Charles de Foucauld e quella pace costruita tra i fratelli nel deserto

Oggi la sua memoria liturgica. In libreria il volume del padre comboniano Antonio Furioli che ne approfondisce il carisma: sulla scia di sant’Agostino, Giovanni della Croce e san Francesco, il monaco seppe testimoniare come l’amicizia possa diventare il viatico per avvicinare i cristiani al loro Dio e gli uomini gli uni agli altri
December 1, 2025
Charles de Foucauld
San Charles de Foucauld / Siciliani
Un conto è predicare il Vangelo per far proseliti, altra cosa è darne testimonianza con l’amicizia e l’incontro con altro. Charles de Foucauld (Strasburgo 1858 – Tamanrasset 1916), dopo essersi rinsavito dai bagordi giovanili, avvertì dentro sé il bisogno di testimoniare e rendere autentica la parola di Cristo con l’amicizia e avvicinando l’altro, il fratello. E questo non per essere da lui amato, ma per amarlo, non per essere consolato, ma per consolarlo, non per essere compreso, ma per comprenderlo. Fino ad essere assassinato dai senussiti, che avevano assaltato il suo eremo nel deserto di Tamanrasset in Algeria. Fu canonizzato poi nel maggio del 2022 da papa Francesco. Ed oggi ricorre la sua memoria liturgica, occasione che ci spinge a tenere a mente quanto la sua testimonianza di vita sia preziosa in un tempo in cui costruire la pace dal basso è ancora un compito che interpella tutti.
Per approfondirne la figura, il padre comboniano Antonio Furioli torna in libreria con il libro “Charles De Foucauld: l’amicizia con Gesù” (Ancora Edizioni, pag. 236, euro 19).  Un testo, questo, sullo spirito del religioso francese che, sulla scia di sant’Agostino, Giovanni della Croce e san Francesco, testimoniò come l’amicizia possa diventare il viatico per avvicinare i cristiani al loro Dio e gli uomini gli uni agli altri, a prescindere dalla loro fede. “Fratel Carlo” si «gettò allo sbaraglio dell’amore di Dio e degli uomini-fratelli», scrive l’autore. Le sue riflessioni sul Vangelo non ebbero una portata teologica, ma la modulazione di una meditazione alla portata di tutti. Nelle sue pagine, padre Furioli puntualizza: «Il suo essere è tutto proteso ad amare più che a scrutare la verità. Così le sue sono conclusioni di un cuore ardente che ama e che vuole amare sempre più appassionatamente. Charles de Foucauld ha avuto il carisma di vivere la verità, più che di formularla sistematicamente». Prima di arrivare a Cristo e alla fede cristiana, momenti determinati della vita dell’umile monaco (venuto alla luce col titolo di visconte di Pontbriand) furono certamente l’esplorazione del deserto del Sahara e l’incontro con l’Islam. Il deserto lo distaccò dal superfluo, dalla schiavitù e dalla volgarità del lusso ostentato negli anni giovanili, lo rese libero e pronto per abbracciare l’essenza della vita e del donare amore. Invece «l’Islam – avrebbe scritto – ha prodotto in me un turbamento profondo. La vista di questa fede, di queste anime che vivono alla continua presenza di Dio, mi ha fatto intuire qualcosa di più grande e di più vero di cui s’interessano gli uomini». «Mi sono messo a studiare l’Islam – avrebbe aggiunto – e poi la Bibbia e, operando in me la grazia di Dio, la fede della mia infanzia si è trovata consolidata e rinnovata». “Fratel Carlo” avvertì così che il Corano aveva tanto da dirgli (e dargli) e da questa importante esperienza poté dimostrare come Dio sia costantemente presente in mezzo agli uomini. Le pagine di padre Furioli sono intense, sentite, fanno avvertire il palpito di quell’amicizia che, secondo de Foucauld, trasforma i cuori e li invade di tenerezza. Una testimonianza di come il "respiro" dell'unico Padre, Dio, ci renda tutti fratelli e dia voce al «desiderio sconfinato» di ogni uomo «di essere amato di un amore non astratto ma concreto».

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