Se in carcere è vietato anche il pranzo di Natale
di Fulvio Fulvi
L'allarme di associazioni e cooperative dopo i “no” alle attività dietro le sbarre. Il sottosegretario Ostellari: non limitiamo, ma creiamo un modello che valorizza percorsi positivi

Arrivano altri “no” alle attività trattamentali in carcere organizzate da soggetti esterni, mentre i tempi delle altre autorizzazioni si allungano. Con la circolare del Dap (Dipartimento per l’amministrazione penitenziaria) del 21 ottobre scorso, firmata dal direttore Ernesto Napolillo, che obbliga associazioni e cooperative a inviare dettagliate richieste «in tempi congrui» non più al direttore dell’istituto penale ma al Ministero, cominciano a fioccare i «no» ai nullaosta per lo svolgimento di eventi culturali, iniziative educative, laboratori di formazione a favore di detenuti di alta e media sicurezza. Terzo settore e addetti ai lavori criticano il provvedimento. «L’obiettivo è di uniformare le procedure degli eventi trattamentali che coinvolgono istituti con circuiti di alta sicurezza, soprattutto per garantirne la replicabilità e promuovere la partecipazione nel pieno rispetto delle esigenze di sicurezza – spiega il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Ostellari –. Non si tratta di escludere o limitare, ma di creare un modello condiviso e partecipato che valorizzi le esperienze positive», precisa il senatore leghista.
Intanto, però, a Milano Opera è stato annullato un incontro di Bookcity che vedeva coinvolto il laboratorio di lettura “Fine pena ora”, coordinato da Donatella Civardi e Giovanna Musco. «Erano state raccolte 150 adesioni, il direttore aveva autorizzato l’evento a luglio – commenta Musco –, nessuna spiegazione è stata data finora se non il riferimento all’applicazione della circolare. La Camera penale che patrocinava l’iniziativa ha chiesto le motivazioni». Preoccupazione è stata espressa anche da Marcella Reni, dirigente di Rinnovamento nello Spirito e presidente dell’associazione Prision Fellowship Italia onlus che, ogni 18 dicembre, organizza nelle carceri italiane il pranzo di Natale “ALTrA Cucina” con chef stellati e rispettive équipe che preparano i piatti per i detenuti: «Non abbiamo ancora ottenuto le autorizzazioni per entrare nei 56 istituti che quest’anno ospiteranno l’iniziativa, i tempi si dilatano e abbiamo già ricevuto due “no” dai direttori proprio a causa della circolare. Non vorremmo che dopo 12 anni – aggiunge Reni – questa opportunità di incontro tra mondo esterno e carcere, venga compromessa: l’anno scorso coinvolse 9mila detenuti di 49 istituti, 600 volontari e 52 cuochi stellati».
Dal ministero della Giustizia negano rifiuti e rallentamenti: «Dal 21 ottobre 2025, data della circolare emessa dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, le attività trattamentali nel circuito della media sicurezza non hanno registrato rallentamenti o dinieghi. Sono state infatti concesse, dalla Direzione Generale, 139 autorizzazioni su 139 richieste», ha affermato Nordio tre giorni fa. Il ministro tuttavia apre a modifiche: «Attiveremo confronti con la magistratura di sorveglianza, il Garante, le Camere penali e il terzo settore, per monitorare gli effetti della circolare e adottare eventuali misure integrative»,
Sull’argomento interviene anche il Conams (Coordinamento nazionale dei magistrati di sorveglianza): «Vista la drammatica situazione in cui versano gli istituti penitenziari, ove il sovraffollamento non accenna a diminuire e la strutturale carenza di attività trattamentali rende più penosa e isolante la carcerazione, la scelta adottata dal Dap rischia di consegnarci un carcere dove le occasioni di confronto con l’esterno, le opportunità di formazione e le possibilità di crescita culturale in favore dei detenuti saranno sempre meno. Tutto ciò – conclude il documento dei magistrati – ci consegna un deciso arretramento rispetto al modello di esecuzione penale che l’ordinamento penitenziario, proprio nell’anno del suo cinquantenario, aveva immaginato e previsto».
«La circolare va in controtendenza rispetto alla legge (l’articolo 17 dell’ordinamento penitenziario, che attribuisce il potere di autorizzazione al direttore dell’istituto e al magistrato di sorveglianza), ed è contro ogni logica e razionalità» commenta Luigi Pagano, già direttore a San Vittore e attualmente Garante comunale delle persone private della libertà personale a Milano. «Roma non può dire “decido io” senza concordare con i territori, perché il ministero non può avere contezza delle singole realtà dove si svolge l’azione penitenziaria, e il suo criterio di giudizio non può essere sempre lo stesso per tutti – spiega –; il provvedimento del Dap sembra rispondere a un’idea del carcere come interdizione rinunciando all’azione educativa, così si torna indietro di 40 anni, è un ulteriore giro di chiavistelli».
I familiari delle vittime di mafia e terrorismo impegnati in attività di rieducazione dei detenuti hanno inviato una lettera al ministro della Giustizia, Carlo Nordio: «Esprimiamo al Guardasigilli il nostro disagio e la nostra sofferenza personale per le norme restrittive che limitano e contingentano queste feconde relazioni tra detenuti e cittadini, soprattutto quando vengono sottoposte in via obbligatoria a una impersonale e spesso soffocante centralizzazione burocratica», dice ad Avvenire uno dei promotori, Paolo Setti Carraro. La lettera è già sul tavolo del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Una prima versione di questo articolo faceva riferimento anche agli spettacoli saltati di Opera Liquida, che in realtà non sono saltati a causa della circolare ma per altre questioni tecnico-giuridiche.
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