Una Fondazione per dare voce a santa Veronica Giuliani
di Redazione
Dal monastero di Città di Castello, dove tra Sei e Settecento visse la grande mistica, il progetto delle sue consorelle Clarisse Cappuccine per dare un futuro a un messaggio che parla al nostro cuore

Un “contenitore” innovativo per proposte di vita cristiana, di accoglienza e di cultura nel quale far vibrare il messaggio di una delle figure ancora oggi più coinvolgenti del monachesimo femminile Nasce dalla comunità delle Clarisse Cappuccine del monastero di Città di Castello di cui fu badessa l’iniziativa per garantire un futuro all’eredità della mistica vissuta tra Seicento e Settecento Inviato a Città di Castello ( Pg) La preghiera lascia un segno, sempre. Nel cuore, nelle relazioni, nella Chiesa, nel mondo. E anche sui pavimenti.

«Quando entrai in monastero fui molto colpita dai pavimenti, segnati dai passi di generazioni di donne come me che avevano dedicato la loro vita alla preghiera, secoli di passi e di compagnia quotidiana di Dio, di donazione e di fede. Quei solchi mi parlavano di un succedersi ininterrotto di donne sconosciute al mondo che liberamente hanno speso ogni giorno della loro vita pregando». Quei passi attendono oggi altri che possano coglierne il messaggio come ha saputo fare suor Chiara Veronica Sebastiano, giovane badessa del Monastero Santa Veronica Giuliani a Città di Castello, comunità tanto piccola (otto consorelle e una postulante, tutte italiane) quanto carica di storia.

Tra queste mura, erette nel Seicento dentro il tessuto urbano del borgo umbro, entrò una diciassettenne marchigiana, Orsola Giuliani, destinata a diventare con il nome di Veronica – assunto insieme al velo –, lungo i cinquant’anni nel monastero tifernate dove morì nel 1727, una delle più luminose mistiche nella storia della Chiesa, portatrice di un messaggio spirituale tanto profondo quanto complesso del quale le sue consorelle del XXI secolo oggi si sentono custodi e responsabili. Dono e mistero, per dirla con san Giovanni Paolo II.

È come se il mondo intero nel quale la devozione a santa Veronica Giuliani si è diffusa nei secoli sino a diventare un vero fenomeno guardasse questa piccola famiglia di Clarisse Cappuccine, la congregazione fondata nel XVI secolo a Napoli dalla beata Maria Lorenza Longo per dare una lettura ancor più radicale al carisma clariano. E attendesse da loro un gesto per mettere al sicuro il tesoro interiore di santa Veronica, insieme alle mura intrise di amore di Dio che l’hanno visto fiorire. Occorre coraggio, libertà e tenacia per toccare la storia come hanno deciso di fare suor Chiara e le consorelle prendendo l’iniziativa di creare la Fondazione Santa Veronica Giuliani ets, ufficialmente presentata in un recente evento. Un atto giuridico, certo, ma anche molto di più: si tratta di dare un futuro a un complesso monastico sobrio e accogliente, il calco di un dono divino dentro la città degli uomini di ogni tempo. La Fondazione è però anche un gesto di cura verso un cuore orante che vuole continuare a battere nella storia, sottraendosi al destino di qualche altro monastero che la carestia vocazionale ha consegnato al fiorente mercato alberghiero di queste terre benedette e meravigliose, meta di un turismo in cerca di esperienze che lascino il segno.

E quale esperienza può essere più promettente di vita di un tempo ritagliato al rincorrersi ansioso dei nostri giorni e affidato al silenzio custodito dalle figlie spirituali di Veronica Giuliani come il tesoro più prezioso? Un silenzio “pieno” che riempie il vuoto da cui, esposti a questo angolo di cielo in Umbria, ci si scopre appesantiti appena varcato il portone dietro il quale ancora sembra di poter incontrare la grande santa che nel suo nome reca un messaggio in codice: “vera immagine”. Veronica Giuliani di questa vera immagine fu lo specchio fedelissimo, pagando la sua dedizione integrale alla ricerca di un’adesione piena al Crocifisso con sofferenze, umiliazioni, smarrimenti, deserti, solitudini, incomprensioni, per una purificazione progressiva e senza riserve che l’avrebbe portata a distillare in punto di morte tutta la verità appresa in una vita da claustrale: «Ho trovato l’Amore, l’Amore si è lasciato vedere».

