raccogliendo narrazioni.

Ciascuna diocesi poi ha trasmesso alla Segreteria Generale della CEI una sintesi di una decina di pagine. E i referenti diocesani si sono incontrati alcune volte online e due volte in presenza a Roma, a marzo e a maggio. Quest’ultimo appuntamento, con la partecipazione dei vescovi rappresentanti delle Conferenze Episcopali Regionali, ha permesso di stendere una prima sintesi nazionale, detta “Testo di servizio”, articolata intorno a “dieci nuclei”. Successivamente, durante la 76ª Assemblea Generale della CEI del 23-27 maggio, alla quale hanno preso parte 32 referenti diocesani, si è ulteriormente riflettuto, in modo sinodale, arrivando a definire alcune priorità sulle quali concentrare il secondo anno di ascolto.

Dalle sintesi diocesane, riferisce il documento, emergono alcune “consegne” per il secondo anno: “crescere nello stile sinodale e nella cura delle relazioni; approfondire e integrare il metodo della conversazione spirituale; continuare l’ascolto anche rispetto ai ‘mondi’ meno coinvolti nel primo anno; promuovere la corresponsabilità di tutti i battezzati; snellire le strutture per un annuncio più efficace del Vangelo”.

In questa prima parte del cammino sinodale sono “risuonate continuamente” in particolare parole come: “cammino, ascolto, accoglienza, ospitalità, servizio, casa, relazioni, accompagnamento, prossimità, condivisione…”. Da qui “il sogno di una Chiesa come ‘casa di Betania’ aperta a tutti”.

Il documento Cei sottolinea che in questo primo anno si sono create “preziose sinergie tra le diverse vocazioni e componenti del popolo di Dio (laici, consacrati, vescovi, presbiteri, diaconi, ecc.), tra condizioni di vita e generazioni, tra varie competenze”. Di qui la richiesta “unanime” di proseguire “con lo stesso stile, trovando i modi per coinvolgere le persone rimaste ai margini del Cammino e mettersi in ascolto delle loro narrazioni”. Con lo scopo non tanto “di produrre un nuovo documento, pure utile e necessario alla fine del percorso” ma di “avviare una nuova esperienza di Chiesa”.

Sempre “unanime” poi è stato “l’apprezzamento per il metodo della conversazione spirituale (nella prospettiva di Evangelii gaudium 51) a partire da piccoli gruppi disseminati sul territorio, così come per i frutti che questo ha consentito di raccogliere: una bella eredità da cui ripartire nel secondo anno”.

Per quanto riguarda la nuova tappa del cammino “il discernimento sulle sintesi del primo anno” si legge nel documento “ha permesso di focalizzare l’ascolto del secondo anno lungo alcuni assi o cantieri sinodali, da adattare liberamente a ciascuna realtà, scegliendo quanti e quali proporre nel proprio territorio”.

Sono, appunto, “I cantieri di Betania”.

Il primo è il cantiere della strada e del villaggio, dove prestare ascolto “ai diversi ‘mondi’ in cui i cristiani vivono e lavorano, cioè ‘camminano insieme’ a tutti coloro che formano la società”. Con una particolare attenzione a “quegli ambiti che spesso restano in silenzio o inascoltati”. Innanzitutto “il vasto mondo delle povertà: indigenza, disagio, abbandono, fragilità, disabilità, forme di emarginazione, sfruttamento, esclusione o discriminazione (nella società come nella comunità cristiana)”. E poi “gli ambienti della cultura (scuola, università e ricerca), delle religioni e delle fedi, delle arti e dello sport, dell’economia e finanza, del lavoro, dell’imprenditoria e delle professioni, dell’impegno politico e sociale, delle istituzioni civili e militari, del volontariato e del Terzo settore”. Con una avvertenza. In questo contesto occorre “uno sforzo per rimodulare i linguaggi ecclesiali, per apprenderne di nuovi, per frequentare canali meno usuali e anche per adattare creativamente il metodo della ‘conversazione spirituale’, che non potrà essere applicato dovunque allo stesso modo e dovrà essere adattato per andare incontro a chi non frequenta le comunità cristiane”.

Il secondo “cantiere di Betania” è quello dell’ospitalità e della casa che dovrà “approfondire l’effettiva qualità delle relazioni comunitarie e la tensione dinamica tra una ricca esperienza di fraternità e una spinta alla missione che la conduce fuori”. Qui ci si interrogherà poi “sulle strutture”, perché “siano poste al servizio della missione e non assorbano energie per il solo auto-mantenimento”. E tale verifica “dovrà includere l’impatto ambientale, cioè la partecipazione responsabile della comunità alla cura della casa comune”, nel solco della enciclica Laudato si’. Nell’ambito di questo cantiere, avverte il fascicolo Cei, “si potrà poi rispondere alla richiesta, formulata da molti, di un’analisi e un rilancio degli organismi di partecipazione (specialmente i Consigli pastorali e degli affari economici), perché siano luoghi di autentico discernimento comunitario, di reale corresponsabilità, e non solo di dibattito e organizzazione”.

Il terzo “cantiere di Betania” è quello delle diaconie e della formazione spirituale, che “focalizza l’ambito dei servizi e ministeri ecclesiali, per vincere l’affanno e radicare meglio l’azione nell’ascolto della Parola di Dio e dei fratelli”. Infatti “spesso la pesantezza nel servire, nelle comunità e nelle loro guide, nasce dalla logica del ‘si è sempre fatto così’ (cf. Evangelii gaudium 33), dall’affastellarsi di cose da fare, dalle burocrazie ecclesiastiche e civili incombenti, trascurando inevitabilmente la centralità dell’ascolto e delle relazioni”. In questo contesto si incroceranno, tra l’altro, “le questioni legate alla formazione dei laici, dei ministri ordinati, di consacrate e consacrati; le ministerialità istituite, le altre vocazioni e i servizi ecclesiali innestati nella comune vocazione battesimale del popolo di Dio ‘sacerdotale, profetico e regale’”.

Il documento Cei segnala che in vista della realizzazione di questi cantieri, durante l’estate 2022, attraverso il sito dedicato (https://camminosinodale.chiesacattolica.it/), verranno messe a disposizione esperienze e buone pratiche come doni reciproci tra le Chiese locali. A questo scopo, ogni Chiesa locale è invitata ad inviare alla mail camminosinodale@chiesacattolica.it una o due “buone pratiche” (scheda, video, audio o altro). Per l’inizio di settembre verrà inoltre predisposto dal Gruppo di coordinamento nazionale un piccolo sussidio metodologico per favorire la costruzione dei cantieri sinodali. Ogni Chiesa locale ha poi la possibilità di individuare un quarto cantiere, valorizzando una priorità risultante dalla propria sintesi diocesana o dal Sinodo che sta celebrando o ha concluso da poco.

Infine la raccomandazione di “tenere come orizzonte, per l’intero arco del Cammino sinodale, la celebrazione eucaristica quale paradigma della sinodalità”. Infatti “nella casa di Betania Gesù sedeva a mensa insieme a Marta, Maria e Lazzaro”. E nel settembre 2022 il Congresso Eucaristico Nazionale di Matera “metterà in luce questa profonda connessione: nel rito eucaristico si concentrano, in forma simbolica, tutte le dimensioni dell’esperienza cristiana”.

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