sabato 27 settembre 2014
La sua eventuale abolizione serve solo se crea occupazione ha affermato l'arcivescovo di Genova e presidente della Cei in occasione dell'incontro con i rappresentanti dei sindacati confederali. E sull'eterologa: «I bambini sono un dono, non un diritto».
Bagnasco: l'articolo 18 non è dogma
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Ok all’abolizione dell’articolo 18 ma solo se «mira a creare posti di lavoro, altrimenti non serve a niente». Il cardinale Angelo Bagnasco ha incontrato ieri pomeriggio i rappresentanti genovesi dei sindacati confederali in un lungo incontro, durato circa un’ora, che si è tenuto presso il Seminario di Genova. L’articolo 18, ha detto il cardinale arcivescovo, presidente della Cei, non è «un dogma di fede, non ci sono dogmi di fede e non ci sono dogmi di nessun genere per quel che riguarda le prassi sociali». Però «anche questo nodo deve essere affrontato con una sola intenzione, un solo obiettivo». Bisogna, cioè «valutare questa questione in chiave propositiva perché qualunque decisione, qualunque modo di affrontare l’articolo 18, deve mirare a creare posti di lavoro o altrimenti non serve a niente». In caso contrario, «vincerà un’idea ma non vincerà il bene di tutti».Incontrando i giornalisti al termine dell’incontro il cardinale ha parlato anche dell’apertura dell’Italia alla fecondazione eterologa. «I bambini si generano, non si producono, sono un dono, non un diritto», ha dichiarato. Parlando di politica estera, Bagnasco ha detto che la situazione internazionale venutasi a creare in Medio Oriente, in seguito alla creazione dell’Is, «è molto preoccupante» ed ha tra l’altro «un aspetto inedito che è l’esibizione compiaciuta della barbarie». Un dato che deve «inquietarci e farci pensare seriamente è il fatto che non pochi europei abbiano raggiunto queste zone e si siano arruolati». Un fatto forse avvenuto «a causa del vuoto culturale di valori che l’Europa e l’Occidente hanno causato e continuano ad alimentare in nome delle libertà individuali», per cui «nel momento in cui si presenta a un individuo una parvenza di ideale forte, seppure turpe, che possa dare un brivido, una scossa alla propria vita sentita come inutile e tiepida, questo può esercitare un fascino che vediamo essere veramente macabro e preoccupante».

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