«Così noi cardinali stiamo componendo il mosaico della Chiesa»
Parla l'ex presidente della Cei ed emerito di Genova. «Nelle Congregazioni generali sentiamo la preghiera del popolo di Dio che ci sostiene e siamo consapevoli delle attese dei fedeli e del mondo»

«Nelle Congregazioni generali si va componendo il grande mosaico della Chiesa. È un grande dono per i cardinali e per il prossimo Pontefice». Angelo Bagnasco esce dal grande ingresso dell’Aula Paolo VI. È quello che porta anche all’Aula Nuova del Sinodo dove ogni giorno si tengono le riunioni del Collegio cardinalizio che precedono il Conclave e che preparano all’elezione del nuovo Papa. Oggi è l’ultimo giorno di dialogo fra le porpore a porte chiuse: sia quelle con diritto di voto, sia quelle che hanno superato gli 80 anni e quindi non siederanno sotto il Giudizio universale Michelangelo. L’arcivescovo emerito di Genova ha compiuto 82 anni a gennaio. Cardinale creato da Benedetto XVI nel 2006, è stato il “traghettatore” della Chiesa italiana fra il pontificato di papa Ratzinger e quello di papa Francesco in qualità di presidente della Cei che ha guidato per dieci anni e per due mandati, dal 2007 al 2017. E dal 2016 al 2021 è stato presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa, il Ccee.
Eminenza, quale è il clima nelle Congregazioni generali che si stanno avviando alla conclusione dopo dieci giorni di lavori?
Tutti siamo consapevoli del dono che viviamo e tutti insieme ci sentiamo sotto lo sguardo di Gesù. Sentiamo la preghiera del popolo di Dio che ci abbraccia e siamo consapevoli che il mondo attende chi il pastore e chi un punto di riferimento e di speranza. Questo è grazia.
Quale Chiesa consegna Francesco al suo successore?
La storia non comincia con noi e così la Chiesa. Ognuno è dentro a questo grande fiume e vi apporta qualcosa di proprio. Qualcosa che fa parte del suo vissuto, sensibilità, cultura. E sempre nell’unica fede in Cristo, capo del suo Corpo, la Chiesa. La particolare attenzione ad alcune sfide sociali e politiche del nostro tempo sono evidenti. È la conseguenza del Vangelo che la Chiesa porta dentro alla storia ma anche di fronte alla storia.
Papa Bergoglio lascia un Collegio cardinalizio ampio, che abbraccia il mondo. C’è difficoltà nel fare sintesi?
Le differenze, ovunque, sono una ricchezza se sono coerenti con un centro che li unifica. Nel nostro caso è l’unica fede nel Signore che parla nelle Scritture e nella grande tradizione della Chiesa.
La sinodalità è stata una delle dimensioni al centro del pontificato di Francesco. Le Chiese in Italia sono impegnate nel cammino sinodale che ha avuto una svolta inattesa nell’ultima Assemblea. C’è chi ritiene che una sinodalità “spinta” rischi di sminuire il ruolo del vescovo. Quale il suo giudizio?
Il Concilio Vaticano II ha affermato che l’anima della Chiesa è la comunione di ogni credente con Gesù. Quanto più profonda è questa comunione, tanto più forte è la comunione con i fratelli ed è vera l’unità della Chiesa. Il Concilio ha anche ribadito l’uguale dignità di tutti e la differenza dei ruoli. Cristo ha voluto la Chiesa gerarchica. Ciò non è in antagonismo con nessuno, ma un servizio per tutti. La dottrina della collegialità episcopale, “con e sotto” il successore di Pietro, non impedisce le diverse forme di partecipazione. Il Concilio le ha raccomandate anche in forme specifiche ormai presenti in tutta la Chiesa. In una cultura fluida come oggi, è facile che si confondano le cose, ma questo non è gradito né alla gente, né alla stessa società civile.
Gli ultimi tre Papi non sono stati italiani. Lei è stato presidente della Cei. Come descrive il particolare legame fra il Pontefice e la Chiesa italiana?
Si tratta di un’affettuosa attenzione che tutti i Pontefici hanno avuto da quando è stata voluta la Cei. Il Papa è il supremo pastore ed è anche il primate dell’Italia perché vescovo di Roma.
Lei è stato presidente del Ccee. La Chiesa non è più eurocentrica. Quale attenzione avrà il Papa per l’Europa?
Non c’è un continente più importante degli altri. Il Pontefice li ama tutti con lo stesso cuore e la stessa intelligenza della fede. Ognuno è un dono specifico per tutti. In Europa è avvenuto il provvidenziale incontro tra Gerusalemme, Atene e Roma. Questo è un fatto, è la missione del nostro continente al quale bisogna non smettere di ricordarlo.
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