venerdì 24 febbraio 2017
Sulle vie dei santi e verso Roma itinerari diffusi con i ragazzi protagonisti. Parla il responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile dopo il Convegno Cei che si è chiuso a Bologna
Giovani in cammino sulla Via Francigena

Giovani in cammino sulla Via Francigena

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Migliaia di giovani italiani con gli zaini in spalla, sotto il sole di agosto, procedono verso i luoghi sacri delle loro diocesi. Un cammino di cinque giorni che nell’estate 2018 culmina con l’arrivo a Roma dove i vescovi, due mesi dopo, terranno il loro Sinodo dedicato proprio ai giovani. Questa è l’immagine che ha delineato rivolgendosi ai quasi 700 delegati di pastorale giovanile presenti al XV Convegno nazionale “La cura e l’attesa. Il buon educatore e l’identità cristiana” che si è chiuso ieri a Bologna.

Don Falabretti, che cos’è questa novità che proporrete ai ragazzi italiani nell’agosto del prossimo anno?
Percorrere insieme una strada, non è questo il significato della parola “sinodo”? Alla vigilia della celebrazione del Sinodo dei vescovi, che si terrà nell’ottobre 2018 sul tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”, inviteremo i ragazzi a passare qualche giorno percorrendo un cammino sulle strade che da secoli portano i pellegrini ai luoghi di spiritualità nelle loro diocesi. Da Nord a Sud, in una calda settimana di agosto, vedremo i giovani italiani camminare sui passi dei santi e, infine, sulla via che li porterà a Roma.

I vescovi hanno parlato di questo progetto durante il Consiglio permanente che si è tenuto a gennaio…
Il Consiglio permanente della Cei ha provato a disegnare il cammino possibile del prossimo Sinodo. E ha analizzato il documento preparatorio che è stato inviato alle Conferenze episcopali di tutto il mondo, con il quale il segretario generale del Sinodo, il cardinale Lorenzo Baldisseri, chiedeva agli organismi nazionali di promuovere “un’ampia consultazione a tutto il Popolo di Dio”, aggiungendo che “sarà opportuno coinvolgere i giovani a partecipare attivamente al processo sinodale”. Il tema di una pastorale giovanile, che abbia un forte carattere vocazionale, non è nuovo per la Chiesa italiana. Un grande lavoro fu fatto negli Anni ’90 con il documen- to “Evangelizzazione e testimonianza della carità”. Il tema educativo è l’argomento di questo decennio che si è aperto con il documento “Educare alla vita buona del Vangelo” (2010). Il Sinodo del 2018 ci offre l’opportunità di riprendere l’impegno che la Chiesa italiana si è presa tracciando il cammino di questi anni, con lo stile che papa Francesco ha chiesto di avere.


Con quale mandato tornano a casa da Bologna i delegati?
Oltre a preparare i “cammini” dovranno rileggere le pratiche pastorali nelle diocesi e capire quanto siano valide nell’accompagnare i giovani, quale sia la testimonianza degli educatori. È necessario, poi, riconoscere che non si può procedere da soli. Costruire alleanze, fare squadra, è strategico. Ma soltanto attraverso un lavoro di discernimento pastorale sarà possibile capire i passi da compiere. E la formazione degli educatori è la vera urgenza.

Papa Francesco nella lettera che ha inviato ai giovani li invita a fare sentire ai vescovi la loro voce, ma anche i dubbi e le critiche
I giovani sono come i polmoni, i primi a percepire l’aria che tira e la sua qualità. Una Chiesa che si apre al mondo contemporaneo non ha paura di ascoltare voci e richieste, per questo chiederemo alle diocesi di dare loro retta con pazienza, in quello che viene definito “ascolto attivo”. Sarà importante inoltre uscire da parrocchie e oratori per interrogare i giovani sulla vita, su ciò che li appassiona, li fa vibrare di felicità o di paura, sui luoghi dove si sentono accolti oppure rifiutati. Un ascolto del loro mondo deve passare anche dalla Rete. È lì, nell’ambiente digitale, che si esprimono ed è lì che viene data a tutti la possibilità di partecipare e di offrire il proprio contributo. Intanto però coltiviamo questi pensieri nel nostro cuore, potranno nascerne sogni da realizzare.

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