«Noi studenti cristiani in università: coraggiosi, non bigotti»
Il racconto di Mari Cossiga, presidente del gruppo Fuci "Pier Giorgio Frassati" alla Luiss di Roma. «Come ci chiede il Papa, teniamo lo sguardo in alto»

Tra i giovani distratti dai social o che corrono dietro la prossima novità tecnologica, emergono coetanei che scelgono di non farsi risucchiare dalla massa ma di fermarsi e volgere lo sguardo “verso l’alto” per vivere la fede come un’opportunità di crescita personale e collettiva. Ragazzi che accolgono l’invito ad abbracciare una vita piena e autentica per attenuare «la fame di verità, di coraggio e di comunità» che caratterizza molti over 20. È quello che stanno facendo 30 studenti del gruppo Fuci (Federazione universitaria cattolica italiana) della Luiss di Roma. Dedicato a “Pier Giorgio Frassati”, si è ricostituito nel 2020 «come gruppo di ragazzi e ragazze accomunati dagli stessi valori e principi da mettere in pratica anche nelle aule dell’ateneo».
Da poco più di due anni la presidente è Maria Cossiga, 19enne romana, studentessa di “Economia e Management”, percorso intrapreso già a 17 anni grazie all’abbreviazione per merito al liceo scientifico. Lo scorso 7 settembre, in occasione della canonizzazione di Pier Giorgio Frassati (salito agli onori degli altari con Carlo Acutis) gli studenti erano tutti in piazza San Pietro «per vivere insieme l’emozione di questo traguardo».
Le due attività principali della Fuci Luiss, infatti, quella teologico-spirituale e quella culturale, prendono ispirazione proprio dai motti dell’uomo delle otto beatitudini, come san Giovanni Paolo II definiva Frassati, vale a dire “Verso l’alto” e “Vivere, non vivacchiare”. La prima, che Pier Giorgio scrisse dietro una fotografia che lo ritraeva mentre scalava una montagna, «è l’incitazione a guardare sempre verso il Signore – afferma Maria Cossiga –. Non significa che questo sia un percorso facile, ma richiede impegno e dedizione. Sicuramente è una delle nostre ispirazioni principali». La seconda, che rappresenta il modello di vita del giovane santo torinese, è quella che gli studenti della Fuci Luiss sentono propria, specie in una società imperniata sullo sviluppo tecnologico e ammaliata dall’intelligenza artificiale. “Vivere non vivacchiare”, riflette Maria, «è un inno all’allegria, alla gioia, a riconoscere quanto la nostra vita sia un dono che non possiamo sprecare. E questo è ciò che ci spinge a vivere il quotidiano con fede nel contesto universitario».
La canonizzazione di Frassati ha ulteriormente responsabilizzato il gruppo che non fa dell’appartenenza alla Fuci un’etichetta ma un impegno concreto. «Ci esorta a essere santi nel nostro quotidiano – spiega Maria -. Quindi cerchiamo di serbare nel cuore gli insegnamenti di Frassati e di attuarli nella quotidianità, nelle piccole cose della vita di tutti i giorni, anche semplicemente nelle nostre aule, con gli studenti e con i professori. È proprio un impegno che ci accompagna».
Una sfida non semplice oggi. La presidente di Fuci Luiss ammette che tenere salde le proprie convinzioni senza essere considerati bigotti «è difficile» ma bisogna anche «essere coraggiosi. Tra di noi ci incoraggiamo ogni giorno – rimarca –. Le celebrazioni eucaristiche settimanali, gli incontri ai quali partecipiamo insieme ci rafforzano e ci spingono a sentirci forti nel portare la parola del Signore dove ci troviamo. È complicato nel mondo attuale ma dobbiamo essere forti e continuare su questa strada».
A incoraggiarli e motivarli anche le parole di Leone XIV durante la veglia a Tor Vergata nell’agosto scorso in occasione del Giubileo dei giovani e il discorso tenuto ieri davanti agli studenti. «Le sue parole sono un incentivo ulteriore» conclude Maria che annovera tra i sogni quello di «avere un impatto positivo» nella società e nella vita di chi incontra.
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