lunedì 4 giugno 2018
L'arcivescovo emerito di Managua si è spento a 92 anni. Salesiano, è stato mediatore negli anni '70 e '80 della crisi fra governo e guerriglieri. Il Papa: fu un pastore instancabile
Un'immagine del cardinale salesiano Miguel Obando Bravo

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Un porporato sempre a fianco dei campesinos

Il Nicaragua piange la morte del cardinale salesiano Miguel Obando Bravo, arcivescovo emerito di Managua, avvenuta nelle prime ore di domenica, a 92 anni. A dare la notizia del decesso è stata la Conferenza episcopale nicaraguense. Il porporato era considerato l’eroe della riconciliazione nazionale per la sua opera di mediazione negli anni ’70 tra il dittatore Anastasio Somoza Debayle e i guerriglieri nonché, negli anni Ottanta, tra il governo sandinista di Daniel Ortega e i gruppi armati controrivoluzionari delle Contras. Solo pochi anni fa, il 2 aprile 2016, a due mesi esatti dal compimento dei suoi 90 anni è stato dichiarato ufficialmente «Sacerdote nazionale per la pace e la riconciliazione», con una legge approvata con 65 voti a favore e un solo voto contrario. Proprio questo lunedì papa Francesco, in un telegramma all’attuale arcivescovo di Managua, il cardinale Leopoldo José Brenes Solórzano, ai familiari e a tutti i membri della Società di Don Bosco, ha ricordato la figura di questo «pastore instancabile» che «per anni e con generosa fedeltà, ha consegnato la sua vita al servizio di Dio e della Chiesa».

Nato il 2 febbraio 1926 a La Libertad (Chontales) – nell’attuale diocesi di Juigalpa– in una famiglia contadina aveva seguito i corsi del Collegio salesiano di Granada e aveva poi conseguito il baccellierato in latino e greco a San Salvador, dove aveva anche frequentato la Normale superiore laureandosi in matematica, fisica e filosofia. Entrato nella Congregazione salesiana, aveva studiato teologia in Guatemala e psicologia delle vocazioni in Colombia, in Venezuela e a Roma. Sacerdote dal 1958, aveva insegnato matematica e fisica nelle scuole superiori del Nicaragua e di El Salvador. Nel 1968 Paolo VI lo aveva nominato vescovo ausiliare della diocesi di Matagalpa, dove aveva riservato una particolare attenzione pastorale e sociale ai campesinos. Due anni dopo era stato nominato arcivescovo di Managua. Era stato inoltre presidente (in sei periodi diversi) della Conferenza episcopale nicarguense e alla guida del dipartimento dei religiosi del Consiglio episcopale latinoamericano (Celam) dal 1981 al 1985. Fedele al suo motto episcopale paolino: «Mi sono fatto tutto a tutti», il cardinale aveva ricordato che la Chiesa nel Paese non era con un partito ma con la gente, pronta a denunciare ogni ingiustizia. Una Chiesa totalmente dedita all’evangelizzazione. Il 25 maggio 1985 Giovanni Paolo II lo crea cardinale: al suo rientro in patria tutto il popolo era sceso per strada per accogliere in festa il primo porporato centroamericano.

Scrisse nel 1987 le meditazioni per la Via Crucis al Colosseo

E nel 1987 sempre papa Wojtyla lo aveva invitato a scrivere i testi delle meditazioni per la Via Crucis al Colosseo. Tra gli ultimi incarichi ricoperti dal cardinale salesiano vi è stata la partecipazione al Sinodo speciale per l’America del 1997. Dal 1° aprile 2005 (un giorno prima della morte di Giovanni Paolo II) era arcivescovo emerito di Managua- Sempre nel 2005 partecipò al Conclave che ha eletto Benedetto XVI. I funerali solenni sono stati celebrati lunedì 4 giugno nella Cattedrale dell’Immacolata Concezione di Managua.

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