Verità semplice e vertiginosa, che non a caso attira ancora come un magnete chi, consapevole di un suo qualche vuoto esistenziale, intuisce che qui a Città di Castello, e ovunque ci si metta alla scuola di questa santa dallo smisurato carisma, ci si può affacciare su un nuovo orizzonte. Con il suo sorriso benevolo e mite suor Chiara, oggi alla guida della comunità religiosa come lo fu Veronica, sa che non è tutto facile, anzi. Il carisma della santa – che percorre le 22mila pagine dei suoi scritti spirituali – va maneggiato con cura, avvicinato attraverso la guida di chi può renderlo comprensibile alla nostra sensibilità, e decifrato con pazienza e umiltà. Ecco un altro motivo – il più importante, a ben vedere – per far nascere oggi una Fondazione, che «persegue, senza scopo di lucro, finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale» con attività per la «promozione culturale, sociale e morale della persona nelle diverse aggregazioni».
Le iniziative alle quali si pensa sono «caritative, educative e formative» per una «risposta sia ai bisogni primari della persona nei casi di malattia, debolezza, emarginazione, sofferenza, solitudine sociale, sia alle necessità culturali». Affermazioni di principio, un quaderno bianco in attesa di chi ne riempia le pagine con le proprie speranze, attese, necessità, domande. Le stesse che le consorelle di santa Veronica accolgono ogni giorno nei colloqui ai quali chi viene in visita porta la sua vita, con tutte le ferite che la segnano. L’esperienza che colpisce in profondità nel dialogo con le monache di Città di Castello è la loro capacità di aprirsi a un ascolto totale, capiente, uno spazio nel quale si capisce di essere non solo accolti ma come attesi e – d’ora in avanti – custoditi. Ogni giorno ci sapremo pensati. È il loro carisma della “preghiera di intercessione” che le rende familiari a ogni storia che approda al chiostro e alla grata.
Santa Veronica – disse nel 2010 Benedetto XVI nella catechesi che le dedicò durante il suo celebre ciclo di udienze generali sui santi – «concepisce la sua missione come uno “stare in mezzo” tra gli uomini e Dio, tra i peccatori e Cristo Crocifisso». Avvicinandosi alla spiritualità di cui le figlie di Veronica sono eredi si avverte che nella santa – è ancora Ratzinger che parla – «tutto è interpretato in chiave d’amore, e questo le infonde una profonda serenità. Ogni cosa è vissuta in unione con Cristo, per amore suo, e con la gioia di poter dimostrare a Lui tutto l’amore di cui è capace una creatura ». A donne di preghiera con questo firmamento interiore si sa di potersi affidare, cercando la loro stessa gioia nella condivisione della lode e della Messa del mattino dentro la chiesa monastica affacciata sulla via dove intanto scorre la vita di sempre, terra di confine tra la storia e il cielo. La foresteria accanto al monastero ospita quanti cercano una pausa di pace accanto a una simile sorgente di luce.

Anche per questa crescente domanda di senso, di guida e di intercessione nasce la Fondazione, presentata in una bella giornata condivisa da tanti concittadini e amici delle monache con la meditazione biblica di Luigino Bruni, lo sguardo storico di don Andrea Czortek, vicario della diocesi di Città di Castello, il vescovo Luciano Paolucci Bedini (che unisce nella sua persona anche la diocesi di Gubbio), il sindaco Luca Secondi e la vera “regista” della tortuosa operazione giuridica per dare vita alla Fondazione, l’avvocata Nuccia Colosimo, specializzata in organizzazioni non profit, enti ecclesiastici e realtà di vita religiosa. Ora che la Fondazione c’è serve farla camminare insieme a chi scorga in questa oasi di spiritualità un’occasione per la propria vita, culturale o interiore che sia. Lasciandosi toccare dall’inesausta, divorante ricerca d’amore e di Cristo che è il segno indelebile di santa Veronica Giuliani: « Il nostro monastero – riassume suor Chiara con parole in cui si riconosce tutta la sua comunità – è legato indissolubilmente a questa donna straordinaria che brilla per la sua grande santità.

Ma il cammino di una fraternità è fatto soprattutto dall’intreccio sapiente di tante vite donate nel silenzio e nel nascondimento. Giorno dopo giorno qui si cammina con l’umile fierezza di poter guardare un po’ più lontano proprio perché ci sentiamo come quei nani che guardano il mondo stando sulle spalle dei giganti».
Il Monastero Santa Veronica Giuliani si trova a Città di Castello in via XI_Settembre 21; email info@fondazionesantaveronicagiuliani. org; web: www.Fondazionesantaveronicagiuliani.org; cell. 3665436495
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