venerdì 17 gennaio 2025
Alla luce delle ulteriori nuove accuse di aggressioni sessuali rivolte al fondatore di Emmaus, il presidente della Conferenza episcopale d'Oltralpe chiede alla Giustizia di indagare sulla vicenda
Abbé Pierre

Abbé Pierre - Siciliani

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La Giustizia faccia piena luce sulle accuse che si accumulano, ormai come una valanga, contro l’abbé Pierre, scomparso nel 2007, anche a costo di offuscare ancor più la memoria di un sacerdote impegnato nel sociale che ha ispirato per decenni tanti credenti, ben al di là della sola Francia. È in sostanza questa la posizione appena espressa dalla Conferenza episcopale francese, attraverso il suo presidente, monsignor Eric de Moulins-Beaufort, «alla luce della gravità e dell’ampiezza dei nuovi fatti rivelati» dal movimento Emmaus e da recenti inchieste giornalistiche. Ovvero, come sottolinea il comunicato, le «aggressioni sessuali commesse dall’abbé Pierre su delle donne, dei bambini e delle persone in situazione di precarietà».

Senza mezzi termini, nella scia della trasparenza già mostrata negli ultimi anni attraverso la pubblicazione di comunicati e rapporti indipendenti dettagliati sugli abusi nella Chiesa, a cominciare da quello della Commissione Ciase, la Conferenza episcopale «chiede alla Giustizia di aprire un’inchiesta».

Per i vescovi, il lavoro già compiuto sulle aggressioni dell’abbé Pierre non deve essere relativizzato, a cominciare da quello avviato all’interno dello stesso movimento Emmaus, ma al contempo, «solo la Giustizia dispone dei mezzi d’investigazione necessari per permettere, per quanto possibile, che l’intera verità sia fatta sui silenzi e le non denunce di cui potrebbe aver beneficiato l’abbé Pierre».

La presidenza della Conferenza ha segnalato il caso presso il Procuratore della Repubblica di Parigi, «per omessa denuncia di stupri e aggressioni sessuali su persone vulnerabili e minori».

I vescovi auspicano che l’inchiesta possa «determinare le condizioni nelle quali i fatti citati non sono stati segnalati alla Giustizia durante tutti questi anni».

Monsignor Moulins-Beaufort, arcivescovo di Reims, ha tenuto pure ad «esprimere nuovamente la sua immensa pena e la sua prossimità» con tutte le vittime, lodando il fatto che abbiano «trovato il coraggio di testimoniare sulle aggressioni sessuali che hanno subìto, anche quando erano minorenni al momento dei fatti».

Per prolungare una scia ormai consolidata all’insegna della trasparenza, i vertici della Chiesa francese incitano tutte le vittime o i testimoni potenziali «a manifestarsi se lo desiderano presso uno dei luoghi d’ascolto della Chiesa, o approntati da Emmaus».

Dopo aver vissuto una conclusione del 2024 all’insegna della ‘rinascita’, grazie alla storica riapertura a Parigi della Cattederale di Notre-Dame, la Chiesa francese esprime dunque più che mai, in apertura di quest’Anno giubilare, la ferma volontà di non perdere mai di vista il destino di quanti sono stati feriti dalle derive di consacrati o altre figure legate al mondo ecclesiastico.

Un nuovo rapporto pubblicato il 13 gennaio da Egaé, un organismo indipendente a cui si è rivolto Emmaus, ha rivelato 9 nuovi casi di testimonianze di violenze sessuali attribuite all’abbé Pierre, in un caso su un minore di 9 anni. Tanto da corroborare più che mai gli interrogativi su certe «modalità operative» apparentemente reiterate attribuite al fondatore di Emmaus, in certi casi accompagnate da minacce. In tutto, alla luce dei 3 rapporti fin qui pubblicati, sono state raccolte 33 testimonianze dirette di vittime. Altre 24 testimonianze non sono verificabili, poiché anonime o troppo vaghe.

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