Il Giubileo della famiglia, tre giorni per raccontare la bellezza delle relazioni

Da oggi a domenica, con la Messa celebrata da papa Leone XIV, la grande festa delle famiglie con tanti momenti: riflessioni, giochi, spiritualità e incontri per genitori, bambini, nonni, anziani
May 29, 2025
Il Giubileo della famiglia, tre giorni per raccontare la bellezza delle relazioni
@Vatican Media | Papa Leone XIV chiuderà domenica 1 giugno il Giubileo delle famiglie
Una festa della famiglia? No, meglio una festa delle generazioni. Una festa capace di coinvolgere in un solo abbraccio coppie, genitori, figli, nonni, parenti, persone anziane. Ancora meglio: una festa delle buone relazioni che fanno vivere e danno speranza alla Chiesa e al mondo. Perché tra comunità ecclesiale e comunità civile non c’è mai opposizione quando al centro ci sono famiglie attive e consapevoli, disposte a mettersi in gioco per costruire una società più giusta e più vivibile.
Ecco il senso dei tre giorni che, da oggi a domenica, quando si concluderà con la Messa di papa Leone XIV, il cammino giubilare dedica a tutto ciò che fa famiglia, dai bambini ai nonni. Un programma intenso (https://www.iubilaeum2025. va/it), che mescola riflessione e festa, aspetti pastorali e socio-politici, santità familiare e spazi ludici. Perché la vita della famiglia è questo, un prisma con tante sfaccettature, in cui non c’è un aspetto che prevale sull’altro. Dentro – e fuori – le pareti di casa, tutto è importante e tutto dev’essere tenuto in equilibrio: relazioni, preghiera, lavoro, educazione, lavoro di cura, scelte di sobrietà, impegno sociale ed ecclesiale, riposo, svago e tanto altro.
Nella “tre giorni” familiare che da oggi animerà e umanizzerà piazze e parchi di Roma il filo conduttore sarà naturalmente quello dell’anno giubilare, la speranza. Una virtù che sembra ritagliata a misura per tutto quanto vive e rappresenta la famiglia, a livello simbolico ma, soprattutto, a livello concreto.
«Non esiste al mondo nessun altro sistema di relazioni umane così potente da costruire, come riesce a fare la famiglia, fiducia, perdono, riconciliazione, comprensione e tanti altri valori umani, spirituali e civili», ha osservato il sottosegretario del Dicastero laici, famiglia e vita, Gabriella Gambino, nell’intervista che abbiamo pubblicato su queste pagine domenica scorsa. D’altra parte, la speranza, in modo diretto o indiretto, prende corpo in tutto ciò che intercetta la vita familiare.
Non c’è esperienza di perdono senza speranza, non c’è impegno educativo che non sia alimentato dalla speranza di regalare a un figlio radici e ali per costruire un futuro migliore per sé e per gli altri, non c’è progetto familiare che possa prendere corpo e decollare senza essere alimentato dai grandi orizzonti della speranza. Sul piano della spiritualità familiare poi il significato della speranza diventa ancora più determinante. Spiega padre Marco Vianelli, direttore dell’Ufficio nazionale Cei per la pastorale della famiglia: «Lasciarsi guidare dalla speranza significa vivere la nostra quotidianità adottando il punto di vista dell’eternità. Significa impegnarsi a non trascurare il bene che il Risorto sparge nell’oggi di ogni uomo. Significa che ogni famiglia ha nel suo “qui ed ora” la possibilità di sperimentare e costruire la speranza». Quindi declinare la speranza in chiave familiare dovrebbe riguardare la storia di ogni famiglia, la quotidianità di ogni famiglia.
«Proprio così – continua padre Vianelli (domani ospiteremo una sua riflessione sulle pagine speciali dedicate al Giubileo della famiglia) – la speranza è davvero il filo conduttore della vota familiare, dalla prima colazione al rientro dopo una giornata lavorativa, dalla relazione con i figli al “noi” di coppia, dalla presenza degli anziani all’ancora degli amici». Ma la speranza coniugata in chiave familiare investe, con rilievo altrettanto significativo, anche l’impegno sociale. Se ne parlerà sabato mattina durante il convegno dedicato al Family Global compact, il grande progetto formativo promosso dal Dicastero laici, famiglia e vita che mette a fuoco quei temi familiari che necessitano di un urgente approfondimento all’interno delle università cattoliche e dei centri di ricerca e di studi sulla realtà familiari, con l’obiettivo di sviluppare un’azione educativa e pastorale per ricostruire un progetto culturale forte sulla famiglia. Ma non solo. L’occasione sarà anche propizia per rilanciare una nuova presenza dell’associazionismo familiare cattolico in ambito internazionale.
«Oggi su questo punto c’è un vuoto preoccupante – osserva Vincenzo Bassi, presidente Fafce (Federazione delle associazioni familiari cattoliche europee) – ma non più pensabile ipotizzare progetti a favore delle famiglie senza che le famiglie stesse, attraverso le associazioni, possano far sentire la propria voce. Quando per esempio parliamo di progetti per contrastare la violenza sulle donne, come è possibile evitare di coinvolgere le rappresentanze di quelle realtà dove le donne vivono, cioè l’associazionismo familiare? Da qui la nostra volontà come Fafce – conclude l’avvocato Bassi – di promuovere un nuovo grande progetto associativo di respiro mondiale, capace di fare voce ai desideri e alle speranze dei popoli, mettendo da parte l’ideologia».
Sulla stessa linea Adriano Bordignon, presidente del Forum delle associazioni familiari: «Le associazioni e le reti familiari sono innanzitutto reti di prossimità e di cura reciproca, con al centro l'attenzione alle relazioni personali e comunitarie: a partire dall'attenzione alla reciprocità nella coppia». Non si tratta soltanto di fare lobby o di sostenere rivendicazioni, anche giuste, ma di leggere nell’associazionismo familiare un’alternativa culturale a un modello di società che mette al centro l’individuo e non le famiglie.
«Queste reti – continua Bordignon – costituiscono naturalmente laboratori di vita democratica e partecipazione civica, diventando anche interlocutrici delle autorità politiche nazionali, in grado di orientare l'azione dello Stato».

© RIPRODUZIONE RISERVATA