Il Papa: «Tensioni nella Chiesa? Nessuno imponga le sue idee»

Il richiamo di Leone XIV nella Messa per il Giubileo delle équipe sinodali. Attriti «tra unità e diversità, tradizione e novità, autorità e partecipazione»: prevalga la «comunione». «Sogno una Chiesa umile. Il vescovo è custode, non proprietario». La citazione della preghiera di don Tonino Bello contro «il demone della discordia»
October 27, 2025
Il Papa: «Tensioni nella Chiesa? Nessuno imponga le sue idee»
Papa Leone durante la Messa di domenica per il Giubileo delle équipe sinodali nella Basilica di San Pietro / REUTERS
Leone XIV ne è consapevole. Ci sono «tensioni che attraversano la vita della Chiesa, tra unità e diversità, tradizione e novità, autorità e partecipazione» che rischiano di sfociare in «contrapposizioni ideologiche e polarizzazioni dannose», ammette. Come, per certi versi, sono quelle con cui si confronta la Chiesa italiana in queste ore dopo l’approvazione avvenuta sabato del Documento di sintesi di quattro anni del Cammino sinodale. Eppure, dice il Papa indicando la strada, «non si tratta di risolverle riducendo l’una all’altra, ma di lasciarle fecondare dallo Spirito, perché siano armonizzate e orientate verso un discernimento comune». E ciò che conta è la «comunione».
La Messa di domenica presieduta da papa Leone XIV per il Giubileo delle équipe sinodali nella Basilica di San Pietro / VATICAN MEDIA
La Messa di domenica presieduta da papa Leone XIV per il Giubileo delle équipe sinodali nella Basilica di San Pietro / VATICAN MEDIA
Il Pontefice sceglie la Messa per il Giubileo delle équipe sinodali e degli organismi di partecipazione che celebra domenica mattina nella Basilica di San Pietro per mettere in guarda da persone, gruppi, lobby o minoranze che vogliono imporre le loro visioni all’interno della comunità ecclesiale. E ancora una volta invoca l’unità della Chiesa. «Regola suprema è l’amore – ricorda il Papa –: nessuno è chiamato a comandare, tutti sono chiamati a servire; nessuno deve imporre le proprie idee, tutti dobbiamo reciprocamente ascoltarci; nessuno è escluso, tutti siamo chiamati a partecipare; nessuno possiede la verità tutta intera, tutti dobbiamo umilmente cercarla, e cercarla insieme». Facendo riferimento a san Clemente Romano, ricorda che «Cristo appartiene a coloro che sentono umilmente, non a coloro che si innalzano al di sopra del gregge». E cita don Tonino Bello, il vescovo poeta e profeta “sul passo degli ultimi” di Molfetta di cui è in corso la causa di beatificazione, che in una sua preghiera alla Vergine chiedeva di aiutare le diocesi «a superare le divisioni interne», a intervenire «quando nel loro grembo serpeggia il demone della discordia», a spegnere «i focolai delle fazioni», a ricomporre «le reciproche contese», a stemperare «le loro rivalità», a fermarle «quando decidono di mettersi in proprio, trascurando la convergenza su progetti comuni».
La Messa di domenica presieduta da papa Leone XIV per il Giubileo delle équipe sinodali nella Basilica di San Pietro / REUTERS
La Messa di domenica presieduta da papa Leone XIV per il Giubileo delle équipe sinodali nella Basilica di San Pietro / REUTERS
Leone XIV richiama il Vangelo del giorno, quello del pubblicano e del fariseo che è «ossessionato dal proprio io» senza avere più «una relazione né con Dio e né con gli altri». «Questo può succedere anche nella comunità cristiana – avverte il Pontefice –. Succede quando l’io prevale sul noi, generando personalismi che impediscono relazioni autentiche e fraterne; quando la pretesa di essere migliori degli altri, come fa il fariseo col pubblicano, crea divisione e trasforma la comunità in un luogo giudicante ed escludente; quando si fa leva sul proprio ruolo per esercitare il potere e occupare spazi».
Papa Leone XIV durante la Messa di domenica in cui ordina il suo primo vescovo: il polacco Miroslaw Stanislaw Wachowski, nuovo nunzio apostolico in Iraq / REUTERS
Papa Leone XIV durante la Messa di domenica in cui ordina il suo primo vescovo: il polacco Miroslaw Stanislaw Wachowski, nuovo nunzio apostolico in Iraq / REUTERS
Concetti che riprende nel pomeriggio durante la celebrazione in cui Leone XIV ordina il suo primo vescovo: è il polacco Miroslaw Stanislaw Wachowski, nuovo nunzio apostolico in Iraq. «Il vescovo – afferma il Papa nell’omelia – è chiamato a seminare con pazienza, a coltivare con rispetto, ad attendere con speranza. È custode, non proprietario; uomo di preghiera, non di possesso». Non solo. Lo descrive anche come «uomo di comunione e di silenzio, di ascolto e di dialogo» che è tenuto «a custodire i germogli della speranza».
La Messa di domenica presieduta da papa Leone XIV per il Giubileo delle équipe sinodali nella Basilica di San Pietro / VATICAN MEDIA
La Messa di domenica presieduta da papa Leone XIV per il Giubileo delle équipe sinodali nella Basilica di San Pietro / VATICAN MEDIA
Nella liturgia del mattino il Pontefice rimanda al Concilio e all’immagine della Chiesa come «segno visibile dell’unione tra Dio e l’umanità» formata da «un popolo di figli amati, tutti legati nell’unico abbraccio del suo amore». E indica il suo sogno: quello di una «Chiesa umile». Una Chiesa, chiarisce, «che non sta dritta in piedi come il fariseo, trionfante e gonfia di sé stessa, ma si abbassa per lavare i piedi dell’umanità; una Chiesa che non giudica, ma si fa luogo ospitale per tutti e per ciascuno; una Chiesa che non si chiude in sé stessa, ma resta in ascolto di Dio per poter allo stesso modo ascoltare tutti». Da qui l’invito a «costruire una Chiesa tutta sinodale, tutta ministeriale, tutta attratta da Cristo e perciò protesa al servizio del mondo». Perciò tiene a ribadire che «nella comunità cristiana il primato riguarda la vita spirituale che ci fa scoprire di essere tutti figli di Dio, fratelli tra di noi». E, citando più volte papa Francesco, chiede alle équipe sinodali di aiutare la Chiesa «nel dialogo e nella fraternità», di permettere che comprenda «che, prima di qualsiasi differenza, siamo chiamati a camminare insieme alla ricerca di Dio, per rivestirci dei sentimenti di Cristo» e di «allargare lo spazio ecclesiale perché diventi collegiale e accogliente».

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