domenica 2 aprile 2023
Il direttore de "La Civiltà Cattolica": la sua agenda è confermata, ma sarà flessibile a seconda delle esigenze
Papa Francesco e il gesuita Antonio Spadaro

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Padre Antonio Spadaro, gesuita e direttore della Civiltà Cattolica, è un conoscitore privilegiato di questo pontificato. Anche dei lati privati di Francesco.

Padre, immagino la mole di messaggi e telefonate che avrà ricevuto mercoledì, dopo le notizia del ricovero del Papa, per sapere cosa stava realmente accadendo.

Appare evidente che tantissime persone chiedono e si informano perché papa Francesco è una persona che sentono molto vicina e molto importante in questo momento. La cosa che ho percepito dalle telefonate e dai messaggi è questa. E che c’è un grande affetto nei suoi confronti.

Lei l’ha visto o sentito di recente?

Da quando è entrato in ospedale no. È bene che stia anche un po’ tranquillo. La cosa fondamentale in questo momento è che recuperi le forze. Comunque è perfettamente informato che tante persone lo seguono e pregano per lui.

Quando le condizioni di salute di un Papa si aggravano c’è sempre un diffuso sospetto che i comunicati ufficiali minimizzino volutamente la situazione. Stavolta dobbiamo crederci?

I comunicati corrispondono alle informazioni date dai medici. E che ci sia stata un’evoluzione positiva è confermata dal fatto che il Papa è uscito dall’ospedale. Ma già venerdì pomeriggio è andato in giro per l’ospedale, ha incontrato i bambini nella parte pediatrica, ne ha battezzato uno, ha fatto dei regali, quindi ha voglia di muoversi. Una persona malata non si muove dal letto. È giusto che i comunicati siano essenziali, anche perché c’è un po’ di morbosità riguardo alla salute del Papa. L’importante è che ci sia appunto l’essenziale e che questo corrisponda alla realtà.

Il sistema mediatico è relativamente indifferente alle cose di Chiesa. Ma appena un Papa sta male è una breaking news a livello mondiale, ben al di là dei Paesi di tradizione cattolica. Colpisce sempre questa esplosione di attenzione globale.

C’è un grande interesse in generale, e anche nel sistema mediatico, per quelli che vengono definiti testimonial, persone che testimoniano con la loro vita, con quello che dicono o quello che fanno, una visione del mondo, un modo di percepire la vita e l’esistenza. E si avverte che il Papa è una persona molto importante a questo livello.

Secondo lei l’agenda di Francesco, compresi i prossimi viaggi, penso a quello in Ungheria, rimarrà invariata?

Resta tutto confermato. Spero con un ritmo adeguato alle esigenze di una persona che comunque ha 86 anni, anche se ha una fibra resistente. Va considerato il problema del ginocchio, problema comunque non determinante, gli impedisce dei movimenti più agili ma non di fare dei viaggi, come abbiamo visto. Infatti ha intenzione non solo di recarsi in Ungheria ma anche a Lisbona e altrove. C’è un’agenda che rimane ma flessibile, a seconda delle esigenze.

Già il viaggio in Canada era stato diluito come numero di tappe e incontri.

Esattamente, perché c’era il problema del ginocchio.

Com’è il clima a Villa Malta, la sede della Civiltà Cattolica, quando un Papa va in crisi e viene ospedalizzato?

C’è grande attenzione, come ovunque, si cerca di comprendere cosa sta accadendo. In questo caso sin dalle prime ore si è compreso che la situazione era perfettamente sotto controllo, quindi non c’è stata una preoccupazione eccessiva.

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