martedì 17 marzo 2020
La frase fu detta durante una visione da Gesù a Giuliana di Norwich, mistica inglese vissuta tra il XIV e il XV secolo. L'insegnamento di papa Francesco e Benedetto XVI
Una bandiera con il motto di questi giorni

Una bandiera con il motto di questi giorni - Ansa

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In questi giorni la leggiamo un po’ ovunque e forse la scriviamo noi stessi. “Andrà tutto bene” è un po’ la frase slogan dell’emergenza in cui siamo immersi. Un motto che vuole essere un invito a non perdersi d’animo di fronte all’incertezza di quel che sarà. Un richiamo al valore della speranza, che non finisce mai. Difficile però stabilire dove sia andato a cercare la citazione chi l’ha postata per primo. Di sicuro la frase ha un’origine religiosa, mistica. Ci rimanda alla storia della beata Giuliana di Norwich, la cui statua campeggia sulla facciata della Cattedrale anglicana della città inglese.

Giuliana visse tra il 1342 al 1430 circa. Molto pia, tanto da desiderare di condividere la Passione di Cristo, nel maggio del 1373 ammalatasi gravemente ebbe delle visioni del Signore che terminarono appunto quando, qualche mese dopo, quando la giovane donna guarì. Quegli incontri spirituali furono poi riportarti nel libro “Rivelazioni dell’Amore Divino" da cui sappiamo che fu Gesù stesso ad affidare quelle parole alla mistica: “Tutto andrà bene”. “All shall be well”, le disse con infinita tenerezza, sottolineando al tempo stesso quanto dolore e sofferenza procuri il peccato.

Un'immagine di Giuliana di Norwich all'esterno della Cattedrale di Norwich

Un'immagine di Giuliana di Norwich all'esterno della Cattedrale di Norwich - Matt Brown, Flickr

Giuliana di Norwich, che dopo la malattia visse solitaria in un eremo vicino alla chiesa di San Giuliano, è stata ricordata da papa Francesco durante l’udienza generale del 23 marzo 2016, dedicata al Triduo Pasquale. Questa mistica, disse Bergoglio, «ha descritto, con linguaggio semplice, ma profondo ed intenso il senso dell’amore misericordioso. Diceva così: «Allora il nostro buon Signore mi domandò: “Sei contenta che io abbia sofferto per te?” Io dissi: “Sì, buon Signore, e ti ringrazio moltissimo; sì, buon Signore, che Tu sia benedetto”. Allora Gesù, il nostro buon Signore, disse: “Se tu sei contenta, anch’io lo sono. L’aver sofferto la passione per te è per me una gioia, una felicità, un gaudio eterno; e se potessi soffrire di più lo farei”». Questo è il nostro Gesù, che a ognuno di noi dice: “Se potessi soffrire di più per te, lo farei”».

A sua volta Benedetto XVI le dedicò l’intera udienza generale del 1° dicembre 2010. «Il Catechismo, disse nell’occasione Ratzinger, «riporta le parole di Giuliana di Norwich quando espone il punto di vista della fede cattolica su un argomento che non cessa di costituire una provocazione per tutti i credenti (cfr nn. 304-314). Se Dio è sommamente buono e sapiente, perché esistono il male e la sofferenza degli innocenti? Anche i santi, proprio i santi, si sono posti questa domanda. Illuminati dalla fede, essi ci danno una risposta che apre il nostro cuore alla fiducia e alla speranza: nei misteriosi disegni della Provvidenza, anche dal male Dio sa trarre un bene più grande come scrisse Giuliana di Norwich: “Imparai dalla grazia di Dio che dovevo rimanere fermamente nella fede, e quindi dovevo saldamente e perfettamente credere che tutto sarebbe finito in bene…”

La storia della citazione è spiegata benissimo dal vescovo di Alghero-Bosa monsignor Mauro Maria Morfino.

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