«La nostra avventura per arrivare (sotto il sole) al Campo della Grazia»
Da una delle tante località attorno a Lisbona dove hanno alloggiato i giovani italiani al parco fuori dalla capitale per l'incontro col Papa e la Messa finale. In treno, poi a piedi. La cronaca

La stazione ferroviaria di Algueirao Mem Martins (25 chilometri fuori città), come era prevedibile, è affollata. Tanti i gruppi sulla banchina pronti a prendere il primo treno utile per Lisbona, destinazione il Campo della Grazia, teatro in serata della veglia con il Papa e, la domenica mattina, della Messa che conclude la Gmg.
Sono le undici di sabato mattina, e finora il caldo è sopportabile. Sembra difficile salire sul primo treno in arrivo, invece va alla grande. Tutti dentro senza difficoltà. I più navigati nelle Gmg – senza dirlo ai ragazzi – pensano che, fermata dopo fermata, avvicinandosi alla città la situazione sarà più impegnativa. In effetti nel percorso di quasi un'ora si arriva praticamente a essere gli uni sugli altri. I giovani si danno da fare per guadagnare un angolo riparato. Si incrociano le lingue di tutto il mondo. L'entusiasmo dei pellegrini continua con canti e cori, anche se qualcuno inizia a sentire che l'aria manca.
Sono le undici di sabato mattina, e finora il caldo è sopportabile. Sembra difficile salire sul primo treno in arrivo, invece va alla grande. Tutti dentro senza difficoltà. I più navigati nelle Gmg – senza dirlo ai ragazzi – pensano che, fermata dopo fermata, avvicinandosi alla città la situazione sarà più impegnativa. In effetti nel percorso di quasi un'ora si arriva praticamente a essere gli uni sugli altri. I giovani si danno da fare per guadagnare un angolo riparato. Si incrociano le lingue di tutto il mondo. L'entusiasmo dei pellegrini continua con canti e cori, anche se qualcuno inizia a sentire che l'aria manca.

L'intuito di Mattia, ingegnere civile, permette di trovare una soluzione tipicamente italiana. L'educatore che, con altri coetanei segue un gruppo di trenta giovanissimi, estrae dallo zaino una forchetta e riesce ad aprire i finestrini sigillati. Arriva un “ohhh” collettivo e il venticello dona un po’ di tregua. Intanto i ragazzi e le ragazze annunciano a gran voce che è l’ora del “Be real”. Scattano le foto di gruppo in tutte le pose possibili nella carrozza stracolma.
Per fortuna il conto alla rovescia delle fermate arriva alla fine. «Lisbona Orient, si scende! Stiamo uniti!». I gruppi crescono minuto dopo minuto a vista d’occhio, però in stazione si riesce a uscire velocemente. Inizia il cammino sotto il sole. Dopo pochi minuti i giovani trovano subito il rifornimento dei pasti. Tra lo stupore di tutti trovano pochi secondi di fila e... via. Sacchetto pieno. Gli educatori indicano di fermarsi poco dopo in un viale alberato. Sosta tecnica per prendere energia.
Per fortuna il conto alla rovescia delle fermate arriva alla fine. «Lisbona Orient, si scende! Stiamo uniti!». I gruppi crescono minuto dopo minuto a vista d’occhio, però in stazione si riesce a uscire velocemente. Inizia il cammino sotto il sole. Dopo pochi minuti i giovani trovano subito il rifornimento dei pasti. Tra lo stupore di tutti trovano pochi secondi di fila e... via. Sacchetto pieno. Gli educatori indicano di fermarsi poco dopo in un viale alberato. Sosta tecnica per prendere energia.

Scattano subito i commenti sul contenuto del pic nic. Alcuni non sono molto benevoli, anche se a dire il vero la scelta non manca. C'è anche la gara al piatto preferito: vince a man bassa il tonno. Poi ci sono gli scambi: una scatoletta di wurstel per un pacchetto di biscotti. E via di seguito, in base ai gusti personali. Dopo tre quarti d'ora di sosta parte il vero e proprio cammino mentre la temperatura ha ormai raggiunto i 38 gradi. Si va veloce. Non sembra vero. Anche se le telefonate che arrivano dai gruppi più avanti descrivono una situazione critica. «Qui siamo tutti bloccati sotto il sole da un’ora. Ci sono due ragazze che non si sono sentite bene. Non ci si muove perché ai controlli filtrano le persone una a una. Qualche esitazione tra gli educatori sulla linea da seguire: fermarsi all’ombra o proseguire? Si va avanti.

Qualcuno mostra segni di cedimento: «Non so se ce la faccio...», ma dopo qualche minuto la mega coda si sblocca. I controlli a ogni pellegrino non ci sono più. Sono le quindici e trenta. Si passa velocemente. Non sembra vero. «Ma dov’è il nostro settore?». Addirittura si corre per arrivare alla zona indicata dal pass, troppa è la voglia di buttarsi sul mitico telo blu che accompagna da tante edizioni le giornate della gioventù in occasione delle notti all'aperto.

I gradi ormai sono arrivati a 40. Si trovano così soluzioni con tende improvvisate per combattere l'afa. Tutto sembra più vivibile. Si inizia a parlare, a giocare a carte, a mangiare gli snack. «Mamma sono arrivata, tranquilla...». Un messaggio di pochi secondi su WhatsApp per dare notizie confortanti a casa, e subito ci si immerge nello spirito più semplice della Gmg. Che resiste nel tempo.

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