giovedì 28 luglio 2022
Un percorso iniziato dalla comunità del centro piemontese per abbracciare il paese tedesco di Schondorf, dove è sepolto chi diede l'ordine. Saranno beati i due sacerdoti uccisi dai militari del Reich
A Boves i due preti martiri del nazismo, che saranno beati, don Mario Ghibaudo e don Giuseppe Bernardi

A Boves i due preti martiri del nazismo, che saranno beati, don Mario Ghibaudo e don Giuseppe Bernardi - Ansa/Fb

COMMENTA E CONDIVIDI

Nn nuovo tassello nel segno della riconciliazione. Domani mattina da Boves parte una delegazione dell’associazione Don Bernardi e don Ghibaudo e dell’amministrazione comunale per partecipare alla festa italiana a Schondorf, cittadina tedesca a circa quaranta chilometri da Monaco di Baviera. Ad unire le due località non è un normale gemellaggio, ma un percorso avviato nel 2013 nel nome della pace e della riconciliazione riferito ai tragici eventi del 1943. Un cammino iniziato prima dalla comunità parrocchiale di Boves e poi dal municipio fino ad arrivare, lo scorso anno, alla firma ufficiale del gemellaggio tra le due città.

Un tragico evento è all’origine di tutto. A Boves, paese piemontese in provincia di Cuneo, il 19 settembre 1943 si compì la prima strage nazista contro una comunità civile in Italia, con 23 morti e 350 case incendiate. Tra le vittime anche il parroco don Giuseppe Bernardi e il suo vice, il giovane don Mario Ghibaudo, due sacerdoti di cui papa Francesco, lo scorso aprile, ha autorizzato la beatificazione riconoscendo il loro martirio “in odio alla fede”. Ad ordinare la strage fu il comandante nazista Joachim Peiper, sepolto nel cimitero della chiesa della Santa Croce a Schondorf.

In attesa del rito durante il quale i due preti saranno proclamati beati che avverrà a Boves il prossimo autunno, il parroco don Bruno Mondino, uno dei promotori con l’associazione Don Bernardi e don Ghibuado del percorso che ha portato all’avvio del processo di beatificazione, continua a tessere la rete di pace. In questa ottica, in occasione della trasferta in Germania, verrà allestita nella chiesa di Santa Croce la mostra che racconta quei tragici giorni del 1943, la storia dei due sacerdoti, la loro uccisione e il cammino di fraternità che Boves ha intrapreso in quasi 80 anni dall’eccidio. Sono 24 pannelli, la copia di quelli esposti nella chiesa di San Magno a Boves, uno dei luoghi della memoria, tradotti in tedesco dall’associazione Boves-Kreiss della parrocchia di Schondorf.

«Quando abbiamo iniziato il percorso di memoria per i fatti del 19 settembre, in particolare verso i protagonisti, don Mario, don Giuseppe e Antonio Vassallo – racconta don Mondino – siamo stati aiutati da una frase di papa Benedetto che diceva: “Il sangue dei martiri non invoca vendetta ma riconcilia”. All’inizio abbiamo interpretato questo “riconcilia” come “ci riconcilia” con la storia, ma dopo ci siamo accorti che era necessario provare a gettare un ponte. Da qui è iniziata la nostra storia con Schondorf».

Dopo diversi anni ricorda ancora nitidamente il primo incontro: «Era il primo ottobre 2013, eravamo ospiti della comunità pastorale della parrocchia bavarese. Avevamo immaginato un discorso più filosofico sul perdono. E invece la loro prima domanda fu: ma che cosa è accaduto a Boves nel 1943? È stata una forte emozione raccontare in terra tedesca come si svolse l’eccidio, ma è stato molto significativo vedere l’attenzione e il desiderio di conoscere. È su questa operazione di verità che il nostro rapporto è cresciuto». Da quel giorno ci sono state diverse occasioni di scambi sia in Italia sia in Germania.

«La mostra – spiega ancora il parroco – intende tenere viva la memoria di un fatto storico che non vogliamo trascurare e che ci ha spinti ad andare a cercare questa riconciliazione. Ma vuole essere anche un modo per gustare oggi la bellezza della nostra amicizia. Quello che abbiamo imparato, e che desideriamo trasmettere con questa iniziativa, è che la riconciliazione non è solo una cosa di un piccolo gruppo, ma è un’opera corale partendo anche da punti di vista differente, ma insieme».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI