giovedì 10 dicembre 2020
A lungo vicedirettore di «Famiglia Cristiana» e direttore de «Il nostro tempo», fu anche apprezzato editorialista di Avvenire
Morto Beppe Del Colle, una vita nella stampa cattolica

Archivio Avvenire

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Se n'è andato a 89 anni, portato via dal Covid ma dopo un lungo periodo di sofferenze per altre malattie, il giornalista Beppe Del Colle, già vicedirettore di Famiglia cristiana, direttore de Il nostro tempo e a lungo editorialista di Avvenire.

Beppe Del Colle aveva iniziato la professione come cronista sportivo al Popolo nuovo, il quotidiano della Democrazia Cristiana torinese diretto, negli anni '50, da Carlo Trabucco. Ben presto aveva allargato i suoi interessi alla cronaca e alla politica.

Era poi passato a Stampa sera, quotidiano del pomeriggio dell'editrice La stampa.

Nel 1970 don Giuseppe Zilli lo chiamò a Famiglia cristiana con l'incarico di caporedattore. Nel settimanale paolino Del Colle rimase fino alla pensione come vicedirettore, continuando la collaborazione anche negli anni successivi come editorialista. Le sue note politiche, negli anni di piombo e nei decenni successivi, rimangono un riferimento importante per comprendere l'evoluzione e le difficoltà della società italiana. Fu sempre attento, infatti, a collegare la lettura delle situazioni politiche al «mondo di valori» di cui il cattolicesimo democratico era portatore; e dunque a riconoscere il ruolo essenziale della Democrazia Cristiana, pur con le sue difficoltà e contraddizioni, in quei momenti cruciali.

Con don Zilli Del Colle realizzò quella «formula» che fece di Famiglia cristiana il giornale più diffuso d'Italia per molti anni. Un settimanale di inchieste e reportage, rubriche firmate da collaboratori importanti: un prodotto autorevole e al tempo stesso popolare, capace di raggiungere e «fidelizzare» le famiglie mantenendo un riferimento preciso alla vita della Chiesa e a quella «visione cristiana sul mondo» maturata negli anni profetici del Concilio Vaticano II.

Al cuore della formazione personale e professionale di Del Colle c'è l'esperienza de Il nostro tempo, il settimanale cattolico di cultura fondato a Torino nel 1946 da monsignor Carlo Chiavazza. Quel giornale fu per anni un importante laboratorio di idee grazie alle firme prestigiose che don Chiavazza raccoglieva in tutta Italia (il prete – giornalista fu anche, dopo il Concilio, il fondatore dell'Ufficio nazionale per le Comunicazioni sociali della Cei, dopo essere stato l'ultimo direttore del quotidiano milanese L'Italia fino al 1968, quando il giornale confluì in Avvenire).

Don Chiavazza fu, per Del Colle e per molti altri giornalisti e intellettuali del dopoguerra, un maestro di professione e di vita. La tragedia della guerra (fu cappellano della «Julia» in Russia) e gli anni della ripresa italiana furono anche quelli in cui maturarono le sensibilità che portano al Vaticano II: e Chiavazza era tra gli uomini cui faceva riferimento anche papa Montini, che lo aveva conosciuto già nel periodo milanese all'Italia.

Alla morte di monsignor Chiavazza nel 1981 il cardinale Ballestrero chiamò alla direzione de Il nostro tempo il grande giornalista cattolico torinese Domenico Agasso. Del Colle subentrò ad Agasso nel 1990; al suo fianco c'era, come condirettore, la giornalista e scrittrice Mariapia Bonanate, anche lei maturata con don Chiavazza, e che condivise l'esperienza del settimanale fino alla fusione, nel 2016, con il giornale diocesano La voce del popolo (ora La Voce e il Tempo).

Del Colle fu anche scrittore appassionato di politica e di storia. Uno dei suoi lavori più importanti è il libro «Olga e Gorbaciov» (Paoline, 1988), dedicato al crepuscolo dell'Unione Sovietica. In quel libro si ritrovano, «riletti» con l'attenzione del cronista, i grandi nodi della storia europea; così come è presente l'intera esperienza professionale e umana di Beppe Del Colle, caratterizzata nella stagione del cattolicesimo democratico anche negli anni più difficili del declino democristiano e dei «fermenti» che hanno portato alla cosiddetta «seconda Repubblica».


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